03 Novembre 2022

"La quarantena? Si può ridurre con l'obbligo di mascherine Ffp2"

Parla a Nursind Sanità il senatore Ignazio Zullo (FdI) che difende la misura sul reintegro dei no vax e chiede "una moratoria sulle incompatibilità pubblico-privato per medici e infermieri"

Di Giovanni Cedrone
"La quarantena? Si può ridurre con l'obbligo di mascherine Ffp2"

“Siamo pronti a rivedere la quarantena per i positivi Covid. Oggi il virus è meno aggressivo e dobbiamo concentrarci sulla vera priorità che è il drammatico allungamento delle liste di attesa”. Sul tema di dibattitto di queste ore, parla a Nursind Sanità Ignazio Zullo, medico specialista in Igiene e medicina preventiva e oggi neo senatore di Fratelli d’Italia.
La scorsa estate era stato l’allora sottosegretario Andrea Costa a immaginare questa possibilità, ma poi non se n’era fatto più niente. Oggi i virologi si dividono tra chi è favorevole all’eliminazione e chi è contrario, ma con il nuovo corso impresso dal ministro Orazio Schillaci la misura sembra a portata di mano. Zullo difende il provvedimento sul reintegro anticipato dei sanitari no vax e, sul fronte della carenza di professionisti della sanità, lancia l’idea di una moratoria transitoria sulle incompatibilità pubblico-privato: “Si tratta di una misura che potrà essere utile anche per l’emergenza-urgenza dove è sempre più difficile reperire professionisti”.

Senatore, il Governo ha varato un decreto che anticipa il rientro in servizio dei sanitari no vax, una misura che sta generando polemica…   
La misura è assolutamente valida perché bisogna fare una valutazione complessiva del rischio. Oggi la possibilità che un operatore sanitario non vaccinato, con indosso una mascherina, possa trasmettere il virus più di uno vaccinato è di gran lunga scemato rispetto ai mesi scorsi, considerando anche che la virulenza del virus si sta indebolendo. È giusto dunque riammettere in servizio operatori sanitari che sono indispensabili anche perché la vera emergenza sanitaria del momento è quella delle lunghe liste di attesa che impediscono la diagnosi precoce delle patologie e il corretto svolgimento dei controlli nei follow up di malattie neoplastiche e croniche.

La quarantena per i positivi potrebbe essere rivista?
È sempre una questione di valutazione del rischio. La quarantena si può ridurre nel momento in cui obblighiamo le persone positive a tenere le mascherine. Dobbiamo tenere presente che una Ffp2 ha una efficacia filtrante del 95%.

La Regione Puglia ha detto che non reintegrerà gli operatori non vaccinati.
La Regione Puglia fonda questa sua convinzione su un obbligo imposto per legge regionale che ha efficacia giuridica solo se questo obbligo è previsto da una norma nazionale o comunque da una direttiva ministeriale. Venendo meno questa condizione è evidente che la legge regionale ha perso efficacia giuridica. Purtroppo, la Regione Puglia si distingue nel varare leggi palesemente incostituzionali, va spesso oltre le sue competenze invadendo quella dello Stato. Sinora ha avuto un governo amico, adesso è finita la pacchia anche per Emiliano.

È favorevole a una commissione di inchiesta sulla gestione Covid?          
Sarà molto utile e non solo per capire cosa è successo sul fronte della gestione delle risorse finanziarie. Noi dobbiamo anche sapere se sono stati fatti errori nelle misure adottate. Con i virus e le malattie infettive dovremo confrontarci anche in futuro perché ormai il salto di specie di alcuni patogeni da animale a uomo è facile e questo rappresenta un tema di grande interesse per l’igiene pubblica.

La sua esperienza da medico e da consigliere regionale le sarà utile in Parlamento? Assolutamente sì. Il primo tema su cui lavorare è quello dei Livelli essenziali di assistenza che attengono alle competenze dello Stato mentre l’organizzazione dei servizi è di competenza delle Regioni. Dobbiamo valutare se l’organizzazione dei servizi effettuata da queste ultime è in grado di poter assicurare uniformemente i Lea. Oggi purtroppo registriamo un drammatico allungamento delle liste di attesa e ai cittadini non sono sempre garantite le cure.

La sanità regionalizzata ha creato dei cittadini di serie A e di serie B sul fronte della salute, con grandi differenze tra i territori.      
Dovremmo trovare un sistema di monitoraggio, ma anche di contrappeso rispetto all’azione delle Regioni per capire dove intervenire con dei provvedimenti dello Stato e rendere omogenea l’assistenza di salute e la fruizione delle prestazioni e dei servizi.

I medici e gli operatori sanitari italiani sono tra i meno pagati d’Europa. Cosa fare per invertire la rotta?
Da una parte dobbiamo assicurare la giusta retribuzione economica. Poi dobbiamo creare una moratoria sulle incompatibilità per almeno due-tre anni fino a quando il sistema universitario non sarà in grado di formare un numero adeguato di specialisti. Oggi il medico e l’infermiere hanno nel sistema pubblico un rapporto esclusivo con la loro azienda. Anche per sopperire alla mancanza di professionisti, sarebbe essenziale liberare per un periodo transitorio i medici e gli infermieri, fermo restando che l’operatore sanitario deve assicurare il raggiungimento degli obiettivi all’azienda sanitaria pubblica. Si tratta di una misura che potrà essere utile anche per l’emergenza-urgenza dove è sempre più difficile reperire professionisti.

È favorevole al numero chiuso alla Facoltà di Medicina?
Posso essere favorevole se però ampliamo le strutture di formazione. Il numero chiuso si coniuga con le potenzialità formative che il nostro sistema universitario mette in campo. Se noi allarghiamo le basi del sistema formativo, e quindi aumentiamo le potenzialità di formazione delle Università, il numero chiuso può rimanere perché è sempre garanzia di una formazione di qualità.

In caso contrario?
Se non riusciamo è evidente che il numero chiuso crea un imbuto all’immissione di medici nel mondo del lavoro, da cui deriva la carenza che vediamo oggi e che mette a repentaglio i servizi per i cittadini.