07 Luglio 2022

Farmaci, "Attenzione al caro energia e allo 'spread' sulle regole"

Di NS
Farmaci, "Attenzione al caro energia e allo 'spread' sulle regole"
Farmindustria lancia l'allarme costi: + 350%, inclusa la logistica, tra gennaio 2021 e marzo 2022. Ripartono comunque produzione e investimenti. Cattani: "Le filiere vanno sostenute"

di U.S.V.

L'industria italiana del farmaco gode di buona salute, ma il caro energia e il caro materie prime minacciano la competitività del nostro Paese, proprio come sta accadendo in molti altri settori produttivi. Tra il gennaio 2021 e il marzo 2022, infatti, i costi dell'approvvigionamento energetico e della logistica sono schizzati del 350%, mentre del 25% sono aumentati nello stesso periodo principi attivi, eccipienti, filtri e ghiere, prodotti della carta, della plastica e del vetro, macchinari, guanti e camici. L'allarme arriva direttamente da Farmindustria nel corso dell'assemblea pubblica dal titolo "Essere competitivi in Europa. Scenari della farmaceutica".

Il neopresidente, Marcello Cattani, non ci gira intorno: "Soffriamo già di un differenziale di costi energetici, che erode la marginalità delle imprese più che in Francia e in Germania", quindi "pagheremo nei prossimi mesi l'aumento dei tassi di interesse, che inciderà di più sul nostro Paese tramite lo spread. Non possiamo dunque permetterci - aggiunge Cattani - passi indietro e un altro 'spread': quello di regole più obsolete e complesse degli altri Paesi, di riforme che attendono, anche a causa del ciclo elettorale che sembra ormai avviato".

Ecco perchè Farmindustria snocciola un elenco di richieste e punti precisi che riguardano in primis la governance del settore: tra le altre cose, risorse adeguate e incrementali alla domanda di salute e all'innovazione con il superamento dei tetti e dei silos di spesa; rapidità e flessibilità sulle regole; partnership e sinergie tra tutti i soggetti per individuare soluzioni concrete; prossimità e integrazione delle cure, grazie a nuove tecnologie e nuovi processi "che non devono trasferire la burocrazia dalla carta ai bit"; una valutazione delle terapie "non come costo ma come valore, clinico ed economico, considerando i benefici diretti e indiretti, per il paziente, per il caregiver e per il Paese". Su questo punto Farmindustria insiste: "Nel 2020 il lockdown è costato tredici miliardi al mese di indebitamento pubblico, l'arrivo di vaccini e farmaci ha evitato che lo avessimo anche oggi".

Cattani propone quindi un 'Patto per la salute' alle istituzioni, ai professionisti sanitari, ai ricercatori e alle comunità dei pazienti "per il miglioramento della salute, l'incremento delle risorse, l'accesso rapido e la valorizzazione di tutte le terapie, il reale riconoscimento e valorizzazione dell'innovazione". Il pungolo alle istituzioni è dunque indirizzato a sostenere "la nostra filiera nella competizione globale, giocata oggi attraverso forti politiche di attrazione di investimenti e velocità. Una concorrenza molto accesa, anche dentro l'Ue, che rischia di spiazzare il nostro sistema industriale e tutta la filiera, se non sarà supportato da nuove regole, da finanziamenti adeguati e da un'amministrazione pubblica che operi con meccanismi decisionali all'altezza della sfida", conclude Cattani.

La risposta del Governo arriva a strettissimo giro dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, presente all'evento: "Il Mise ritiene che dovrebbe essere aperta una riflessione globale tra le istituzioni e le imprese in Italia per definire una revisione del sistema di regolamentazione e di finanziamento della domanda pubblica di prodotti farmaceutici e delle norme per la loro commercializzazione e la fissazione dei prezzi, al fine di rendere compatibili tra loro l'attrazione di investimenti con la sostenibilità del sistema sanitario nazionale". "Il primo tema è il sostegno finanziario pubblico agli investimenti in ricerca e sviluppo nei tratti della filiera dove il rischio economico è maggiore - aggiunge il titolare di Via Veneto - al fine di coprire il deficit di finanziamento che ostacola l'innovazione e la possibilità di rimodellare le produzioni in Europa. Il secondo tema, forse il principale, è la riprogettazione del sistema normativo del settore e l'efficienza del sistema".

