02 Settembre 2022

La memoria corta dei partiti, sanità cenerentola dei programmi in vista del voto

Dopo due anni e mezzo di pandemia e con il Covid tutt'altro che sconfitto, le forze politiche dedicano spazi residuali alla salute. Assistenza territoriale e liste d'attesa in cima alle agende

Di U.S.V.
La memoria corta dei partiti, sanità cenerentola dei programmi in vista del voto

Sì, ci sono state brevi vampate polemiche sui virologi candidati nel Pd con tanto di risposta del Nazareno e, a rimorchio, del ministro uscente della Salute, Roberto Speranza, circa l’approccio "irresponsabile" che il centrodestra ha mantenuto e mantiene rispetto alla pandemia. C’è stata pure la tempesta agostana scatenata dalle dichiarazioni sconnesse dell’ex pallavolista Luigi Mastrangelo, oggi capo del dipartimento Sport della Lega e candidato da Matteo Salvini alle Politiche ("Bisogna investire di più nello sport, magari togliendo qualcosa alla sanità, per cui viene stanziato tantissimo"). Eppure il Ssn non è affatto al centro della campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre, malgrado ciò che è accaduto negli ultimi due anni e mezzo, nonostante il Covid sia tutt’altro che sconfitto e a dispetto dell’ultimo Def del Governo Draghi, in cui la spesa pubblica per la salute è in caduta libera dal 7% del Pil nel 2022 al 6,2% del 2025.

Persino nei programmi dei maggiori partiti il settore occupa un posto non di primissimo piano. Certo, temi come la carenza di personale o la riorganizzazione dell’assistenza territoriale, peraltro già ampiamente definita dal Pnrr, sono presenti in tutte le agende politiche. Per il resto, partiti e coalizioni calibrano i contenuti programmatici anche tenendo conto dei rispettivi elettorati d riferimento. Così, ad esempio, il centrodestra punta ad allargare le prestazioni esenti dal ticket e il M5s insiste per allontanare il sistema sanitario dalle influenze della politica. Italia viva e Azione pongono particolare attenzione sul rapporto tra servizio sanitario nazionale e operatori privati, mentre il Partito democratico insiste sugli obiettivi del Recovery plan, in continuità con il Governo uscente.  

Andando in dettaglio la coalizione Fdi-Lega-Fi-Moderati, favorita per la vittoria, punta allo "sviluppo della sanità di prossimità e della medicina territoriale", oltre che di quella "predittiva e incremento dell’organico di medici e operatori sanitari". Si promette anche "l’aggiornamento dei piani pandemici e di emergenza", ma oltre il Covid c’è il "ripristino della prestazioni ordinarie e delle procedure di screening, abbattimento dei tempi delle liste di attesa". Infine, al di là della già citata estensione delle prestazioni esenti da ticket, si menziona la revisione del piano oncologico nazionale. Naturalmente queste sono le linee di azione chiave che poi si integrano con i programmi dei singoli partiti del rassemblement. Così, ad esempio, FdI promette che il green pass sarà solo un ricordo del passato e si impegna, tra le altre cose, sull’introduzione di un’autorità Garante della Salute, mentre la Lega ha come obiettivo l’adozione "di un unico contratto di lavoro per il personale socio sanitario a prescindere da dove si opera". Infine, Forza Italia enfatizza l’importanza del "riordino delle scuole di specializzazione dell'area medica".

 

Il Partito democratico rivendica invece il lavoro fatto fino ad oggi, "aumentando il Fondo sanitario nazionale di 10 miliardi di euro in soli tre anni, cui si sono aggiunti 20 miliardi del Pnrr. Negli ultimi 2 anni, con 30.800 nuove borse studio, è stato finalmente superato lo storico problema dell’imbuto formativo che limitava l’accesso alle scuole di specializzazione dei neolaureati in medicina". Poi la formalizzazione degli impegni, a partire da quello per il superamento del "modello di programmazione della spesa sanitaria costruita per comparti chiusi e tetti di spesa. In modo particolare, spiegano i democratici e progressisti, il tetto sulla spesa per il personale sanitario". Quindi "investiremo sulle Case della Comunità come modello in grado di farsi prossimo alle esigenze di tutta la popolazione". Nel programma si parla dunque di riduzione del personale precario, rafforzamento della presenza dei medici di famiglia sul territorio e degli infermieri di comunità. Previsti dal Nazareno anche un "piano straordinario per la salute mentale" e "la riforma della non autosufficienza", già proposta dal ministro del Lavoro Andrea Orlando. Infine si punta a dimezzare al 2027 i tempi massimi delle liste d’attesa per esami diagnostici e interventi, c’è l’idea di istituire lo psicologo per le cure primarie e lo sviluppo della farmacia dei servizi.

Il Movimento cinque stelle si interessa molto all’aspetto istituzionale della governance sanitaria e dunque promette la riforma del Titolo V della Costituzione per ridare potere allo Stato nella gestione della sanità. Nel programma stellato si parla poi di "potenziamento e accessibilità alle terapie innovative e avanzate; incentivi per i pronto soccorso; aumento delle retribuzioni per il personale sanitario”. E infine il partito di Giuseppe Conte torna sul grande classico dello stop alle ingerenze della politica nelle nomine della dirigenza sanitaria.

Anche la coppia Renzi-Calenda mira a una riforma dei "meccanismi di governance e coordinamento tra Stato e regioni". Italia Viva-Azione promette poi un "continuum assistenziale tra casa del paziente, territorio, ospedale e viceversa". Dunque, secondo il programma elettorale, servono investimenti in edilizia sanitaria, una revisione della Medicina generale e, come accennato, un ripensamento in ottica di maggiore trasparenza dei criteri per differenziare servizi pubblici e privati, “in modo che questi possano collaborare in sinergia e integrarsi tra loro”. Anche Iv-Azione punta poi sullo psicologo di base e su Case della comunità "proiettate all’esterno con nuove professionalità". Infine, l’ex premier e l’ex ministro prevedono un Piano straordinario per le liste d’attesa sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale, visite di controllo e interventi, con l’obiettivo di "ridurre entro un anno il periodo di attesa per tali prestazioni fino ad un massimo di 60 giorni per quelle programmate e di 30 per tutte le altre”. Tutto ciò garantendo al Ssn un "finanziamento stabile e adeguato a medio termine", oltre che assicurando "una quota non inferiore al 3% del Fondo sanitario nazionale alla Ricerca, riaffermando il principio che l’attività di ricerca sia parte integrante e fondamentale del Ssn, motore virtuoso di sviluppo del Paese".

Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram