05 Dicembre 2022

Nursind a congresso: ecco la relazione del segretario

Il sindacato degli infermieri celebra a Roma la sua ottava assise. Qui un ampio estratto dall'intervento di Andrea Bottega: "Continua il lavoro per valorizzare la nostra professione"

Di NS
Nursind a congresso: ecco la relazione del segretario

Si è aperto oggi a Roma l’ottavo Congresso nazionale del Nursind. Pubblichiamo un ampio estratto dalla relazione del segretario nazionale, Andrea Bottega:

 

“Carissimi colleghi, gentili ospiti,
ci ritroviamo assieme dopo quattro anni dal Congresso di Torino e più di un biennio di una pandemia che ha provato fortemente il nostro sistema sanitario e ha colpito più di ogni altra la nostra professione. Non bastasse questo a mettere in difficoltà il Paese, a distanza di oltre 70 anni il Continente europeo deve fare di nuovo i conti con una guerra che coinvolge lo scacchiere mondiale. Alla crisi sanitaria si è unita la crisi energetica e un’ulteriore crisi economica che, a cicli sempre più brevi, mette a rischio la tenuta sociale, deprime tragicamente la crescita, colpisce il benessere e l’allargamento dei diritti; così anche il nostro Servizio sanitario nazionale è sempre più in affanno e avrebbe davvero bisogno di una cura salvavita.
Il pericolo concreto è che questo scenario porti allo smantellamento del Ssn pubblico, equo e universale. I segnali ci giungono da molteplici parti, nonostante l’iniezione di investimenti derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare la sempre più drammatica carenza di personale infermieristico, uno dei pilasti fondamentali del nostro sistema, e la scarsa attrattività della professione mettono a rischio la possibilità di erogare l’assistenza necessaria ai nostri cittadini. Mai come oggi abbiamo difficoltà a reperire forza lavoro nel mercato e, anzi, dobbiamo far fronte alle dimissioni sempre più frequenti dal lavoro ospedaliero. Ciò è anche comprensibile, date le condizioni operative sempre più soverchianti e gli stipendi sempre più bassi.
La previsione di un definanziamento del fondo sanitario nazionale ci preoccupa molto, perché il nostro sistema salute ha bisogno di aiuto, non di risorse una tantum, ma strutturali per investire sul capitale umano. Quindi di risorse per la stabilizzazione, le assunzioni e la remunerazione del personale.
Se ci preoccupiamo per il definanziamento della sanità pubblica è perché non possiamo accettare che i bisogni di salute siano messi in lista d’attesa. Non possiamo accettare di rivivere l’esperienza pandemica con il sacrificio di ulteriori morti perché il sistema è impreparato e senza adeguati presidi di sicurezza. Non possiamo accettare che i carichi di lavoro dovuti alla carenza di personale degradino la nostra professionalità e la sicurezza delle nostre attività assistenziali.
Come ha evidenziato il recente rapporto Oasi del Cergas-Bocconi, durante e a seguito del Covid ha preso piede la narrazione circa un aumento delle risorse e lo sviluppo di nuove organizzazioni e offerte di servizi che non corrisponde alla realtà. La Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza prevede, infatti, una riduzione della spesa per il Ssn in rapporto al Pil dell’1%: dal 7,1% del 2022 al 6,1% del 2025.
Nei prossimi anni, quindi, dovremmo fare i conti con le carenze di personale (medici di famiglia e infermieri) e con le innovazioni del Pnrr (case della salute, ospedali di comunità) che di fatto non permetteranno l’attivazione di nuovi servizi con risorse aggiuntive, ma una necessaria riorganizzazione dei fondi già esistenti per garantire le nuove prestazioni solo sulla carta, visto che queste ultime saranno necessariamente sostitutive e non aggiuntive. In sostanza è il classico gioco delle tre carte.
Ma veniamo a noi.
In questi ultimi 4 anni siamo ulteriormente cresciuti, consolidando la nostra rappresentanza all’interno della categoria e nella sanità. Siamo alla soglia dei 50 mila iscritti ed arriviamo a una certificazione dei dati di rappresentanza da parte dell’Aran di più di 41.000 iscritti a dicembre 2021, con una crescita del 50% rispetto ai quasi 27.000 del 2017. Purtroppo, per la prima volta, il voto RSU ha registrato un consenso inferiore al numero di iscritti (35.126 voti), pur se in aumento di 3 mila voti rispetto alle passate elezioni. Ciò si spiega ampiamente attraverso l’incidenza della pandemia sul lavoro in sanità ed in particolar modo sulla nostra categoria.