Due i tasti su cui batte il ministro della Salute Roberto Speranza: la sfida delle risorse e quella delle riforme. "La più importante da fare - dice - attiene al modello della spesa sanitaria nel suo complesso" e naturalmente riguarda anche la farmaceutica "su cui qualche aggiustamento" è stato fatto. Il ministro torna a battere sull'obiettivo di un "modello di spesa costruito sui fabbisogni e, quindi, sul primato del diritto alla salute". Perchè quello basato su silos e tetti di spesa "è figlio di un tempo che non c'è più, è un modello di programmazione costruito a inizio anni 2000".
Secondo il ministro, l'industria farmaceutica "è un asset straordinario del Paese, un punto di forza da valorizzare". Ecco perchè "dobbiamo ridurre la burocrazia e semplificare la modalità di accesso dei farmaci sul mercato: un farmaco che entra sul mercato tre-quattro mesi prima, infatti, è un fatto rilevante per rispondere al diritto alla salute". Le riforme vanno fatte insieme, conclude Speranza: "E' tempo di un grande patto in cui si tengano insieme tutti i pezzi: le Istituzioni, le agenzie, i soggetti della rappresentanza delle imprese, delle professioni e del mondo del lavoro e le reti della conoscenza"

In ogni caso, il comparto mostra segni strutturali di dinamismo, nonostante un rallentamento della crescita tra il 2019 e il 2021. L'occupazione negli ultimi cinque anni è salita in totale del 9%. Con un picco del +13% sia dei giovani under 35 sia delle donne. Gli addetti sono complessivamente 67mila, di cui un decimo impegnati in ricerca e sviluppo. Laureati e diplomati rappresentano il 90% del totale, contro il 63% della media dell'industria. Le donne sono il 43% del totale (29% è la media manifatturiera), con una percentuale identica tra dirigenti e quadri (22% è la media manifatturiera). E nella R&S arrivano al 51%.

Bene anche gli investimenti che nel 2021 sono stati a pari a 3,1 miliardi di euro, di cui 1,7 in ricerca e sviluppo e 1,4 in produzione. L'R&S ha fatto segnare quasi un +15% nell'ultimo quinquennio. La produzione si è incrementata dell'8% nei primi quattro mesi dell'anno, integralmente grazie alla crescita dell'export (+32%). E cosìl'Italia si conferma ai vertici con Germania e Francia per produzione in Ue, con 34,4 miliardi di euro (l'export vale l'85% del totale negli ultimi cinque anni). C'è da dire che il Bel Paese è sul gradino più alto del podio per produzione nel comparto del conto terzi, Contract development and manufacturing organization (Cdmo), con 2,7 miliardi che rappresentano oltre il 20% del totale europeo.

Il caro energia, con l'incremento delle materie prime e della logistica, preoccupa anche perchè gli aumenti di costo non possono essere trasferiti sui prezzi, che sono amministrati. Tuttavia, l'impegno sulla sostenibilità non manca: negli ultimi dieci anni le imprese del farmaco hanno abbattuto del 44% i consumi energetici, con una diminuzione più marcata, -51%, per quei consumi rilevanti in relazione alle emissioni atmosferiche. Sul fronte della transizione digitale, invece, negli ultimi due anni sono state 284 le soluzioni di telemedicina implementate dalle Asl spesso in collaborazione con le aziende (erano poche decine a inizio 2020).

Naturalmente tutto questo, sottolinea Farmindustria, si riflette sulla qualità delle cure e, in definitiva, della vita dei cittadini. Secondo i calcoli, infatti, un euro investito direttamente in studi clinici genera tre euro di valore per l'Ssn, un euro investito in prevenzione vaccinale genera da 16 a 44 euro di beneficio, un giorno di ospedalizzazione evitata dall'uso appropriato dei farmaci vale circa 1.000 euro. Intanto, nel 2021 la vita media in Italia ha recuperato sei mesi in un anno dopo il brusco stop imposto dalla pandemia. In dieci anni le persone che sopravvivono dopo una diagnosi di tumore sono 1,2 milioni in più e oggi due soggetti su tre ai quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo cinque anni, 30 anni fa erano uno su tre. Infine, per citare un altro esempio, le persone trattate con farmaci innovativi contro l'epatite C, e quindi guarite, sono circa 240 mila. Dunque, concludono da Farmindustria, il comparto del farmaco è "l'asset prioritario e strategico per la sicurezza nazionale, davanti a settori quali quello dell'energia, dell'Ict e della difesa".

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