"Sempre pochi infermieri in Parlamento, questo incide sulle priorità"
Parla a Nursind Sanità la deputata uscente Stefania Mammì: "Avrei voluto fare di più per superare il vincolo di esclusività. Adesso lavorerò a una rete di professionisti della salute che stimoli le Istituzioni"

Sono i tanti rappresentanti delle professioni sanitarie rimasti fuori dal nuovo Parlamento, tra loro c'è Stefania Mammì, 32 anni, milanese, infermiera che conclude la sua avventura a Montecitorio dove ha rappresentato il Movimento cinque stelle nella commissione Affari sociali. Con la deputata uscente, Nursind Sanità ha fatto un bilancio del suo mandato.
Con il voto di settembre le Camere perdono diverse figure come Andrea Mandelli (presidente Ordine farmacisti), il pediatra Paolo Siani, la psicologa Paola Binetti che, come lei, hanno caratterizzato il loro percorso sui temi sociosanitari. Ci sarà un impoverimento dell'impegno su questo fronte?
Sicuramente sì, perché se non si vivono queste tematiche personalmente è difficile capire l'importanza del riconoscimento delle professioni sanitarie. Io ho posto all'attenzione le problematiche infermieristiche perché le ho vissute in prima persona. In Parlamento storicamente c'è una buona rappresentanza di medici, ma molti pochi infermieri e questo incide sulle priorità. Non tutti i provvedimenti possono essere esaminati e quando si sceglie cosa calendarizzare la voce degli infermieri è più debole.
Dell’esperienza alla Camera quale è il risultato di cui va più orgogliosa?
Dall’inizio del mio mandato ho cercato di focalizzarmi su alcuni temi e ho depositato diversi atti, come quello che riguarda l’istituzione dell’infermiere di famiglia e di comunità, figura che è diventata realtà grazie al decreto Rilancio. Orgogliosa poi di aver ottenuto nel 2018 il commissariamento dell’Enpapi (ente di previdenza e assistenza delle professioni sanitarie). Abbiamo visto rivivere l’ente grazie al puntuale e attento lavoro del commissario Eugenio D’Amico che ha sistemato i conti, dando maggiori garanzie agli infermieri liberi professionisti e ai loro risparmi.
Un risultato che invece non è riuscita a portare a casa?
Avrei voluto fare di più per superare il vincolo di esclusività che è stato allentato ma non eliminato. La sua abolizione porterebbe un beneficio agli infermieri che potrebbero guadagnare qualcosa in più e ai cittadini che avrebbero più personale a disposizione. Un altro rammarico è quello di non essere riuscita a riconoscere aumenti più sostanziosi per gli operatori sanitari, ma spero che chi è rimasto in Parlamento possa portare avanti questo impegno.
Ora riprenderà la sua professione. In che modo proverà a stare ancora accanto agli infermieri?
Tornerò al mio lavoro che mi è mancato molto perché sono entrata in Parlamento giovanissima, a 27 anni, ma porterò avanti le mie battaglie. Spero che le Camere istituiscano, come avevo indicato con una proposta di legge, una commissione parlamentare sulle professioni sanitarie per permettere di discutere con maggiore frequenza tutte le criticità degli operatori della salute. Mi piacerebbe poi creare una rete di professionisti del settore che faccia da stimolo alle istituzioni sui temi che mi hanno vista in prima linea in questi anni.