11 Ottobre 2022

Sanità pubblica ai raggi X. Gimbe presenta il suo Rapporto

L'Italia spende poco: siamo al 16esimo posto in Europa; esigibilità e aggiornamento dei Lea solo sulla carta e rischio disparità dal regionalismo differenziato. Il piano di rilancio della Fondazione in 14 punti

Di NS
Sanità pubblica ai raggi X.  Gimbe presenta il suo Rapporto

Lo stato di salute della sanità italiana, ma anche un piano di rilancio del Ssn. La fondazione Gimbe ha presentato oggi il suo quinto Rapporto, ribadendo “con fermezza l'urgente necessità di rimettere la sanità al centro”, come ha sottolineato il suo presidente Nino Cartabellotta. Un messaggio netto per il futuro nuovo governo di centrodestra.  “In una fase di grave crisi internazionale, che impone alla politica sfide estremamente ardue – continua Cartabellotta -, occorre tenere i riflettori accesi sul rischio concreto di perdere, lentamente ma inesorabilmente, un modello di servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, conquista sociale irrinunciabile per l'eguaglianza e la dignità di tutte le persone; e, senza una chiara visione sul futuro della sanità pubblica, di mancare la straordinaria opportunità offerta dal Pnrr per rilanciare il Ssn”.

Il Rapporto dimostra che, di fatto, patologie e fattori ambientali che condizionavano lo stato di salute del Ssn nell'era pre-Covid sono rimasti sostanzialmente irrisolti, fatta eccezione per il netto rilancio del finanziamento pubblico, che l'emergenza sanitaria ha al tempo stesso imposto ed eroso. Nel dettaglio, come emerge dal report Gimbe, rispetto agli 8,2 miliardi di euro del decennio 2010-2019, dal 2020 ad oggi il finanziamento pubblico alla sanità in Italia è passato da 113.810 miliardi di euro a 124.960 miliardi di euro, un aumento di ben 11,2 miliardi di euro di cui 5,3 miliardi assegnati con decreti Covid-19. Tuttavia, “se formalmente la stagione dei tagli alla sanità può ritenersi conclusa - precisa Cartabellotta - è evidente che il netto rilancio del finanziamento pubblico è stato imposto dall'emergenza pandemica e non dalla volontà politica di rafforzare in maniera strutturale il Ssn". 

Una mancata intenzione, rileva il rapporto, confermata dalle previsioni del Def 2022 e della NaDef 2022 che nel triennio 2023-2025 prevedono una riduzione della spesa sanitaria media del'1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/Pil che nel 2025 precipita al 6,1%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Non solo, ma il confronto internazionale restituisce risultati simili a quelli dell'era pre-Covid: nel 2021 la spesa sanitaria totale in Italia è sostanzialmente pari alla media Ocse in termini di percentuale di Pil (9,5% vs 9,6%), ma inferiore come spesa pro-capite ( 4.038 dollari vs 4.435 dollari). Soprattutto, la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media Ocse (3.052 dollari vs  3.488 dollari) e in Europa ci collochiamo al 16° posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità, con un gap dai 285 dollari  della Repubblica Ceca ai 3.299 dollari della Germania. "Francamente impietoso - commenta il presidente della Fondazione - il confronto con i Paesi del G7 sulla spesa pubblica: dal 2008 siamo fanalino di coda con gap sempre più ampi e oggi divenuti incolmabili".

 

"Peraltro, se oggi la pandemia non ha ancora mollato la presa - precisa il numero uno della Fondazione - presenta già il conto dei suoi effetti a medio-lungo termine": dal ritardo nell'erogazione di prestazioni chirurgiche, ambulatoriali e di screening che hanno ulteriormente allungato le liste di attesa, all'impatto sul Ssn di nuovi bisogni di salute, in particolare long-Covid e salute mentale. Ma soprattutto l'ulteriore indebolimento del personale sanitario: pensionamenti anticipati, burnout e demotivazione, licenziamenti volontari e fuga verso il privato lasciano sempre più scoperti settori chiave del Ssn, in particolare i Pronto soccorso, e deserti i numerosi concorsi. Per far fronte alla domanda di personale si ricorre così ad insolite modalità: cooperative di servizi, reclutamento di medici in pensione e chiamate di medici dall'estero. "Considerato che i consistenti investimenti per nuovi specialisti e medici di famiglia daranno i loro frutti non prima rispettivamente di 5 e 3 anni - spiega il presidente – il nodo del personale sanitario è entrato nella sua fase più critica che richiede soluzioni straordinarie in tempi brevi".

