02 Dicembre 2022

Sanità, dopo le critiche Giorgetti fa la difesa d’ufficio sui numeri

Il ministro dell’Economia in audizione sulla manovra: “Quasi 17 miliardi in più tra il 2019 e il 2025. E poi c’è il Pnrr”. Peccato che le risorse aggiuntive copriranno appena i rincari delle bollette

Di NS
Mentre il mondo della sanità contesta le scarse risorse investite nel settore, dopo Orazio Schillaci tocca a Giancarlo Giorgetti la difesa d’ufficio degli stanziamenti in manovra. Sì, perché se il ministro della Salute ripete da giorni che il "governo ha assicurato 2,2 miliardi alla sanità nel 2023" e altri 2,4 si aggiungeranno nel 2024, il titolare del Mef parla addirittura di investimenti strutturali crescenti per il Ssn
In audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato per illustrare la legge di Bilancio, il ministro dell’Economia ha sottolineato che per quanto riguarda le spese per la salute "ci sono diversi interventi. Innanzitutto, l’incremento del livello del fabbisogno sanitario nazionale per un importo di 2.150 milioni per l’anno 2023, 2.300 milioni per l’anno 2024 e 2.600 milioni a decorrere dall’anno 2025. Nel periodo 2019-2025 il livello di finanziamento del Ssn registra un aumento di circa 17 miliardi". 
 
Gli ulteriori incrementi previsti dal disegno di legge di bilancio 2023, pertanto, ha spiegato, "consolidano un finanziamento che nell’anno 2023, rispetto al periodo pre-emergenziale (anno 2019), registra un incremento di oltre 14.000 milioni di euro (+12%) che diventano +16.900 nel 2025 (+15%). Ricordo che nel 2023 una quota di 1.400 milioni è stata preordinata a sostenere l’aumento dei costi energetici". Quindi, per il titolare del Mef, "il livello di risorse a disposizione del Ssn è stato sempre incrementale e il livello di finanziamento del Ssn sconta finanziamenti strutturali crescenti anche se parte dei costi emergenziali verranno meno nel tempo". "A tali risorse - ha concluso Giorgetti - si aggiungeranno le risorse stanziate dal Pnrr per altri 15,63 miliardi di euro da destinare a reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza territoriale sanitaria nonché per la ricerca e la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale".
 
Queste le cifre del ministro, mentre i dubbi restano tutti. Rimangono le perplessità sugli stanziamenti aggiuntivi in manovra che forse basteranno appena a coprire il buco dei rincari energetici. Mentre le incognite sul Pnrr è lo stesso governo Meloni ad alimentarle, mettendo le mani avanti e non risparmiando allarmi quotidiani sui costi e sui tempi di attuazione del (sempre più fantomatico?) Piano.
 
 
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