09 Giugno 2022

L’allarme delle Ong: pochi vaccini nei Paesi poveri, è una nuova apartheid  

Di NS
Oxfam ed Emergency denunciano i ritardi dell’Europa nel sospendere i diritti di proprietà delle aziende farmaceutiche: "Si potevano evitare 30mila morti di Covid al giorno”

di NS

Sud Africa e India hanno proposto la sospensione delle regole che tutelano proprietà intellettuale di vaccini, terapie e diagnostica Covid-19 all’Organizzazione mondiale del commercio il 15 ottobre 2020. Nei 597 giorni trascorsi da allora si stima che siano morte 17.543.563 persone a causa della pandemia da Covid-19, quasi 30mila al giorno.

È l’allarme lanciato da Oxfam e Emergency, membri della People's Vaccine Alliance, in vista dell’incontro dell'Omc, in programma dal 12 al 15 giugno a Ginevra. Oltre la metà dei decessi sono avvenuti in Paesi a basso e medio reddito. “La proposta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, cure e test diagnostici relativi al Covid, avanzata da India e dal Sud Africa nell'ottobre 2020 e sostenuta da oltre 100 Paesi, consentirebbe a quelli a basso e medio reddito di realizzare questi prodotti sanitari indispensabili per la prevenzione e la cura del Covid-19 a prezzi più bassi rispetto agli attuali, imposti dalle aziende farmaceutiche monopoliste”, hanno detto Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency. Tuttavia, “l'Unione europea, Regno Unito e Svizzera hanno impedito di raggiungere un accordo che avrebbe potuto salvare innumerevoli vite. Al contrario, nonostante almeno la metà delle vittime della pandemia siano nei Paesi in via di sviluppo, le richieste avanzate sono state respinte al mittente, col rischio di arrivare a una soluzione parziale che non risolverà il problema”.

Secondo Oxfam ed Emergency, dopo più di 18 mesi dalla proposta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale, alla prossima riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio si discuterà infatti ancora "su un documento di compromesso che si allontana molto dall'idea originale e aggiunge ulteriori ostacoli per le aziende farmaceutiche nei paesi in via di sviluppo”.

In primo luogo, perché “riguarda i soli vaccini, escludendo le terapie e la diagnostica, che sono altrettanto fondamentali per salvare vite e ridurre la mortalità”. Inoltre perché “la proposta si applica solo ai brevetti e non ad altre forme di proprietà intellettuale, che possono creare barriere legali e normative alla produzione di vaccini (così come di terapie e diagnostica). Diritti d'autore, marchi, segreti commerciali, design industriale e dati non divulgati rimarranno una potenziale barriera alla produzione a basso costo e all'accesso a vaccini e altre tecnologie mediche”.

Attualmente, meno di un quinto degli africani ha ricevuto un ciclo vaccinale completo. Per più di un anno i vaccini non sono stati disponibili e, una volta iniziate le spedizioni nei Paesi poveri, spesso le dosi si sono rivelate inutilizzabili, perché troppo vicine alla scadenza, minando la capacità dei diversi paesi di pianificare efficaci campagne vaccinali.

 D'altro canto, terapie e test rimangono ancora un miraggio nei Paesi più poveri. Nonostante le difficoltà logistiche, l’Africa ha somministrato però il 70% delle dosi ricevute, più di quanto non abbiano fatto Paesi europei come Portogallo (68%), Austria (58%), Cipro (69%). Un risultato notevole, sottolineano Oxfam ed Emergency, se si pensa che i Paesi africani hanno limitati budget sanitari, con una spesa pro-capite 33 volte inferiore a quella dei paesi ad alto reddito.

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