07 Marzo 2022

"Le donne medico? Sono la maggioranza nel Servizio sanitario nazionale"

Di NS
In vista della ricorrenza di domani, 8 marzo, ecco i dati Fnomceo. Il presidente Anelli: "La violenza di genere impatta sulla salute, importante la sicurezza negli ambienti lavorativi e di studio"

di NS

Avanza l’onda dei camici rosa. Le donne medico con meno di 70 anni, quindi potenzialmente in attività nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, sono, seppur di stretta misura, più degli uomini: 169.477 contro 163.515, il 50,9% del totale. Un sorpasso nei fatti, non ancora sulla carta: dei 403.515 iscritti agli albi dei medici, la maggioranza, vale a dire 219.986, il 54,5%, sono uomini. Erano il 55% l’anno scorso, quando le donne superavano gli uomini solo tra i medici con meno di 65 anni; il 56% nel 2020. Ad affermarlo, i dati elaborati, come ogni anno in occasione dell’8 marzo, dal Ced della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

La forbice si allarga, a favore delle donne medico, man mano che si scende con l’età: se consideriamo i medici con meno di 65 anni sono il 55%, sotto i 50 anni sono addirittura il 60%. Analizzando i dati per fasce di età di 5 anni, le donne sono la prevalenza in tutte le fasce sino ai 54 anni compresi. Il picco numerico si ha tra i 35 e i 49 anni di età, dove le donne costituiscono il 62% del totale. Tra i 40 e i 44 anni, in particolare, quasi due medici su tre, e precisamente il 64%, sono donne. La situazione tende a “normalizzarsi”, anche se la prevalenza è sempre femminile, tra i nuovi iscritti: sotto i 30 anni “solo” il 56% dei medici è donna.
È invece soprattutto nelle fasce di età più avanzate che gli uomini detengono una maggioranza schiacciante: ad oggi, tra i medici over 70, sono il 73%.

Del resto, quella della femminilizzazione della professione è una tematica moderna: appena cento anni fa, le donne medico erano circa duecento, per diventare 367 nel 1938. Medico fu però la prima donna a laurearsi nell’Italia unita: Ernestina Paper, originaria di Odessa, che discusse la sua tesi all’Università di Firenze nel 1877; seguita, l’anno dopo a Torino, da Maria Farné Velleda, seconda laureata d’Italia, sempre in Medicina.

Una femminilizzazione della professione medica, dunque, che diventerà ancora più evidente nei prossimi cinque anni, quando, secondo le proiezioni, avverrà il ‘sorpasso’ vero e proprio, anche sul totale dei medici. E che impone, anche in considerazione della crescente importanza delle professioni sanitarie e di cura legata alla pandemia di Covid-19 e alla cronicità, nuovi modelli organizzativi e sociali, oltre a un’attenzione particolare alla sicurezza.

Proprio sulla sicurezza insiste il presidente della Fnomceo Filippo Anelli, sottolineando che "Il 9% degli infortuni denunciati all’Inail tra gli operatori sanitari tra il 2015 e il 2019 sono casi di aggressione e il 72,4% di questi episodi di violenza hanno riguardato le donne, con 7.858 casi contro 3.000. Dobbiamo fissare degli obiettivi semplici e ben definiti, che possano essere racchiusi in un documento, con l’obiettivo di prevenire le aggressioni negli ambienti di lavoro ma anche di studio”. Non a caso domani parteciperà - nella doppia veste di presidente nazionale Fnomceo e di presidente dell’Ordine dei medici di Bari - all’inaugurazione nel capoluogo pugliese, presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi Aldo Moro, del nuovo sportello del Centro antiviolenza comunale.  

Tornando ai dati della Federazione c’è da dire, inoltre, che le proporzioni numeriche si invertono tra gli odontoiatri, che sono per la maggior parte uomini: quasi due su tre, e precisamente il 64%, se consideriamo gli iscritti al solo Albo Odontoiatri. E addirittura il 72% prendendo in esame anche i doppi iscritti, che sono, cioè, sia medici che odontoiatri ma che, in prevalenza, esercitano la professione odontoiatrica. Anche tra gli odontoiatri le donne sono in rapida e costante crescita, circa di un punto percentuale l’anno, e, nelle fasce d’età più giovani, si registra una sostanziale parità.

Tra le Regioni, solo la Sardegna ha in prevalenza medici donna, che sono la maggioranza in tutti e quattro gli Ordini, Sassari Cagliari, Nuoro ed Oristano. Parità quasi raggiunta, sempre tra i medici, anche in Piemonte, con una differenza a favore dei “dottori” di 900 iscritti, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo.

Qual è l’andamento, infine, riguardo le presidenze d’Ordine? Dei 106 presidenti, 11 sono donna; 26 le vicepresidenti; 7 le presidenti delle Commissioni d’Albo Odontoiatri. Due le donne in comitato Centrale, Anna Maria Ferrari e Paola David. Due su quattro anche i Revisori: Maria Erminia Bottiglieri e Maria Teresa Gallea.

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