23 Novembre 2022

"Il Ssn si sta svuotando. E' ora di invertire la rotta"

Filippo Anelli (Fnomceo), in audizione al Senato, lancia l'allarme: "Puntare di più sulle professioni sanitarie". Abolire l'obbligo vaccinale? "Non significa sminuire l'utilità del vaccino"

Di NS
"Il Ssn si sta svuotando. E' ora di invertire la rotta"

"Abolire l’obbligo non significa sminuire l’utilità del vaccino. L’obbligo vaccinale si inserisce in un contesto più generale rispetto alla deontologia, che è quello dei diritti previsti dall’articolo 32 della Costituzione secondo cui nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Quindi il tema dell’obbligo attiene esclusivamente al legislatore che deve valutare se l’interesse legittimo dell’individuo a determinare se sottoporsi o no alla vaccinazione sia o meno prevalente rispetto alla tutela della salute collettiva”. Lo ha detto il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, ascoltato questa mattina in audizione presso la commissione Giustizia del Senato sulla conversione in legge del decreto che, tra le altre disposizioni, ha anticipato al 2 novembre la cessazione dell’obbligo vaccinale per i professionisti sanitari.

Soltanto "marginale", però, secondo la Fnomceo, l’effetto sugli organici degli ospedali e sulla medicina del territorio. Abbiamo stimato che i medici reintegrati nel Servizio sanitario nazionale sono meno di mille – ha fatto presente Anelli – mentre la carenza è di 20mila colleghi tra ospedale e territorio. La mancanza di medici in molte regioni italiane è del resto un problema noto e denunciato da tempo".

L'organico, e quindi il nodo del capitale umano, è uno dei tasti su cui Anelli ha insistito di più: "Il Servizio sanitario pubblico si sta svuotando, sta perdendo la sua linfa vitale" e appunto " il suo capitale umano". A tal proposito, il numero uno della Federazione ha ricordato anche la recente analisi dell’Istituto Piepoli, secondo la quale un medico italiano su tre, potendo, andrebbe subito in pensione. E, a sognare di appendere al chiodo il camice bianco, è proprio la 'fetta' più giovane della professione, quella che dovrebbe essere più motivata ed entusiasta: il 25% dei medici tra i 25 e 34 anni e il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni.

Una condizione trasversale anche alle altre professioni sanitarie, tant'è che è lo stesso Anelli a rimarcarlo: “Un dato allarmante – ha commentato – che esprime la crisi in cui versa il nostro Servizio sanitario nazionale. Così, i Pronto soccorso, i reparti ospedalieri, la medicina generale diventano sempre meno attrattivi per i professionisti. I reparti e il territorio si svuotano di medici e personale, le liste di attesa si allungano, le disuguaglianze di salute si acuiscono. Non siamo solo noi medici, solo noi operatori a dirlo: lo evidenziano i giudici contabili, lo scontano ogni giorno i cittadini, lo documentano i media. È il momento di invertire la rotta".

Di qui l'auspicio espresso in Senato affinché "il Governo e il Parlamento individuino le risorse che sono necessarie, anzi indispensabili e urgenti per sostenere il Servizio sanitario nazionale. Crediamo che puntare sempre di più sulle professioni sia fondamentale e alla vigilia del dibattito parlamentare sulla Legge finanziaria riteniamo che sia doveroso da parte di questa Federazione richiamare la politica a un senso di responsabilità verso il Servizio sanitario nazionale".
Investire nel Servizio sanitario nazionale oggi – ha concluso Anelli – ci sembra il richiamo più importante che vorremmo rivolgere alla politica. Non servono soltanto interventi normativi: servono in questo momento risorse. Servono ai medici, sempre più preoccupati delle loro condizioni. Servono per i pazienti, che molto spesso si ritrovano senza medici di famiglia e di fronte al problema delle liste di attesa".

 

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