26 Gennaio 2021

Caso Lombardia, la zona rossa infiamma lo scontro. Botta e risposta Regione-Iss

Di NS
Il Governatore Fontana: “Rt sintomi è un indicatore esile”. Ma l’Iss replica: “E’ basato su dati internazionali”

di NS

La questione dell’indice Rt della Lombardia, che è costato alla regione la fascia rossa anziché arancione dal 19 al 23 gennaio, continua ad infiammare il dibattito. E così oggi è andato in scena un altro botta e risposta. Protagonisti il governatore Attilio Fontana e l’Istituto superiore di sanità. Galeotto il discorso del presidente Fontana in Consiglio regionale. Parole che hanno provocato, tra l’altro, un’accesa bagarre in Aula. Ma anche la replica dell’Iss non si è fatta attendere. Fontana ha esordito con un “la misura è colma e la mancanza di rispetto verso la Lombardia e i lombardi è andata oltre i limiti”. Per poi ricostruire i passaggi nel merito.

Uno dei nodi principali la richiesta avanzata dalla Regione “di procedere alla verifica del valore dell’indice Rt sintomi del report 35”: “Ci è stato risposto - ha detto Fontana - di dichiarare che tale richiesta doveva essere considerata una rettifica del nostro flusso. Nel caso in cui non avessimo acconsentito ad ammettere di operare una rettifica dei dati, pur conoscendo il nuovo valore del Rt della settimana precedente, l’Is ci ha comunicato che non avrebbe formalizzato il nuovo valore permettendoci così di andare in zona arancione”.

In un successivo passaggio del suo intervento, il presidente della Regione ha poi rimarcato: “I nostri dati sono sempre stati coerenti con i flussi provenienti dai sistemi informativi delle Ats, mantenendo anche le eventuali incompletezze senza interventi forzati da parte di Regione. I nostri tecnici non hanno mai inserito in modo artificioso dati. A noi interessa una valorizzazione realistica della pandemia, non forzare una lettura semplificatrice”. E ancora: “La mancata registrazione dei guariti è una falsa notizia. Come si evince dai flussi pubblici, come quello della Protezione Civile che registra quotidianamente casi, guariti e decessi. Non è corretto che il destino di una regione possa essere legato ad un indicatore esile come Rt Sintomi. Non è possibile che i destini di milioni di persone siano affidati a dati esili, convenzionali e facoltativi. È impensabile che la compilazione di campi indicati da Iss come facoltativi determini la collocazione di una Regione in zona rossa”. Infine, il governatore ha spiegato come è maturato il ricorso al Tar: “Avevamo chiesto di sospendere per 48 ore l’efficacia della ordinanza del ministero della Salute. Per confrontarsi in uno spirito di leale collaborazione e trovare insieme una soluzione. Ciò non è avvenuto e non ci è rimasto altro che ricorrere al Tar. Senza questo ricorso noi oggi saremmo ancora in zona rossa fino alla fine del mese”.

La replica dell’Iss non si è fatta attendere. Punto su punto l’Istituto superiore di sanità ha spiegato innanzitutto che “l’algoritmo per il calcolo dell’Rt non è esile, è basato su standard internazionali, è pubblico, reperibile sul sito web dell’Iss ed è stato illustrato a tutti i referenti regionali che hanno contestualmente ricevuto il software per la sua applicazione e l’eventuale verifica”. E poi che “il sistema è in uso da trentasei settimane e nessun’altra regione finora ha segnalato anomalie di questa entità sull’immissione dei dati”. E soprattutto che “per rettifica si intende inserimento di variabili non ancora presenti (es. data inizio sintomi) o modifica di variabili inserite erroneamente. Ed è esattamente ciò che è stato richiesto alla Regione per il ricalcolo e non per la riclassifcazione in zona arancione che non è invece di nostra pertinenza”. Tuttavia, gli esperti non solo replicano. Se possibile, raddoppiano: “Si segnala, inoltre -  ha puntualizzato infatti l’Istituto -, che dal mese di maggio 2020 l'Iss ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Regione Lombardia, l'ultima delle quali in data 7 gennaio 2021”.  E infine: “La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo “stato clinico”) è pari al 50,3% a fronte del 2,5% del resto d'Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021”.