14 Giugno 2021

Lombardia, Nursind: "Più di mille per 2 posti da infermiere. E' una miseria"

Di NS
La denuncia del sindacato: Non ce la facciamo più". Il segretario Donato Cosi: "Sembra che la pandemia non ha insegnato nulla"

di NS

Mancano infermieri ma la Regione e le direzioni degli ospedali lombardi non se ne rendono conto. Il 15 e il 16 giugno dalle 8 al Palazzetto dello Sport di Desio (MB) si svolgerà il concorso per 2 posti per infermieri a tempo indeterminato per l’Asst Monza. Oltre 1.000 i partecipanti che arrivano da tutta Italia. A denunciare la carenza di personale è il Nursind, il maggiore sindacato italiano degli infermieri che in Lombardia conta oltre 7mila iscritti che lavorano nella sanità pubblica, privata e nelle Rsa.

“Servono infermieri ma le direzioni non se ne rendono conto – spiega Donato Cosi coordinatore regionale NurSind e componente della direzione nazionale del sindacato degli infermieri -. Abbiamo le ferie da smaltire, i reparti che come ogni anno vengono riorganizzati con la chiusura di alcuni servizi e poi, per tutta l’estate, gli infermieri saranno impegnati nella campagna vaccinale”. Una campagna che, andrà ben oltre l’estate con la necessità, alla vigilia dell’autunno, di sottoporre la popolazione alla terza dose di vaccino. Nella speranza che, davvero, la guerra contro il Covid venga definitivamente sconfitta.

Intanto, dopo un anno dal presidio del Nursind del 10 giugno 2020 davanti al Pirellone non è cambiato nulla: gli infermieri lombardi sono più stanchi e in molti hanno deciso di andare in pensione pur non avendo raggiunto l’età. Meglio accedere alle finestre di Quota 100 e di Opzione Donna, consci di perdere una fetta non indifferente di pensione, piuttosto che continuare a lavorare negli ospedali.

 “Sembra che la pandemia non abbia insegnato nulla - prosegue Cosi -. Non c’è stato un piano serio di assunzioni a tempo indeterminato. La pandemia ha fortemente toccato la psiche e il fisico degli infermieri che da febbraio 2020 combattono in corsia. Ci sono molti colleghi e molte colleghe che non hanno retto e anche se avrebbero dovuto lavorare ancora per alcuni anni prima di raggiungere l’età pensionabile hanno preferito terminare prima. Perdendo fino al 30% dello stipendio”.

Il Nursind da anni denuncia il rischio di un collasso del sistema lombardo ancora ancorato a quella regola del minutaggio assistenziale tanto cara alle direzione degli ospedali ma che ha forti ripercussioni negative sulla qualità del lavoro. “I direttori non lo hanno capito neppure con la pandemia - aggiunge Cosi -. Continuano ad attuare una modalità di lavoro introdotta dalla Regione che calcola in modo obsoleto, anacronistico, scellerato e pericoloso il fabbisogno infermieristico all’interno degli ospedali. Un calcolo vecchio di oltre vent’anni e che prevede l’organizzazione del lavoro e del personale in corsia in base a quei 120 minuti che nell’arco delle 24 ore devono essere destinati all’assistenza del singolo paziente. Un calcolo ormai superato e ben al di sotto del reale bisogno del malato che, rispetto al passato, presenta una serie di patologie maggiori e più complesse che necessitano un numero maggiore di forze in campo”.

La Regioni e le direzioni generali hanno fatto solo proclami. “Anche in tema di infermieri di famiglia e di attenzione alla sanità territoriale - conclude il sindacalista - hanno solo fatto tanti annunci. Ma nulla sul territorio. L’infermiere di famiglia doveva essere una priorità, a Monza sono due. Una situazione diffusa, purtroppo, anche nelle altre province lombarde. Su una popolazione cronica ben più ampia che, alla fine, in caso di necessità va come sempre ad ingolfare il Pronto soccorso”.