04 Marzo 2021

Vaccini scarsi e inerzia Ue: l’Italia freme

Di NS
L’obiettivo rimane la produzione nazionale di sieri. Intanto il governo blocca l’export di oltre 250mila dosi Astrazeneca

di P. Al.

Le dichiarazioni ottimistiche di Thierry Breton, commissario Ue e capo della task force per la produzione di vaccini anti-Covid in Europa, secondo il quale da qui all’estate “potremo vaccinare tutti i cittadini europei”, non aiutano purtroppo a risollevare l'umore. Perché in Ue come in Italia, l’unica certezza al momento è che le dosi di vaccino scarseggiano. Con la conseguenza che proprio la strategia di approvvigionamento messa in campo dall’Europa è finita nel mirino. I dubbi sull’inerzia di Bruxelles si moltiplicano e in alcuni casi si sono già tradotti in atti concreti. Basta guardare alle ultime mosse di Paesi come l’Austria e la Danimarca che hanno deciso di volgere lo sguardo a Israele nell’ottica di una collaborazione per una produzione congiunta di vaccini.

E in Italia? Anche nel Belpaese, in realtà, si freme. Tant’è che dal premier Mario Draghi già durante lo scorso Consiglio europeo era arrivato forte e chiaro il messaggio a fare di più e in fretta. Un mood che, poi, ieri nella riunione tra il presidente del Consiglio e la numero uno della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha assunto i contorni di un lavoro comune per rendere l’Europa autonoma nella produzione dei vaccini.

Con le varianti che dilagano e le dosi che scarseggiano, infatti, è sempre più corsa contro il tempo. Ed è in quest’ottica che al ministero dello Sviluppo economico hanno acceso i motori. L’obiettivo rimane una produzione made in Italy. Oggi il ministro Giancarlo Giorgetti ha incontrato proprio Breton, Mentre ieri ha visto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, il commissario per l’emergenza Paolo Figliuolo e il sottosegretario alla Presidenza Franco Gabrielli.

Una partita, certo, non semplice quella dell’autarchia produttiva. Che non è solo l’infialamento del vaccino, sul quale in molte aziende nostrane ci sarebbero già le condizioni.  Si tratta, intanto, di adeguare le macchine. Ma prima ancora di individuare le aziende – su questo ci sarebbe già un dialogo in corso – e soprattutto di avere accesso ai brevetti. Anche se lo stesso Breton ha rassicurato circa il “meccanismo che permette alle aziende che desiderano collaborare di avere un accesso al brevetto".

Tutto risolto, allora? Mica tanto. La vaccinazione serve subito e questo timing evidentemente cozza con i tempi di una eventuale produzione nostrana. Che, infatti, potrà avvenire in un tempo stimato di quattro-sei mesi. Ma, attenzione: sempre dopo le necessarie autorizzazioni da parte delle autorità competenti. E cioè dell’Ema e dell’Aifa. Bene, quindi, l’obiettivo annunciato dal titolare del Mise di voler realizzare in Italia un Polo per la ricerca di farmaci e vaccini con investimenti pubblici e privati, ma la strada resta lunga.

Tuttavia, non è l’unica mossa italiana. Proprio dal nostro Paese, d'intesa con l'Ue, è arrivato lo stop all'esportazione di oltre 250mila dosi di vaccino AstraZeneca all'Australia, come ha riferito e spiegato la Farnesina. E nelle motivazioni fornite dal Maeci si va dritti al cuore del problema. Pesano infatti il permanere della penuria di vaccini nella Ue e in Italia e i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte della stessa AstraZeneca nei confronti dell'Ue e della Penisola.

Nell’Italia che scalpita di fronte alla penuria di dosi, però, a muoversi non è solo il governo. E il pressing sul siero russo da parte della strana coppia Salvini-Bonaccini ne è la prova. C’è da dire che proprio in queste ore sullo Sputnik l’Ema ha battuto un colpo. L'Agenzia europea del farmaco ha avviato la procedura di revisione. Ciò significa che inizierà a valutare e studiare tutti dati a disposizione sul vaccino e che, in caso di esito positivo, l’Ue e quindi l’Italia potranno disporre di un’arma in più nella lotta al Covid.

E nel frattempo? Mentre in Gemania l'ente regolatore per i vaccini ha raccomandato oggi l'uso d'emergenza del siero AstraZeneca per le persone di età superiore ai 65 anni (e chissà se non si arriverà alle stesse conclusioni anche da noi), una circolare del nostro ministero della Salute ha dato il via libera ieri alla somministrazione di una sola dose vaccinale per chi ha già contratto il virus. Un’indicazione, sentiti i pareri del Consiglio superiore di sanità e dell’Aifa, che aiuta non poco, dovendo fare purtroppo i conti con riserve vaccinali scarse.

L’Italia, insomma, cerca di muoversi su più fronti. Incluso, è ovvio, quello della campagna di immunizzazioni. Qui si attendono le prime mosse del neocommissario all’emergenza Paolo Figliuolo e del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. Ma, a quanto pare, si aspettano pure ulteriori risorse. Stando a una prima bozza del decreto Sostegno, infatti, proprio alla campagna dovrebbero essere destinati due miliardi. Mentre, tra i 400 e i 500 milioni arriveranno per finanziare sia il Polo produttivo nazionale che le aziende farmaceutiche attraverso il dl sostegno e un nuovo decreto annunciato dal ministro Giorgetti.