24 Ottobre 2022

Centri periferici e hub contro le infezioni sessualmente trasmesse

L'Iss lancia un nuovo modello di prevenzione: "Sono malattie spesso curate in ritardo. Fondamentale facilitare l'accesso a diagnosi e cura"

Di NS
Foto dal sito del Ministero della salute
Foto dal sito del Ministero della salute

Una rete con centri periferici territoriali (centri spoke) e centri di riferimento con elevate competenze multidisciplinari (centri hub), un accesso facilitato per i pazienti, in tempi brevi e con costo ridotto e una diffusione capillare degli strumenti di prevenzione. È questo il modello organizzativo per la lotta alle infezioni sessualmente trasmesse (Ist) che emerge dal progetto coordinato dal Dipartimento di malattie infettive-Iss “Sperimentazione di nuovi modelli organizzativi integrati ospedale-territorio per la prevenzione e il controllo delle Ist: percorsi diagnostico-assistenziali agevolati ed offerta di screening gratuiti mirati”, i cui risultati sono stati presentati durante un convegno che si è tenuto nella sede dell’Istituto.

“Le infezioni sessualmente trasmesse sono patologie diffuse ma, purtroppo, troppo spesso sono diagnosticate e curate tardivamente e questo favorisce la loro diffusione. Inoltre, toccano una sfera molto privata e intima della vita delle persone e questo merita particolare attenzione -  ha sottolineato Anna Teresa Palamara, che dirige il Dipartimento malattie infettive dell'Iss -. È fondamentale quindi mettere in campo una serie di iniziative che facilitino l’accesso alla diagnosi e alla cura potenziando o creando Centri a cui possano rivolgersi i pazienti ai primi sintomi in maniera rapida e anonima”.

 

Il progetto, realizzato in accordo e con il supporto tecnico e finanziario del ministero della Salute – Ccm, ha coinvolto otto unità operative che hanno adottato una pianificazione e una sperimentazione di percorsi diagnostico-assistenziali agevolati per le Ist sul territorio nazionale. Ne è scaturito un modello assistenziale innovativo, e una serie di azioni da mettere in campo per contrastare meglio queste patologie, che secondo l’Oms contano un milione di casi ogni anno nel mondo e che sono segnalate in crescita anche nel nostro Paese.
Ecco i punti su cui verte il nuovo modello: 
-Sviluppare una rete con centri periferici territoriali (centri spoke) (medico di famiglia, consultorio, specialista ambulatoriale) e centri di riferimento con elevate competenze multidisciplinari (centri hub) (dermatologo, ginecologo, infettivologo, urologo, andrologo, pediatra, microbiologo, psicologo, infermiere) e una adeguata formazione comunicativo-relazionale;

-Garantire un accesso facilitato, visite e indagini diagnostiche in giornata o in breve tempo, a costo ridotto (se non gratuite per alcune prestazioni e/o per alcuni gruppi di popolazione);

-Veicolare la prevenzione delle Ist (preservativo, screening) in modo più capillare. 

 

“È il momento di elaborare un piano strategico nazionale Ist – ha affermato Barbara Suligoi, responsabile del progetto - e l’esperienza di questo progetto può fornire utili indicazioni in questo senso per un modello che contrasti la dispersione dei soggetti con Ist in ambiti sanitari diversi e la mancanza di uniformità e appropriatezza nei percorsi diagnostico-assistenziali”.