09 Giugno 2022

Infermieri supplenti dei medici di famiglia? "E' inconcepibile"

Di NS
Levata di scudi della Fnomceo sulla proposta lanciata dall'asseore al Welfare della Lombardia Letizia Moratti: "Rispettare le professioni". La precisazione della Regione

di NS

Levata di scudi della Fnomceo sulla proposta lanciata dal vicepresidente e assessore al Welfare della Lombardia Letizia Moratti di affidare agli infermieri un ruolo di supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale. "È inconcepibile che si tenti di mettere in contrapposizione due professioni con competenze diverse e sinergiche, che devono collaborare, non essere l’una l’alternativa dell’altra".Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, commenta infatti le parole attribuite all'assessore lombardo.

 Moratti, intervenendo ieri al convegno Sidmi (Società italiana per la direzione e il management delle professioni infermieristiche), avrebbe parlato di affidare agli infermieri un ruolo di “supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale”. La sperimentazione sarebbe, secondo Moratti, già "in corso presso alcune Asst" lombarde.

"La carenza di medici, di medicina generale e specialisti – spiega Anelli – è frutto dell’inefficace e non corretta programmazione delle attività formative messa in atto dalle Regioni. Non si può, ora, ribaltare la responsabilità sui medici, sugli infermieri e soprattutto sui cittadini, che dovrebbero pagare con un’assistenza monca, improvvisata e inappropriata le colpe dei decisori".
“Se queste determinazioni dovessero essere applicate - commenta - il risultato sarebbe un livello di tutela della salute assolutamente inadeguato, in quanto orfano delle competenze mediche. Un contesto dove i professionisti, le competenze, i percorsi di studi così diversi e specifici diventerebbero assolutamente inutili, superflui, in quanto indiscriminatamente intercambiabili e rimpiazzabili. Una situazione paradossale, che dovrebbe far riflettere seriamente tutta la società civile".

"Dobbiamo prenderne atto: le differenze territoriali non sono state colmate, ma semmai acuite, da 20 anni di governo delle Regioni – aggiunge il nmero uno della Fnomceo -. Non possiamo accettare ora che, alle storiche disuguaglianze di salute, si aggiungano nuove e inedite disparità, dovute a differenti modelli organizzativi, che penalizzino i cittadini delle Regioni. Soprattutto quelle a vocazione più 'aziendalista' che privilegiano i pareggi di bilancio e il risparmio di risorse economiche rispetto al raggiungimento di obiettivi di salute”.

Quindi Anelli tira le somme: "Da parte nostra, possiamo assicurare che le federazioni degli Ordini interessati, la Fnomceo e la Fnopi, continueranno a dialogare responsabilmente, convinti come siamo che solo un rapporto sinergico, nell’esercizio delle rispettive professioni ma anche nell’organizzazione dei sistemi sanitari, possa garantire la salute dei cittadini. Alla politica chiediamo rispetto per le professioni e per i professionisti, e l’individuazione di risorse per i sanitari e dunque per una vera riforma della sanità, che non può limitarsi agli interventi previsti dal Pnrr, dedicati quasi esclusivamente alle strutture e alle infrastrutture".

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