20 Ottobre 2021

Fronte comune di aziende sanitarie e ordini: "Stabilizzare i precari della lotta al Covid"

Di NS
Sono quasi 54mila in attesa di assunzione. Parte il pressing sulle istituzioni. E la Fiaso avanza due proposte concrete

di Marco Assab

“Eroi”. Così sono stati definiti, a ragione, gli operatori sanitari in prima linea nella lotta al Covid-19. A loro è andato il plauso delle istituzioni e la riconoscenza di gran parte dei cittadini. Ma tra questi eroi, però, ce ne sono 66mila con un futuro incerto, perché precari. Reclutati nel corso dell’emergenza, hanno contribuito a tenere in piedi un sistema sanitario fragile che, sferzato dalla crisi pandemica, ha messo in mostra tutte le sue debolezze strutturali. Alla loro condizione di precariato si accompagna la sempre più palese necessità di rafforzare gli organici, a prescindere dell’emergenza pandemica. Tema, questo, che corre in parallelo alla tormentata discussione per il rinnovo del contratto della sanità, che non potrà non tenere conto di una cronica carenza di personale nelle strutture pubbliche e private.

Per questo motivo aziende sanitarie e ordini hanno costituito un fronte comune, chiedendo la stabilizzazione dei precari reclutati durante l’emergenza. La proposta, avanzata dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) alle istituzioni, ha trovato il sostegno di Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) e Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), ma non solo. A supportare l’iniziativa sono scese in campo anche la Federazione nazionale degli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp), insieme alle federazioni di ostetriche, veterinari, psicologi, assistenti sociali e biologi.

Un fronte larghissimo, quindi, che mira a sollecitare le istituzioni su un problema, quello della carenza di organico, da risolvere per un rilancio del servizio sanitario. I numeri, nello specifico, dicono che nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021 sono stati reclutati complessivamente 83.180 operatori. Di questi i precari sono 66.029, così ripartiti: 20.064 medici, 23.233 infermieri, 22.732 operatori sociosanitari e altre professionalità (tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, assistenti sanitari, biologi, etc.). Tuttavia, dalla platea complessiva di 66.029 precari, vanno sottratti i medici abilitati non specializzati, gli specializzandi iscritti al quarto e quinto anno, insieme al personale collocato in quiescenza ma reclutato con incarichi di lavoro autonomo. Ne deriva che il numero di precari interessati dalla procedura di stabilizzazione è pari a 53.677. Ma come fare ad assumerli?

La proposta della Fiaso contiene due ipotesi di emendamento all’articolo 20 del Dlgs 75/2017 (Legge Madia), che stabilisce requisiti e condizioni per la stabilizzazione di personale non dirigenziale nelle pubbliche amministrazioni. La prima opzione consentirebbe di assumere il personale reclutato a tempo determinato, a partire dalla data di deliberazione dello stato di emergenza, da aziende ed enti del servizio sanitario, a condizione che abbia maturato, al 31 dicembre 2022, almeno dodici mesi di servizio continuativo. Questa proposta, che comprende anche anche gli incarichi di lavoro autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa, punta quindi a ridurre i 36 mesi di servizio richiesti dalla normativa attuale. La seconda ipotesi, invece, lascia intatti i 36 mesi di servizio ma prolunga al 31 dicembre 2024 il termine ultimo per la stabilizzazione.

Assunzioni che, come detto, prescindono dall’emergenza pandemica, a giudicare da uno studio condotto dalla Fiaso con il supporto di Sda Bocconi, dal quale emerge chiaramente il problema del mancato turn-over. Fra il 2020 e il 2024 si prevede il pensionamento di 35.129 medici, 58.339 infermieri e 38.483 altro personale. Raffrontando i flussi in uscita dall’attività lavorativa del personale sanitario con quelli in entrata, rappresentati da coloro che hanno concluso il percorso di formazione e sono disponibili sul mercato del lavoro, si osserva come tra il 2020 e il 2024 ci saranno circa 8.299 medici e 10.054 infermieri in meno a disposizione del Servizio sanitario nazionale.

Per la Fiaso, dunque, la stabilizzazione dei precari consentirebbe non solo di colmare le carenze di personale, ma anche di adeguare le dotazioni organiche alle nuove esigenze del Pnrr. Si colmerebbe così parte del fabbisogno di personale dei prossimi anni: secondo le elaborazioni della Federazione, il numero dei precari si sovrappone in modo quasi coincidente con il fabbisogno medico, infermieristico e di altro personale rispettivamente nei prossimi uno, due o tre anni.

Si tratta di assunzioni che consentirebbero, finalmente, di invertire una tendenza apparsa ormai fin troppo chiara. Nel settore sanitario, alla fine del 2018, il personale era diminuito di oltre 41mila unità rispetto al 2008. Secondo il Rapporto Crea 2020, tra il 2012 e il 2017, i dipendenti a tempo indeterminato presso Asl, aziende ospedaliere, universitarie e Irccs pubblici, erano scesi da 653mila a 626mila.

Particolarmente delicata la situazione nel settore infermieristico. I dati aggiornati della Fnopi registrano un buco di oltre 63mila professionisti, rispetto ai circa 270mila attivi nel settore pubblico. In sintesi servirebbero quasi 27mila infermieri in più al Nord, circa 3mila al Centro e oltre 23mila al Sud e Isole. Dati più che sufficienti per spingere nella direzione di un rafforzamento, stabile e strutturale, del sistema sanitario, sperando che l’esperienza drammatica del Covid sia servita a comprendere ed evitare errori analoghi in futuro.