Non c’è solo il nodo personale, tuttavia. Altro tasto dolente riguarda i Lea dal momento che non si è mai concretizzato il loro aggiornamento continuo per mantenere allineate le prestazioni all'evoluzione delle conoscenze scientifiche; in secondo luogo - evidenzia il Rapporto – le nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica non sono esigibili su tutto il territorio nazionale perché ‘decreto Tariffe’ non è mai stato approvato per carenza di risorse economiche; infine il Nuovo Sistema di Garanzia, la nuova "pagella" con cui lo Stato darà i ‘voti’ alle Regioni, non è affatto uno specchio fedele per valutare la qualità dell'assistenza. "A quasi sei anni dal Dpcm che ha istituito i 'nuovi Lea' – afferma ancora Cartabellotta - le diseguaglianze regionali, in termini di esigibilità di prestazioni e servizi a carico del Ssn, non dipendono solo dalle capacità di erogazione delle Regioni, ma affondano nell'impianto istituzionale di aggiornamento e verifica dei Lea. Un impianto che richiede una profonda revisione di responsabilità, metodi e strumenti, perché l'esigibilità di servizi e prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale non rimanga solo sulla carta". Sulle regioni e in particolare sul regionalismo differenziato in sanità, infine, dalla Fondazione arriva un invito al nuovo Esecutivo a “maneggiare con cura” la materia perché “l'attuazione tout-court delle maggiori autonomie – avverte Cartabelltotta - richieste non potrà che esasperare le diseguaglianze regionali, ampliando il
divario tra Nord e Sud del Paese".  

Il Rapporto, infine, come detto, contiene anche una precisa ricetta di rilancio per il Servizio sanitario nazionale. Sono 14 punti in tutto. Nel dettaglio:

- LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE: mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali (health in all).
- APPROCCIO 'ONE HEALTH': attuare un approccio integrato alla gestione della salute, perché la salute dell'uomo, degli animali, delle piante e dell'ambiente, ecosistemi inclusi, sono strettamente interdipendenti.
- GOVERNANCE STATO-REGIONI: rafforzare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, nel rispetto delle loro autonomie, per ridurre diseguaglianze, iniquità e sprechi.
- FINANZIAMENTO PUBBLICO: rilanciare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, al fine di allinearlo alla media dei paesi europei.
- LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA: garantire l'uniforme esigibilità dei Lea in tutto il territorio nazionale, il loro aggiornamento continuo e rigoroso monitoraggio, al fine di ridurre le diseguaglianze e rendere rapidamente accessibili le innovazioni.
- PROGRAMMAZIONE, ORGANIZZAZIONE E INTEGRAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-SANITARI: programmare l'offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute della popolazione e
renderla disponibile tramite reti integrate che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane, al fine di superare la dicotomia ospedale-territorio e quella tra assistenza sanitaria e sociale.
- PERSONALE SANITARIO: rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità: investire sul personale sanitario, programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari, riformare i processi di formazione e valutazione delle competenze, al fine di valorizzare e motivare
la colonna portante del Ssn.
- SPRECHI E INEFFICIENZE: ridurre gli sprechi e le inefficienze che si annidano a livello politico, organizzativo e professionale, al fine di reinvestire le risorse recuperate in servizi essenziali e vere innovazioni, aumentando il value dellaspesa sanitaria.
- RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO: disciplinare l'integrazione pubblico-privato secondo i reali bisogni di salute della popolazione e regolamentare la libera professione per evitare diseguaglianze e iniquità di accesso.
- SANITÀ INTEGRATIVA: avviare un riordino legislativo della sanità integrativa al fine di arginare fenomeni di privatizzazione, aumento delle diseguaglianze, derive consumistiche ed erosione di risorse pubbliche.
- TICKET E DETRAZIONI FISCALI: rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo princìpi di equità sociale e prove di efficacia di farmaci e prestazioni, al fine di evitare sprechi di denaro pubblico e ridurre il consumismo sanitario.
- TRANSIZIONE DIGITALE: diffondere la cultura digitale e promuovere le competenze tecniche tra professionisti sanitari e cittadini, al fine di massimizzare le potenzialità delle tecnologie digitali e di migliorare accessibilità ed efficienza in sanità e minimizzare le diseguaglianze.
- INFORMAZIONE AI CITTADINI: potenziare l'informazione istituzionale basata sulle migliori evidenze scientifiche, al fine di promuovere sani stili di vita, ridurre il consumismo sanitario, aumentare l'alfabetizzazione sanitaria della popolazione, contrastare le fake news e favorire decisioni informate sulla salute.
- RICERCA SANITARIA: destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari un importo pari ad almeno il 2% del fabbisogno sanitario nazionale standard, al fine di produrre evidenze scientifiche per informare scelte e investimenti del Ssn.

Si tratta in sintesi di un piano “finalizzato non a una manutenzione ordinaria per una stentata sopravvivenza del Ssn, ma all'attuazione di riforme e innovazioni di rottura per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia".