Sanità: sale la protesta contro i saldi della Nadef
Fnomceo: "Nei riparti si è persa la dignità del lavoro". Governo atteso al varco con la legge di Bilancio, dopo una Nota di aggiornamento che conferma il calo delle risorse per il comparto

Sale la protesta del comparto sanitario per i numeri della Nadef riveduta e corretta dal Governo Meloni. Gli operatori della salute hanno già alzato la voce e chiedono un segnale forte in favore della valorizzazione del personale, piagato tra l’altro da croniche carenze di organico che vedono, per esempio, un buco di almeno 70mila infermieri.
In realtà le cifre della nuova Nota di aggiornamento al Def non fanno che riconfermare i saldi della spesa sanitaria scritti dall’esecutivo Draghi. I conti sono da allarme rosso per il settore, visto che la pandemia sembra non aver insegnato nulla: i finanziamenti del fondo per il Ssn camminano infatti su un piano inclinato che li vede crollare dal 7,2% del Pil nel 2021 fino al 6% del 2025, laddove con le previsioni del Governo precedente la percentuale a fine periodo era al 6,1 in ragione di una diversa stima del Prodotto interno lordo.
In valori assoluti, si tratta di risorse che nel quinquennio resteranno inchiodate sotto la soglia dei 130 miliardi di euro (superata solo nel 2022-2023 per poi tornare giù). È chiaro che in queste condizioni il Servizio sanitario non sembra in grado di affrontare le riforme epocali che lo attendono, a partire dal riassetto dell’assistenza territoriale voluto con il Pnrr e caratterizzato in primis dalle Case e dagli Ospedali di comunità. Un primo cambio di rotta è atteso con la prossima legge di Bilancio, ma si sa che gli spazi finanziari sono ridottissimi e la sanità non sembra in cima alle priorità, almeno in questa fase.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, si è impegnato a intervenire in favore del personale, ma il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, attacca: “Nei riparti si è persa la dignità del lavoro, violata dalla carenza del personale”, per cui “intervenire su questo significa migliorare il servizio”, a partire da settori come “l’Emergenza urgenza e il Pronto soccorso che vivono una condizione drammatica”. Secondo Anelli, infatti, "il mancato investimento sui professionisti sanitari rappresenta un duro colpo per il Servizio sanitario nazionale. Rinvia di un anno soluzioni che potrebbero essere adottate subito per fermare l’emorragia di medici verso il privato e verso l’estero. Di questo passo, il rischio che il sistema salti è molto concreto".