Sanità, ecco le linee del probabile governo Meloni
Cure territoriali, medicina predittiva, un Garante indipendente della salute e ampio spazio al benessere psicologico. Sulla pandemia, stop all'obbligo vaccinale e addio al green pass

Malgrado una netta maggioranza in termini numerici scaturita dalle urne, la formazione di un governo di centrodestra è un obiettivo ancora lontano, che richiederà svariati passaggi politici e istituzionali. Non è possibile, in questo momento, prevedere chi sarà il prossimo ministro della Salute e a quale partito apparterrà, ma intanto è lecito immaginare gli indirizzi d’azione sul settore, che saranno comunque impostati dal futuro, probabile presidente del Consiglio. Giorgia Meloni è premier in pectore e le sue idee circa l’assetto da dare al Sistema sanitario nazionale traspaiono chiaramente dal programma di Fratelli d’Italia depositato al ministero dell’Interno, che per la verità è più stringato di quello pubblicato sul sito della formazione politica.
Innanzitutto, si punta allo “sviluppo della sanità di prossimità e della medicina territoriale”, oltre al “rafforzamento della medicina predittiva” e al “incremento dell’organico di medici e operatori sanitari”. Sul primo punto, va detto, il lavoro è in gran parte già impostato dal Pnrr e dall’esecutivo uscente. Si tratterà di capire, dunque, quanto il nuovo eventuale governo a guida Meloni vorrà discostarsi e rivedere anche questa parte del Recovery plan, dopo l’acceso dibattito in campagna elettorale sulla possibile revisione del piano nel suo complesso. Circa l’incremento del personale, naturalmente, l’intento è positivo, ma rimane ancora generico e in prospettiva bisognerà fare i conti con le ristrettezze di bilancio.
C’è un passaggio importante sulla pandemia da Covid e si dice nel programma di Fdi che sarà necessario fare un “aggiornamento dei piani pandemici e di emergenza e revisione del Piano sanitario nazionale”. Spesso, durante le fasi più difficili della gestione del virus, le posizioni di Meloni sulle misure restrittive hanno suscitato vivaci dibattiti e accese polemiche. Adesso potrebbe arrivare la prova del fuoco legata alla responsabilità di governo, nella speranza (fondata) che comunque la pandemia non torni a farsi pericolosa come successo in passato. Non a caso, il programma di Fratelli d’Italia aggiunge che il contrasto al Covid va portato avanti “attraverso la promozione di comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali – come la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti – senza compressione delle libertà individuali”.
È presente, poi, negli obiettivi di governo, il “ripristino delle prestazioni ordinarie e delle procedure di screening” oltre alla riduzione “dei tempi delle liste di attesa”. Quindi ecco un obiettivo molto sentito dal centrodestra, ossia l’allargamento delle “prestazioni medico sanitarie esenti da ticket”. Infine, si cita il “riordino delle scuole di specializzazione dell’area medica” e la “revisione del piano oncologico nazionale”.
Andando invece a scandagliare la versione più dettagliata del programma del partito, colpisce innanzitutto l’approccio culturale per cui, parafrasando l’Oms, si considera la salute “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”. Ne deriva che la sanità pubblica, per Fdi, deve tornare a occuparsi del benessere del cittadino, con attenzione alla prevenzione e alla cura territoriale. Rispetto alla medicina predittiva, invece, si prevede “un meccanismo di premialità nell’accesso al sistema sanitario per chi segue un regolare e concordato percorso di monitoraggio dello stato di salute”. Un passaggio, questo, che rischia di rappresentare uno scivolone sul piano etico, nel momento in cui si immagina di dare priorità nelle cure a chi si comporta bene sul piano della profilassi.
Fdi mira poi a “promuovere la sinergia tra medici di base e sistema ospedaliero del territorio anche attraverso una piattaforma centralizzata e informatica regionale di prenotazione per la diagnostica e l’ospedalizzazione, con la possibilità per i medici di base di effettuare un certo numero di prenotazioni urgenti in ospedale e centri diagnostici”. Spunta fuori quindi l’idea della “creazione di un’autorità Garante della Salute, indipendente a livello amministrativo, con poteri ispettivi e di segnalazione alle autorità competenti, a cui ogni cittadino possa rivolgersi per carenze di qualità o mancato accesso ai servizi”.
Il partito di Meloni promette poi la riduzione delle “disuguaglianze tra le Regioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie e dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)”. E aggiunge la “possibilità per il cittadino di consentire l’accesso al proprio Fascicolo sanitario elettronico anche a medici di medicina generale, infermieri e farmacisti”, mentre c’è l’impegno a “incentivare la diffusione e lo sviluppo della telemedicina, delle cure domiciliari e dei presidi territoriali nelle aree interne a scarsa densità abitativa”. Ancora rispetto ai Lea, il partito di maggioranza relativa punta ad estenderli alle cure odontoiatriche essenziali e tira fuori l’idea delle “città cardioprotette”, agevolando “la dotazione, manutenzione e ricarica dei defibrillatori nei Comuni italiani”.
Il programma della premier in pectore ha quindi l’obiettivo di rivedere “il sistema di accesso alle facoltà a numero programmato e chiuso”, attraverso un “accesso per tutti al primo anno e selezione per il passaggio al secondo anno”. Ancora rispetto al Covid, viene accantonata qualunque ipotesi di “obbligo di vaccinazione”, piuttosto meglio puntare su “informazione, promozione e raccomandazione alla vaccinazione”, in special modo per le “fasce d’età a rischio e situazioni di fragilità”. In più, è necessario assicurare “piena libertà di scelta tra i vaccini autorizzati dall’Ema e dall’Aifa e richiami”. Infine, con perentorietà, si sancisce: “Nessuna reintroduzione del green pass”. E ci si impegna all’istituzione di una “commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia da Covid-19 nonché sulle reazioni avverse da vaccino”, autentico pallino di Fdi.
C’è infine un’ampia parte del programma dedicata alla salute psichica e psicologica. Intanto si cita l’impegno per il “potenziamento della figura dello psicologo scolastico” e per “l’incremento e l’utilizzo del Fondo per la cura dei soggetti con disturbi dello spettro autistico”. Bisogna poi “innovare e potenziare i servizi di salute mentale, la neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, oltre che creare una rete per la prevenzione e promozione del benessere psicologico, in grado di fare perno sulla scuola, nelle cure primarie e sui servizi del welfare”.
Inoltre, Fdi spiega che “il bonus psicologico, che abbiamo sostenuto in Parlamento è un primo passo per dare attenzione al bisogno insoddisfatto di cura del benessere psichico ma, evidentemente, non è né sufficiente né esaustivo. Le nostre proposte prevedono l’introduzione dello Psicologo Scolastico nell’organico della scuola, così come il potenziamento delle cure primarie, mediante l’affiancamento, ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di libera scelta, del cosiddetto Psicologo di Base, oltre alla proposta di legge sulla convenzionabilità della psicoterapia”.
Infine, il partito di Meloni conclude spiegando che “vogliamo costruire uno Stato che garantisca i servizi socio-sanitari per aiutare effettivamente le persone a superare le difficoltà psicologiche e, così facendo, prevenire anche manifestazioni psichiatriche più gravi. È in gioco la salute degli italiani, la possibilità di stare meglio con se stessi e con gli altri, di vivere una vita piena e soddisfacente, per far sentire realizzate le persone che, attivamente, dovranno contribuire a risollevare l’Italia”.
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