12 Febbraio 2021

Vaccini, da Europa e Regioni è sempre più caccia alle dosi

Di NS
Prossimo un nuovo contratto con Pfizer. Per l'Italia dovrebbe ricalcare il precedente. Intanto, il Veneto si porta avanti e chiede all’Aifa l’ok ad acquisti autonomi   

di Paola Alagia

Dosi. Dosi. Sempre più dosi. L’effetto prodotto dai ritardi nelle consegne da parte di Pfizer e AstraZeneca è stato duplice. Da un lato, infatti, si è impressa un’accelerazione in Europa sui nuovi contratti da stipulare - e su questo sono al lavoro gli Stati membri, Italia inclusa - e dall’altro si è innescato anche il protagonismo di diverse Regioni nella corsa ad accaparrarsi i vaccini in autonomia. Con il Veneto che ha fatto da apripista, cominciando a ragionare sull’acquisto di dosi di vaccino anti-Covid sul mercato internazionale.

Al punto in cui siamo, dopo l’aggiornamento del Piano vaccini, entro i primi mesi del 2022 le dosi dovrebbero raggiungere la soglia di 224, 03 milioni e la stima che si fa è di poter effettuare 100 milioni di vaccinazioni nell’anno.
Come si arriva a questa stima? E’ semplice: sottraendo al totale le dosi Sanofi e una parte di quelle di Curevac (che sono in tutto 47 milioni circa, del 2022) e considerando i richiami previsti per Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Facendo di conto si arriva, quindi, a circa 87 milioni. Cifra a cui, però, bisogna aggiungere 26 milioni di dosi di Johnson & Johnson, visto che questo vaccino contempla la somministrazione in un’unica soluzione.

Ma, appunto, l’Europa si sta portando avanti. Prossimo un nuovo contratto con Pfizer. Si sta aspettando soltanto che decorrano i cinque giorni entro cui gli Stati membri possono chiamarsi fuori e, quindi, lunedì prossimo. Poi si potrà procedere. Tant’è che al ministero della Salute, come apprende Nursind Sanità, già si conoscono le dosi che spetteranno all’Italia. L’accordo, a quanto pare, ricalcherà il precedente. Per cui si va verso ulteriori 200 milioni di dosi più altri 100 opzionali. Ma il lavoro, confermano al nostro giornale, è avanzato inoltre sul fronte di un ulteriore approvvigionamento di vaccino Moderna e poi pure di quello Novavax.

In piena attività sono anche le Regioni, però. Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini mostra attenzione rispetto all’ipotesi di acquisto di vaccini sul mercato internazionale: "E' solo un tenersi pronti ad ogni eventualità nel caso ci fossero difficolta”, oltre che di “opportunità ulteriori” di approvvigionamento, ha sottolineato. Non senza rimarcare, però, il pieno rispetto delle regole. Nessun passo, insomma, se non di concerto con il governo. “L’assoluta legalità”, il “rispetto di regole e direttive” è anche la bussola di Luca Zaia. Secondo il governatore del Veneto, tuttavia, rimane un atto dovuto verificare se esista qualche possibilità, dal momento che “non c’è nessuna legge che vieti l’acquisto”. Ed è proprio questo il punto.

Che spazio hanno le Regioni di muoversi in autonomia? In realtà, il vincolo discende dalla decisione degli Stati membri di delegare all’Europa la partita vaccini. La decisione assunta da Bruxelles il 18 giungo scorso, all’’articolo 7, infatti, parla chiaro: lo Stato membro, firmando l’accordo “conferma la sua partecipazione alla procedura e accoglie l’idea di non lanciare sue proprie procedure” d’acquisto. Salvo uscire, come pure è possibile, dall’accordo per procedere poi a separate negoziazioni. Ma sempre inerenti eventuali altri vaccini comunque approvati. Situazione in cui non ci troviamo in questo momento. A fare chiarezza è stata nelle scorse ore la stessa Europa, spiegando che negoziati paralleli con aziende con cui la Commissione ha già contratti di pre-acquisto non sono possibili, mentre lo sono per vaccini prodotti da altre aziende.

Dal canto suo, Zaia promette di tirare dritto, dicendosi allibito di fronte al dibattito in corso: “Non andremmo a caricare i vaccini in giro per i porti, andremmo a caricarli in azienda”, ha detto. Prima di aggiungere: “Non accetto che si dia una patina di losco a qualcosa che non lo è”. E che tiri dritto lo dimostra la lettera che la Regione attraverso Azienda Zero ha inviato all’Aifa lo scorso 4 febbraio per chiedere “preventiva autorizzazione” (non ancora arrivata) a poter negoziare “l’acquisto e l’importazione con fornitori esteri di vaccini”. Ovviamente, vaccini (il Veneto ne cerca 4 milioni di dosi sul mercato parallelo) già autorizzati dall’Ema e salvo poi comunicarne tutti i dettagli, dalla quantità ai nomi degli operatori economici, ad Aifa stessa. Insomma, Zaia si fa sentire. Una voce, la sua, che però, è sempre meno isolata. Tant’è che pure dal Piemonte il presidente della Regione Alberto Cirio sostiene ci sia bisogno di aprirsi a tutte le strade e quindi anche all’individuazione di un percorso parallelo a quello della vaccinazione pubblica. Muoversi in autonomia sì, secondo Cirio, ma in maniera concordata col governo.