Caro energia, Unimpresa: "Con aumento bollette ospedali in ginocchio"
E Farmindustria stoppa l'ipotesi di una tassazione degli extraprofitti: "Il settore subisce aumenti dei costi del 600% rispetto a un anno fa"

Oltre alla sanità pubblica, anche quella privata è in affanno di fronte al caro energia. A lanciare l’sos è stato il vicepresidente di Unimpresa Sanità, Giancarlo Greco: "Il folle rincaro dell'energia sta mettendo in grave difficoltà anche ospedali e cliniche private, andare avanti non sarà semplice e a pagarne il prezzo rischia di essere poi l'utenza finale, il paziente”. Secondo Greco, “occorre immediatamente mettere in campo misure di contrasto e di sostegno alle imprese che svolgono un lavoro molto delicato per gli equilibri della società".
In particolar modo, ha spiegato, “ci riferiamo al super bonus 110 che diventa essenziale per l'efficientamento prima e il risparmio energetico poi. Allo stato possono accedere solo le società non a scopo di lucro, il terzo settore, e crediamo che sia arrivato il momento di correggere questa che è una lacuna importante della misura soprattutto in questo momento con il costo dell'energia triplicato in poco tempo. Mai come in questi giorni il contenimento della spesa energetica a tutti i livelli diventa quindi essenziale per la migliore erogazione dei servizi e la possibilità di accedere al super bonus 110 per l'efficientamento energetico, anche per le imprese a tutti gli effetti che agiscono in sanità ma che non fanno parte del terzo settore, diventa essenziale. Chiediamo – ha concluso - che si metta mano subito al testo coinvolgendo anche le imprese sanitarie nel progetto per l'efficientamento e quindi il risparmio energetico".
A Unimpresa si aggiunge inoltre il cahier de doléances dell’industria farmaceutica. Proprio ieri, infatti, il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha stoppato l’ipotesi di una tassazione degli extraprofitti: “Il nostro settore si confronta oggi in Italia con aumenti dei costi dell’energia del 600% rispetto a un anno fa, con un’inflazione di addirittura l’8,4% e con prezzi al consumo dei farmaci con prescrizione scesi dell’1%. Senza dimenticare la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, valuta con la quale si pagano i principi attivi che provengono per l’80% da Cina e India”, ha spiegato.
“E se di tassazione si deve parlare -ha aggiunto -, ricordiamo quella che deriva dal cosiddetto payback, il ripiano dello sfondamento dei tetti di spesa farmaceutica pubblica palesemente sottostimati, costato sinora miliardi di euro alle imprese”. Cattani ha infine ricordato che “l’industria farmaceutica non trasferisce sui prezzi finali, che sono negoziati e amministrati, l’aumento di questi costi. È quanto mai non veritiero e inappropriato - ha concluso - parlare quindi di extraprofitti di un settore che nel nostro Paese è un pilastro essenziale per la salute dei cittadini, l’economia e l’occupazione”.
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