09 Novembre 2021

Vaccino agli under 12? "Rapporti costi/benefici ancora difficili da valutare. Non offriamo armi ai no-vax"

Di NS
Parla il virologo Andrea Crisanti: "Per controllare la trasmissione del virus estendere la terza dose a più persone possibili". I nuovi farmaci antivirali? "Non sono un’alternativa all'immunizzazione"

di Marco Assab

Da metà ottobre la curva dei contagi in Italia è tornata a crescere. Ma al momento, grazie allo scudo offerto dai vaccini e alle misure di prevenzione, sembra scongiurato il rischio di un’altra ondata come quelle vissute nei mesi scorsi. Necessario però accelerare sulle terze dosi, per evitare di perdere progressivamente la protezione fin qui acquisita. Ne è convinto il direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, che a Nursind Sanità spiega come “ogni mese perdiamo il 12% di protezione” e sia molto importante vaccinare coloro che la stanno perdendo. Ma sui bambini Crisanti frena: “I rapporti costi/benefici sono ancora difficilissimi da valutare, non offriamo armi ai no-vax”.

Crisanti, secondo lei si andrà verso una terza dose per tutti o per le fasce d’età under 60 ci saranno diverse valutazioni?
Dipende dall’obiettivo che Cts e Governo si porranno. Se si vogliono proteggere gli oncologici, i fragili e gli anziani, penso che la terza dose basti a queste categorie. Ma così si lascia il virus circolare, perché i vaccinati non saranno più protetti tra qualche mese. E questo li espone a infettarsi in maniera anche grave. Se l’obiettivo invece è quello di mantenere il controllo della trasmissione bisogna somministrare la terza dose a più persone possibili. Sono due obiettivi diversi.

Lei quale obiettivo sceglierebbe?
Propenderei per il secondo. Perché è quello che assicura una minore morbilità e mortalità. L’impatto sociale del virus verrebbe controllato in questo modo.

Si parla della possibilità di estendere la vaccinazione anti-Covid 19 ai bambini under 12, lei in più di un’occasione si è espresso con grande prudenza su questo tema, cosa non le torna?
Una vaccinazione deve essere implementata su larga scala tenendo conto del rapporto costi/benefici personali e costi/benefici per la società. I bambini sotto i 12 anni non si ammalano praticamente mai in maniera grave. Questo pone un grossissimo problema per la valutazione degli effetti collaterali. Per esempio, il morbillo in un caso su mille causa effetti gravi nei bambini: dalle complicazioni neurologiche, polmonari, fino addirittura al decesso. Se faccio 10mila vaccinazioni contro il morbillo, e su queste non ho nessun effetto contrario, è chiaro che ho immediatamente un rapporto molto favorevole costi/benefici.

Nel caso del Covid-19 invece?
Qui al momento, visti i dati limitati, i rapporti costi/benefici sono difficilissimi da valutare. Se prevale l’interesse di carattere sociale, rimane anche un problema etico: è giusto che la società, lo Stato, imponga a delle persone di sottoporsi anche a un rischio minimo quando loro, di fatto, non ne correrebbero nessuno? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. La prudenza, in questo caso, è la cosa migliore. Se iniziassimo a vaccinare i bambini, e magari arriva una complicazione grave in uno di questi, sarebbe un’arma fantastica per i no-vax.

Visti i dati in crescita che inverno dobbiamo aspettarci?
Dipende dalla velocità con la quale si fa la terza dose. Se verrà fatta rapidamente a decine di milioni di persone, nel giro di tre mesi, avremo un inverno più o meno tranquillo. Diversamente avremo una trasmissione più elevata, ma non come quella dell’Inghilterra, perché lì non utilizzano alcuna prevenzione, come l’uso delle mascherine.

Che ne pensa del lockdown selettivo, rivolto ai soli non vaccinati, che sta applicando l’Austria? Può essere uno strumento per convincere gli indecisi qui da noi?
E’ uno strumento inefficace. Perché i non vaccinati sono a questo punto talmente pochi che l’impatto sull’Rt è bassissimo. E’ molto più importante vaccinare quelli che stanno perdendo la protezione. Non vale la pena scalare l’Everest per guadagnare il 3-4%, quando ogni mese perdiamo il 12% di protezione.

Chi ha ricevuto Astrazeneca o J&J può fare la terza dose, senza rischi, con un vaccino a mRna?
Non c’è nessuna controindicazione.

Un’altra arma messa a punto nella lotta al Covid-19 è costituita dai nuovi farmaci antivirali, come funzionano?
Sono dei farmaci che interferiscono col processo di replicazione del virus. Ogni organismo che si replica ha bisogno di riprodurre il materiale genetico e, casualmente, introduce degli errori. Questi farmaci hanno l’abilità di far introdurre un numero maggiore di errori. E’ come se lei scrivesse il codice genetico con una macchina da scrivere usando l’alfabeto italiano. Se a un tratto le inserissero quello cirillico l’informazione degenererebbe completamente. Questo è ciò che fa questa molecola.

Ovviamente questi farmaci non sono un’alternativa al vaccino, giusto?
Non sono un’alternativa al vaccino. Hanno un effetto importante, ma ancora limitato e vanno utilizzati nelle fasi molto precoci. E’ un passo avanti, che comunque ci dice che è possibile sviluppare farmaci contro questo virus.

C’è un divario notevole tra la campagna di vaccinazione in Occidente e in altre aree del mondo, soprattutto l’Africa. Quanto è importante, dal punto di vista scientifico, una risposta mondiale, alla stessa velocità, contro un nemico mondiale?
Avere miliardi di persone che sono suscettibili al virus comporta il rischio che si sviluppino varianti ancora più trasmissibili, oppure resistenti al vaccino. Dal punto di vista etico ritengo tutto questo inaccettabile e facciamo anche un danno a noi stessi. Ma quest’ultima considerazione è comunque subordinata a quella di carattere etico.