La sanità digitale europea passa per la cartella clinica unificata

Dal Senato parte l'appello della Commissione Ue all'Italia: "Il green pass ci ha insegnato quanto conta avere standard comunitari. Avanti con la raccolta dati". Le proposte tech in Parlamento
di NS
L'Italia non è certo nel gruppo di testa tra i Paesi che hanno adottato strumenti e standard uniformi per una sanità veramente digitale. Ma, attraverso il Recovery Fund e non solo, l'invito dell'Europa a far presto è arrivato forte e chiaro, a partire dalla necessità di introdurre, a livello comunitario, il concetto di cartella clinica unificata che, secondo i direttori generali di Connect (Direzione generale delle Reti di comunicazione, dei contenuti e delle tecnologie della Commissione europea) e Sante (Direzione Salute e sicurezza alimentare della Commissione europea), rispettivamente, Roberto Viola e Sandra Gallina (nella foto) "sarebbe uno strumento fondamentale per una vera sanità europea, che farebbe fare il vero salto di qualità alla telemedicina", termine oggi tra i più in voga nei discorsi sulle riforme della sanità italiana.
L'occasione del richiamo della Commissione è stata la presentazione in Senato del documento elaborato da SaluteDomani, il think tank che ha riunito oltre 40 stakeholder, su input della senatrice del Pd Valeria Fedeli, e che in tre tavoli tecnici, tra aprile e maggio, ha elaborato un progetto in cinque proposte. Gli esperti in sei incontri complessivi si sono confrontati su temi come competenze digitali, dati e intelligenza artificiale, fragilità e telemedicina. Da qui sono discese, appunto, le proposte che però non possono prescindere da un quadro europeo integrato.
"Tutti i Paesi si sono dotati di tecnologie standard durante il Covid, 70 Paesi hanno adottato lo standard europeo per i green pass – sottolinea Viola -. Per il resto della sanità ci sono ancora una infinità di standard: la cartella clinica del Lazio non è compatibile con quella della Lombardia, figuriamoci con quella della Francia…". Ma è proprio l'esempio del green pass, un sistema che ha visto la stessa Viola e Gallina tra gli ideatori, a dover tracciare la strada European Health Data Space, lo spazio europeo dei dati sanitari varato lo scorso maggio. "Se non c'è comunicazione dei dati, non c'è assistenza - spiega Viola -. L'adozione di standard comuni è fondamentale per l'Europa, per questo abbiamo presentato la direttiva. Con la cartella clinica unificata il paziente può avere sempre con sè i propri dati sanitari, ovunque si trovi. E gli Stati possono avere una percezione molto più precisa dell'andamento della spesa sanitaria".
La direttiva, una volta approvata, renderà obbligatoria la raccolta dei dati, "e l'Italia si dovrà adeguare sia nel primary use (l'utilizzo per la cartella clinica del cittadino) che nel secondary use", destinato alla ricerca: "L'Italia deve partecipare per una questione di costi, ma soprattutto di uguaglianza".
Senza contare che il risparmio dovuto a uno spazio europeo digitale, aggiunge Gallina, "è stimato in circa 11 miliardi in dieci anni: la digitalizzazione e standardizzazione del sistema a livello europeo è un lavoro che si ripaga da solo, ed evita l'attuale frammentazione nella raccolta dei dati". Con una raccomandazione: "Il digitale non deve offrire solo la riduzione dei costi: deve potenziare la medicina tradizionale, non sostituirla: il cittadino, prima ancora del paziente, deve rimanere al centro di tutto".
Superare la frammentazione degli standard sanitari e innovare, generando comunità, sono anche principi del progetto SaluteDomani, da cui sono emerse oggi, come detto, cinque proposte operative da mettere in campo per una vera sanità digitale. Nello specifico le idee sono:
-Creare una Community di Digital Health Champions, con competenze tecnologiche, sanitarie, strategiche e di processo;
-Istituire un Osservatorio per raccogliere, monitorare, modellizzare e condividere le buone pratiche di telemedicina e intelligenza artificiale (IA) realizzate nelle diverse aziende sanitarie, e quelle condotte anche in campo internazionale;
-Modellizzare un percorso di progettazione che tenga conto di medico, pazienti e amministrazioni sanitarie;
-Avere un approccio alla progettazione dei sistemi di telemedicina e di medicina computazionale incentrato sull'essere umano;
- Integrare le due componenti, sociale e sanitario, per rendere il sistema sanitario più sostenibile; sperimentare nuovi strumenti di individuazione e supporto precoce ai pazienti con Alzheimer e Parkinson.
"Credo si siano create oggi le condizioni per attuare le proposte presentate, a cominciare dalle banche dati - commenta infine Valeria Fedeli -. Considero inoltre il contributo dei due direttori generali europei determinanti, perchè hanno inquadrato complessivamente le proposte avanzate dentro la dimensione delle politiche di innovazione della digitalizzazione che l'Europa chiede agli Stati membri di attuare".