19 Maggio 2022

Vaiolo delle scimmie: isolato primo caso in Italia, indagine su due sospetti

Di NS
Virus identificato dallo Spallanzani di Roma. Colpito un giovane appena tornato dalle Canarie e ora ricoverato in isolamento e in buone condizioni. L’Iss forma una task force ad hoc

di U.S.V.

Ecco il primo caso italiano di cosiddetto vaiolo delle scimmie. A isolare il virus è stato l’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e infatti ne ha dato notizia l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, che ha aggiunto: “Isolato già in precedenza in UK, Spagna e Portogallo. Finora i casi isolati in Europa sono stati una ventina. La situazione è costantemente monitorata”. C’è da dire che lo stesso Spallanzani sta accertando la possibile presenza di altri due casi sospetti. La persona colpita è un giovane da poco tornato dalle Isole Canarie. Attualmente è ricoverato in isolamento e in discrete condizioni generali.

Il vaiolo delle scimmie, però, non è una malattia sconosciuta, anzi fu scoperta nei primati da laboratorio addirittura nel 1958. Si tratta di una forma virale che attecchisce soprattutto in Africa centro-occidentale e nei Paesi tropicali e può colpire pure ratti, scoiattoli e conigli. Solo nel 1970 fu identificato il meccanismo di spillover verso la specie umana e non a caso una malattia simile al vaiolo delle scimmie venne rinvenuta in Africa.

L’incubazione va da sette a 21 giorni (in media 12-13): l’agente patogeno causa normalmente febbre, cefalea, mal di schiena, dolori muscolari, spossatezza, linfonodi gonfi. Dopo qualche giorno dall’arrivo della febbre, il paziente sviluppa vescicole e pustole cutanee prima sul volto e successivamente, ma non sempre, su altre parti del corpo. Le eruzioni formano poi una crosta che successivamente cade. La malattia dura generalmente tra le due e le tre settimane, in Africa causa una mortalità pari a circa il 10%, ma il vecchio vaccino contro il vaiolo umano è stato dimostrato efficace all’85% anche contro il vaiolo delle scimmie.

Ricordiamo comunque che la mortalità per il vaiolo umano, appunto, era pari a circa il 30% prima che esso fosse debellato. Quello delle scimmie, che non prevede ad oggi trattamenti specifici, si diffonde da uomo a uomo per via orale in caso di contatto diretto o anche con un contatto faccia a faccia prolungato, mediante contatto diretto con i liquidi organici e con oggetti contaminati come l’abbigliamento. Va detto, però, che farmaci antivirali quali il Cidofovir potrebbero dare risultati interessanti nella risposta al morbo.

Certo, siamo ancora molto lontani dal rischio di una pandemia bis, ma in ogni caso la tensione cresce. L’Oms ha fatto subito sapere di “monitorare da vicino la situazione in rapida evoluzione”. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza dalla riunione dei ministri del G7 ha rassicurato: "Teniamo alto il livello di attenzione grazie alla nostra rete di sorveglianza europea e nazionale. Proprio qui a Berlino ne ho parlato informalmente con la commissaria Stella Kyriakides e gli altri ministri", ha aggiunto, sottolineando che "verranno coinvolti Ecdc e Hera". Intanto l'Istituto superiore di sanità ha formato una task force di esperti e ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse con lo scopo di sorvegliare costantemente il quadro nazionale. E anche nel Regno Unito, in cui sono stati già segnalati sette casi, le autorità sanitarie hanno istituito un team di gestione per coordinare il vasto tracciamento dei contatti e la vaccinazione viene offerta ai profili ad alto rischio.

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