"Il Covid è in una nuova fase, ma non allentare attenzione sui più fragili"
L'infettivologo del Gemelli Roberto Cauda a Nursind Sanità: "Resta opportuno vaccinarsi per le categorie esposte. Saranno invece gli ospedali a decidere come utilizzare il personale non immunizzato"

Il Covid vive una fase nuova che può essere affrontata con un atteggiamento e con misure diversi da quelli dell'emergenza, senza però "allentare l'attenzione soprattutto sui più fragili". Ne è convinto il professor Roberto Cauda, direttore della Unità di malattie infettive del Gemelli e professore ordinario di malattie infettive alla Università Cattolica di Roma. Con Nursind Sanità l'esperto fa il punto sulla variante Cerberus e sulle misure di contrasto che lo stesso governo potrebbe rivedere. Per Cauda bisogna proteggere anziani e fragili che devono vaccinarsi anche dalla influenza. E le mascherine? "Sono da raccomandare nei luoghi chiusi e affollati, in ospedale meglio mantenere l'obbligo".
Con l'arrivo dell'inverno e di Cerberus abbiamo da temere una nuova impennata di contagi?
Il Centro di controllo europeo delle malattie infettive prevede che questa variante diventi prevalente tra la fine dell'anno e l'inizio del 2023 e invita a una grande attenzione per capire la risposta immunitaria. Non abbiamo ancora un quadro completo, ma credo che Cerberus abbia una trasmissibilità simile a Omicron e non dovrebbe portare a forme gravi di malattia.
È comunque opportuno vaccinarsi?
Credo che debbano proteggersi le persone più fragili con patologie e le persone anziane, non solo dal Covid ma anche dalla influenza, che negli ultimi anni ha avuto un impatto molto limitato, grazie alle misure di contrasto della pandemia. Ora che abbiamo allentato il distanziamento e l'uso della mascherina il virus stagionale rappresenta un'incognita da gestire. Dobbiamo evitare le forme gravi, quindi per le categorie più fragili non dobbiamo abbassare la guardia, mentre non credo sia necessaria una vaccinazione di massa.
Le mascherine possono essere abbandonate?
Nella popolazione generale vedo una certa stanchezza nell'utilizzo, ma penso che vadano raccomandate nei luoghi chiusi, affollati come i mezzi di trasporto. Negli ospedali manterrei l'obbligo.
La nuova fase può consentire anche un allentamento di isolamento e quarantena, come sta pensando di fare il Governo?
Per i positivi, asintomatici o che perdono i sintomi dopo pochi giorni, lascerei i cinque giorni per poter concludere l'isolamento con un tampone negativo. Mi sembra una misura prudente. Rispetto alla quarantena, forse si possono ridurre i tempi di auto sorveglianza dei contatti stretti, attualmente fissati in dieci giorni, perché la nuova variante ha un'incubazione ridotta, che va dai tre ai cinque giorni.
L'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari può essere un ricordo del passato?
Premetto che quella norma ha avuto una grande efficacia, tant'è che gli operatori non vaccinati sono veramente pochissimi, si parla dello 0,7%. Quando è stato imposto l'obbligo, è stata una misura condivisibile ed è stato giusto prevedere delle sanzioni, ma ora non vedo nulla di scandaloso se vengono a cadere. Semmai saranno gli ospedali a valutare come inserire il personale: senza demansionamenti, ma individuando ruoli a più basso contatto con l'utenza.
Si può quindi passare dall'obbligo alla raccomandazione?
Usciti dalla fase di emergenza credo si possa passare dall'obbligo di legge all'obbligo deontologico a tutela propria e dei pazienti. Sarebbe efficace rafforzare il messaggio sulla utilità dei vaccini in generale a partire dalle università e tramite gli ordini professionali.