17 Marzo 2021

Pasticciaccio AstraZeneca, Speranza sotto la gonna di Merkel. E le prove scientifiche?

Di NS
La Germania sospende il vaccino e l’Italia si mette in scia solo in nome della potenza tedesca

di Paola Alagia

L’Italia, come pure la Francia, si è accodata alle decisioni di Berlino e ha quindi sospeso la somministrazione del vaccino AstraZeneca su tutto il territorio nazionale. Il motivo? Lo ha spiegato candidamente il ministro della Salute Roberto Speranza in un’intervista al Corriere della Sera: “Ho massima fiducia nelle agenzie regolatorie europea e italiana, ma quando emerge qualcosa di nuovo in un Paese come la Germania, guida della Ue per forza e prestigio, è giusto avere tutti gli atteggiamenti di cautela e prudenza”. In pratica, il ministro, mai stato così loquace come con questo governo – forse è il giusto contrappasso per bilanciare il silenzio stampa del primo ministro Mario Draghi –, ha dichiarato nero su bianco una soggezione dell’Italia alla Germania, sminuendo così lo stesso peso specifico del nostro Paese. Che fine ha fatto, viene da chiedersi, la scienza che, a detta dello stesso Speranza, è stata sempre il faro da cui, poi, sono discese le decisioni politiche?

Giusta la prudenza nel voler verificare se esistano o meno connessioni tra i decessi avvenuti e le somministrazioni del siero anglo-svedese. Il problema qui è un altro e cioè la sensazione forte che si sia avuta troppa fretta di mettersi in scia a Berlino. Con il duplice dannoso effetto non solo di ritardare il piano vaccinazioni (anche se su questo il commissario Figliuolo si dice fiducioso sulla possibilità di recuperare i quattro giorni di stop, non appena arriverà il disco verde dell’Ema), ma anche di generare il panico tra i cittadini, virus altrettanto pericoloso. Una paura che, a dire la verità, le stesse parole dell’Ema, per bocca della direttrice Emer Cooke, non hanno di certo fugato. Quel “i benefici del vaccino AstraZeneca superano i rischi”, infatti, non è di sicuro un buon viatico per un prosieguo sereno e fiducioso della campagna di vaccinazione.

Comunque, il vero nodo da sciogliere – e su questo servirebbero parole chiare da parte di Draghi e dello stesso Speranza – è sul perché il governo italiano abbia deciso in tutta fretta, quasi sull’onda emotiva, di fermare il siero di Oxford. Di minare quel piano vaccini che, tra l’altro, era stato appena presentato in pompa magna, con dettagliatissime slide su tempi e obiettivi. Non bastano le parole pronunciate dal ministro della Salute stamani davanti alle commissioni riunite Affari sociali di Camera e Senato. Speranza ha spiegato che "la sospensione temporanea e precauzionale delle somministrazioni di AstraZeneca è stata il frutto di un confronto prima tra le Agenzie regolatorie e poi tra i ministri della Salute in costante raccordo con i capi dell'esecutivo" e ha anche ricostruito la cronaca dei presunti casi avversi, a cominciare dalle segnalazioni del “prestigioso Paul Ehrlich Institut” (appena sette casi di trombosi occorsi tra i 4 e i 16 giorni successivi alla somministrazione del vaccino in pazienti giovani, tra i 20 e i 50 anni), ma nessun accenno ai criteri tecnici da cui la decisione è discesa.

E’ vero che il nostro ente regolatore, l’Aifa, ha sospeso in via precauzionale e temporanea la somministrazioni delle dosi AstraZeneca su tutto il territorio nazionale, ma dalle poche parole di Speranza si evince solo che la decisione alla fine sia stata tutta e solo politica. Una decisione della quale, chissà, forse il premier si è pure pentito (di qui l’asse con Macron per far ripartire immediatamente le vaccinazioni non appena arriverà domani l’ok dell’Ema). Il danno però è fatto. Ed è anche d’immagine soprattutto per chi contava nell’autorevolezza di Draghi in Europa, dalla quale evidentemente non è discesa un’autonomia (di giudizio e decisione) in Italia. Altro che evidenze scientifiche, insomma. Solo una evidente soggezione.