Più di 3 milioni di italiani a rischio diabete, l'Iss punta sulla telemedicina

Il 5,3% della popolazione ha già una diagnosi certa di diabete ma ogni 3 persone con diabete noto ce n'è uno che non sa di averlo: la risposta si trova nel Pnrr
di NS
Sono ben 3,27 milioni gli italiani ad alto rischio di sviluppare il diabete. Il 5,3% della popolazione ha già una diagnosi certa di diabete, ma ogni 3 persone con diabete noto ce n'è uno che non sa di averlo e quando lo scoprirà forse avrà già sviluppato una complicanza.
Il diabete è una patologia a forte impatto sulla salute delle persone e sulle loro famiglie e rappresenta un onere economico impegnativo sul servizio sanitario nazionale. Per questo è una priorità di salute pubblica per i sistemi sanitari regionali in termini di sostenibilità e di impatto della patologia per via dei numeri destinati ad esplodere nei prossimi 20 anni (+55% nel 2035, pari a circa 600 milioni di persone diabetiche nel mondo). Gli esperti parlano di un vero "tsunami" di portata potenzialmente devastante, se non correttamente gestito, in una società sempre più anziana quale è quella italiana.
Con queste premesse si è conclusa a Roma la serie di incontri nelle diverse regioni italiane dedicati al tema "Pnrr e Diabete" organizzati da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Abbott e Boehringer Ingelheim.
Che cosa è emerso? Innanzitutto che la disponibilità e l'equità di accesso alle tecnologie e alle cure sono un punto fondamentale per la presa in carico del paziente diabetico, che ancora oggi però trova delle differenze da regione a regione. L'utilizzo delle tecnologie ha dimostrato di migliorare il controllo glicemico riducendo le ospedalizzazioni e i costi di gestione. Oggi un paziente diabetico costa circa 3.500 euro al Sistema sanitario nazionale, dove le ospedalizzazioni assorbono circa il 60%.
Emerge pertanto la necessità di una nuova risposta organizzativa volta a soddisfare una crescente domanda di assistenza, in cui la digitalizzazione potrà fornire modelli di cura e di assistenza sul territorio e al domicilio del paziente, favorendo il processo e la continuità di cura del paziente, la medicina di prossimità e il contenimento della spesa. Investire in innovazione garantirebbe quindi un cambio di paradigma nella gestione value-based delle persone diabetiche in linea con gli obiettivi del Pnrr, riducendo inoltre in modo importante i costi di gestione.
Sulla digitalizzazione in sanità Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la Telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell'Istituto superiore di sanità, ha spiegato che è iniziata una trasformazione del Servizio sanitario nazionale grazie anche alle risorse del Pnrr. "Abbiamo l'enorme responsabilità non solo nei confronti dei pazienti attuali, ma anche delle future generazioni sull'utilizzo corretto e lungimirante di queste risorse, che devono essere soldi spesi per una migliore qualità della sanità e per generare nuovo valore e nuove risorse attraverso una sanità di nuova concezione, che tende cioè a fare prevenzione, a diminuire i costi impropri ma soprattutto a promuovere la salute cominciando dalle persone apparentemente sane".Â
Gabbrielli ha inoltre sottolineato che "la sanità digitale per il diabete è certamente di grande utilità e ha prospettive di sviluppo più importanti di quelle che attualmente si pensano, ma bisogna che sia i pazienti che i professionisti non considerino più la telemedicina esclusivamente come tele-visita e tele-consulto in quanto sarà una nuova modalità di trattamento dei dati di gestione e di organizzazione. In particolare, i dati del paziente non saranno più solo dati sanitari (della cartella clinica, degli esami di laboratorio, etc.) ma saranno dati che verranno prodotti direttamente dal paziente in casa propria e riguarderanno, per esempio nel caso del diabete, lo stile di vita, il tipo di alimentazione e di attività fisica, l'andamento delle altre patologie correlate, la sorveglianza e la prevenzione secondaria e terziaria delle complicanze del diabete e della prevenzione delle fasi di scompenso. Grazie a questo nuovo utilizzo dei dati cambierà profondamente il modo stesso di intendere il rapporto con il paziente, e non sarà più con il medico isolato ma l'èquipe sanitaria che lavorerà attorno a lui. A questa nuova forma di assistenza, però, ci dobbiamo ancora arrivare con servizi di telemedicina ben progettati".Â
In Italia, in base ai dati Istat, nel 2020 si stima una prevalenza del diabete noto pari al 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne), cioè pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. Quattro milioni sono le persone con diabete mellito ed un milione quelle non diagnosticate; di queste un milione soffrono di una malattia cardiovascolare manifesta e 3,6 milioni presentano un alto o altissimo rischio cardiovascolare. Circa 1,2 milioni di pazienti con diabete mellito hanno malattia renale, di cui 2mila sono i nuovi dializzati ogni anno.Â
Ad oggi nel sistema sanitario operano circa duemila specialisti che si occupano di diabete mellito; 650 sono i centri e gli ambulatori di diabetologia ma solo 350 quelli dotati di team multiprofessionale e multidisciplinare. Oggi la spesa totale per il diabete è pari a circa 9,5 miliardi di euro in termini di costi diretti (farmaci, ospedalizzazioni, specialistica), circa l'8,3% della spesa sanitaria pubblica totale.