17 Marzo 2021

“Scudo? Gli strumenti normativi già ci sono, vanno valorizzati”

Di NS
Parla la penalista Rizzo: “In caso di intervento normativo, il perimetro sia circoscritto alla vaccinazione contro il Covid”

di Paola Alagia

La richiesta di uno scudo penale per i medici, avanzata nei giorni scorsi dalla Fnomceo ha fatto breccia nel governo. Tant’è che lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha detto oggi stesso che sulla questione c’è la massima attenzione dell’esecutivo, aggiungendo: “Dobbiamo costruire una risposta anche di natura normativa”. Al riguardo, Nursind Sanità ha chiesto un parere a Tania Rizzo, avvocata penalista del Foro di Lecce. “Sotto il profilo giuridico, in realtà, gli strumenti per limitare le responsabilità ci sono già nel nostro Codice penale - ha detto Rizzo -. Casomai andrebbero valorizzati. E soprattutto bisognerebbe chiedere al ministro di pubblicare con urgenza delle linee guida applicative per tutti i soggetti vaccinatori. Proprio perché il problema nasce sul piano pratico, infatti, questo sarebbe già un ottimo passo avanti”. E se, come pare, il governo dovesse orientarsi in direzione di un intervento normativo? “In tal caso, bisognerà fare molta attenzione al perimetro della norma e, quindi, rispettare almeno le caratteristiche dell’assoluta temporaneità dell’applicazione e della contingenza rispetto al tipo di vaccinazione”.

Rizzo, quindi, lei non ritiene necessario uno scudo penale per i vaccinatori?
Per prima cosa, ‘scudo’ non è il termine giuridico più adatto perché nel caso in questione ci sono già una serie di ‘scriminanti’ della responsabilità penale e cioè una serie di strumenti normativi che il Codice contempla e che, nell’eventualità di un procedimento penale, possono essere vagliati per evitare una condanna. Penso per esempio allo stato di necessità o all’adempimento di un dovere.

Uno scudo sarebbe quindi superfluo?
Non sono mai favorevole all’inserimento di postille alle norme. Sono del parere, casomai, che le norme con sanzioni penali, contenute nel nostro Codice, vadano ridotte e non ampliate. Il 590 sexies fa proprio al caso nostro.

Si spieghi.
La norma dal titolo “Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario”, al secondo comma, esclude la punibilità quando vengono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida e, in loro assenza, dalle buone pratiche. Senza contare un altro aspetto.

Quale?
La portata della legge Gelli-Bianco che riduce già fortemente, in sede di accertamento della responsabilità penale, l’eventuale posizione del medico, dell’infermiere e in generale degli esercenti le professioni sanitarie. Insomma, gli strumenti normativi ci sono. Bisognerebbe valorizzarli. E casomai, questo sì, sollecitare il ministro Speranza sulla necessità di pubblicare con urgenza linee guida applicative per tutti i soggetti vaccinatori. Sarebbe un ottimo passo avanti.

L’orientamento pare essere, tuttavia, quello di un intervento normativo.
Comprendo la situazione in cui si trova il governo, che sta appunto chiedendo a medici, infermieri e odontoiatri di offrire la propria disponibilità per le immunizzazioni. Così come mi rendo conto che dare una sicurezza in più anche sotto il profilo della difesa legale serva sia al personale che a tutti i cittadini, nella misura in cui può limitare il ricorso alla medicina difensiva. Dico una cosa, però.

Prego.
Se si vuole inserire un’ulteriore esimente, allora si faccia attenzione al perimetro della norma. Nell’eventuale decreto andrebbe messo nero su banco che l’intervento è limitato alla vaccinazione contro il Covid-19. Ipotizzare, infatti, una deresponsabilizzazione degli operatori sanitari, che permanga nel tempo nel sistema penale, creerebbe problemi in altri ambiti.

A cosa si riferisce?
Basta pensare alla pediatria e ai vaccini a cui annualmente sono sottoposti i bambini. Ecco perché un’eventuale norma dovrebbe rispondere alle caratteristiche dell’assoluta temporaneità dell’applicazione e della contingenza rispetto al tipo di vaccinazione.

C’è chi come il professor Crisanti sostiene che una richiesta dello scudo da parte dei medici sia un po' come ammettere la pericolosità del vaccino. Lei che ne pensa?
Le rispondo non da avvocato, ma da cittadina. Convengo con quanto dice Crisanti perché credo che possa crearsi un effetto sociale di ulteriore dubbio e di paura. Mentre, al contrario, dovremmo combattere per arrivare a un livello di serenità e sicurezza generali sia tra gli operatori sanitari che tra i cittadini.

Per approfondire:
Covid, le ansie dei medici e l’ombra sul piano vaccini
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