21 Luglio 2022

Pandemia: nel 2020 quasi 290mila ricoveri. Perso un quinto degli ingressi non-Covid

Rapporto Istat-Agenas: uomini più colpiti dal virus. Tra le altre, crollate di quasi un terzo le ospedalizzazioni per le malattie del sistema osteo-muscolare. Blangiardo: "Eredità difficile"

Di U.S.V.
Pandemia: nel 2020 quasi 290mila ricoveri. Perso un quinto degli ingressi non-Covid

Con 16 milioni di contagi e oltre 160mila decessi da Covid tra marzo 2020 e aprile 2022, l’Italia è stata fra i Paesi europei più colpiti, assieme alla Spagna, dalla pandemia. Soprattutto nella prima fase, il virus ha mandato in grandissima difficoltà il sistema sanitario e oggi Istat e Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ne hanno calcolato l’impatto sul sistema ospedaliero. In particolare, il rapporto analizza le caratteristiche dei ricoveri Covid, oltre a delinearne gli effetti sull’erogazione delle altre prestazioni e, più in generale, sulle attività delle strutture, grazie al confronto dei dati relativi al 2020 con la media del triennio 2017-2019.

Il tasso di ricoveri Covid rispetto alla popolazione residente è stato pari a 48 per 10mila abitanti, con valori più elevati per gli uomini (57,4 contro 38,7 nelle donne), per gli over65 (133,3) e nel Nord-ovest (82,6). Secondo Istat e Agenas, in riferimento ai 286.530 ingressi per il virus, questi ultimi hanno seguito l’andamento delle ondate pandemiche, con due picchi in corrispondenza della prima (36% della casistica Covid registrata nell’intero anno) e di quella di ottobre-dicembre (55%). Le diagnosi più frequentemente associate ai ricoveri pandemici, inoltre, sono state le malattie croniche del sistema respiratorio, l’ipertensione, il diabete mellito, il sovrappeso e l’obesità, e la malattia di Alzheimer. Il 21,5% dei pazienti con ricovero Covid ha avuto nel corso del 2020 ingressi successivi dopo il primo (23,1% tra gli over65). Nel 43% dei casi il motivo principale è stato di nuovo il virus. Sono stati frequenti anche ricoveri successivi per malattie respiratorie (17%), in particolare per polmoniti non specificate e per altre malattie respiratorie non definite, con il sospetto di possibili effetti da Long Covid.

Il 70% dei ricoveri da virus ha avuto accesso all’ospedale tramite il Pronto soccorso o l’Osservazione breve intensiva (Obi); il 16% a seguito di trasferimento da altro ospedale. Il 52% è stato invece dimesso al domicilio. Tra gli ultra65enni la quota di dimissioni al domicilio scende al 40% mentre circa il 30% è deceduto in ospedale. Sul fronte dei casi più gravi, il 12,3% dei ricoveri per il virus è transitato nelle terapie intensive (circa 35mila), a fronte di un valore medio del 7,5% per le ospedalizzazioni ordinarie non-Covid. Nel Sud la quota di ricoveri per la pandemia con transito in terapia intensiva supera il 16% rispetto al 8% dei ricoveri per altre malattie.

Fin qui i dati che riguardano il virus. Il report mostra poi come nel 2020 si siano registrati circa 6,5 milioni di ricoveri, pari al 22% in meno rispetto al periodo pre-pandemico, con una riduzione dei ricoveri relativi ad altre patologie più marcata in corrispondenza della prima ondata. La diminuzione, attribuibile principalmente al differimento delle ospedalizzazioni non urgenti, ha riguardato sia il regime ordinario (-20,1%) che i day hospital (-29,4%), con decrementi più accentuati nelle regioni del Sud e del Nord-ovest. La riduzione dei ricoveri è stata più marcata in corrispondenza del primo picco pandemico, con tassi di ospedalizzazione in regime ordinario diminuiti del 45% in aprile e del 39% in maggio rispetto alla media degli stessi mesi 2017-2019. Nel corso della seconda ondata l’impatto sul sistema ospedaliero è stato più contenuto, con riduzioni del 25% in novembre e del 26% in dicembre. Tra le diagnosi a più elevata ospedalizzazione in regime ordinario sono diminuiti del 29,5% i ricoveri per le malattie del sistema osteo-muscolare e tessuto connettivo, del 27,2% quelli per le malattie dell’apparato digerente e del 25,2% per le malattie dell’apparato genito-urinario. I ricoveri per traumatismi (-17,3%), tumori (-14,5%), gravidanza e parto (-11,7%) hanno subito riduzioni più limitate.

 

“Il differimento delle cure e dei ricoveri non urgenti, particolarmente accentuati al Sud e nel Nord-ovest, ha lasciato un’eredità difficile, che il sistema sanitario deve ora affrontare mentre le varianti del virus continuano a diffondersi”, ha detto il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo. Mentre Enrico Coscioni, presidente Agenas, ha aggiunto: “L’Agenzia ha il compito di collaborare all’azione di potenziamento della rete di assistenza ospedaliera e territoriale, al fine di assicurare la più elevata risposta sanitaria all’emergenza epidemiologica. Il documento attesta il nostro costante impegno per raggiungere questi risultati”.

 

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