Attesa per il 'vaccino' anti-infarto, "tra un anno potrebbe arrivare in commercio"
Di NS
Agostoni (Centro cardiologico Monzino di Milano) a Nursind Sanità: "Riduce i valori di colesterolo cattivo anche della metà nei pazienti a maggior rischio. Adesso bisogna abbattere i costi"

di Ulisse Spinnato Vega
Rieccola la sigla che abbiamo imparato a conoscere con i vaccini anti-Covid: mRna. Stavolta, però, non c’entra la pandemia, ma si tratta di un farmaco che utilizza un meccanismo di silenziamento genico e quindi opera appunto sull’Rna messaggero, inibendo una sequenza a livello dell’epatocita per ridurre la produzione del cosiddetto colesterolo cattivo (Ldl-C) nel fegato. Lo hanno definito impropriamente “vaccino anti-infarto”, in realtà è un farmaco della Novartis, Inclisiran, che potrebbe mutare radicalmente l’approccio terapeutico alle malattie cardiovascolari.
A livello internazionale gli studi sono in fase 3. La modalità è quella randomizzata in doppio cieco: in pratica il trattamento è assegnato ai soggetti con metodo casuale, inoltre né gli sperimentatori né i partecipanti conoscono il tipo di trattamento assegnato (se il farmaco o il placebo). In Italia a fare da battistrada è il Centro cardiologico Monzino di Milano che ha già reclutato nove pazienti nel primo mese per la sperimentazione. Piergiuseppe Agostoni, direttore del Dipartimento di Cardiologia critica e riabilitativa dell’istituto, anticipa a Nursind Sanità: "È possibile che il farmaco venga commercializzato prima della fine della nostra ricerca, grazie ad altri studi con risultati positivi: al di là dei tempi della burocrazia, potrebbe accadere tra nove mesi o un anno".
"Stiamo lavorando su pazienti che hanno già avuto un evento cerebrovascolare importante e con valori alti di Ldl, soggetti già in terapia. Dunque - aggiunge Agostoni - su una popolazione ad alto rischio: in questi casi, il farmaco riesce a ridurre il colesterolo cattivo anche della metà". L’Inclisiran sarà somministrato due volte l’anno con una iniezione sottocute, di conseguenza “il vantaggio è che l’aderenza sale al 100% rispetto alla pastiglia da assumere con regolarità quotidiana".
Il trattamento in fase di studio, che è capostipite di una nuova classe di farmaci, punta in sostanza a sostituire le statine, anche se adesso la sperimentazione, come detto, riguarda soggetti già in terapia. A regime potrebbe invece interessare non soltanto i pazienti cerebrovascolari o polivascolari, ma una più ampia popolazione a rischio solo potenziale. Agostoni in chiusura chiarisce: "Al momento questa possibilità non è testata, ma credo che il principale problema sia quello relativo ai costi che devono essere abbattuti per sostituire una statina efficace. Oggi sono ancora molto alti”.