Il Nursind, nell’ultimo quadriennio, ha avuto una maggiore visibilità mediatica anche a seguito della pandemia che ha acceso i riflettori dell’opinione pubblica e della politica sul valore della nostra professione. Siamo passati in poco tempo da invisibili ad eroi. E pensare che noi non abbiamo mai chiesto di essere riconosciuti come eroi, ma come professionisti. Abbiamo lottato per la sicurezza nei luoghi di lavoro e abbiamo pagato a caro prezzo la nostra vicinanza con i malati. Tutti noi ricordiamo le prime mascherine ridicole, fatte con il panno per pulire i pavimenti, o le prime tute fai da te con i sacchi dell’immondizia. Abbiamo fatto sentire la nostra voce in televisione e nei giornali. Abbiamo ricevuto, durante la prima ondata, la solidarietà dei cittadini. Abbiamo dato la nostra vita e la nostra salute per la vita e la salute dei nostri assistiti, consapevoli del fatto che la pandemia aveva scarse soluzioni terapeutiche e mediche, ma tantissime implicazioni assistenziali ed infermieristiche.
Come detto, ci ha lasciato abbastanza indifferenti l’appellativo di “eroi” che ci hanno cucito addosso, non solo perché abbiamo sempre fatto solo il nostro lavoro, ma anche perché ci è sembrato solo un modo per lavarsi la coscienza e darci una pacca sulle spalle. Tant’è che abbiamo manifestato pubblicamente con una grande iniziativa il 15 ottobre 2020 davanti a Montecitorio per chiedere di riconoscere concretamente il valore della nostra professione. Abbiamo ottenuto un primo segnale con lo stanziamento di 335 milioni di euro per l’indennità di specificità. Adesso, è su questa voce che il nostro impegno si dovrà concentrare per il prossimo futuro: è un’indennità che va potenziata per noi infermieri e va portata allo stesso livello per le ostetriche, come inizialmente avevamo proposto. Ci siamo dati da fare a livello parlamentare per chiedere un anticipo a gennaio di quest’anno dell’erogazione dell’indennità di specificità, ma abbiamo dovuto attendere la firma del contratto per cominciare a ricevere solo il mese scorso, dopo 2 anni, gli arretrati di quanto ci spettava.
Abbiamo poi portato la nostra voce e la nostra esperienza anche fuori i confini nazionali, aderendo nel marzo 2020 al Global Nurses United attraverso la partecipazione ad incontri internazionali e l’invio di richieste all’OMS.
La firma del contratto nazionale di lavoro il 2 novembre 2022 è stata il coronamento di un impegno durato 24 anni. Lo scopo del sindacato, infatti, è firmare accordi vantaggiosi per i lavoratori e i loro diritti. Ci siamo lasciati al Congresso di Torino nel 2018 con la ferma decisione di non sottoscrivere il precedente rinnovo. Oggi altrettanto convintamente, e sempre in modo condiviso, confermiamo la nostra firma del Contratto nazionale di lavoro del comparto Sanità pubblica. Un accordo migliorato sotto l’aspetto normo-giuridico della tutela dei diritti e strutturato economicamente verso un sistema degli incarichi che valorizzi le professionalità di infermieri ed ostetriche. Siamo di fronte a un incremento economico per gli infermieri maggiore rispetto alle altre professioni. È evidente che non avrebbe avuto alcun senso non firmare un contratto che abbiamo fattivamente contribuito a scrivere.
La raggiunta piena titolarità delle agibilità, con la partecipazione alle relazioni sindacali, apre ora un’ulteriore stagione di crescita. Le aspettative della categoria sono a questo punto nelle vostre mani, nelle mani dei delegati aziendali e regionali.
Ma il 2023 sarà già l’anno della rilevazione delle deleghe sindacali ai fini della rappresentatività per il triennio 2025-2027, un appuntamento a cui dobbiamo presentarci ancora più forti di adesso. Nel 2024 si dovrebbero tenere poi di nuovo le elezioni per le RSU. Nella legge di bilancio non sembrano proprio esserci risorse a parte l’incremento dell’indennità di pronto soccorso a partire dal 2024 e l’una tantum sull’indennità di vacanza contrattuale. Dunque, si dovrà inoltre ragionare sulla nuova piattaforma per il rinnovo del CCNL 2022-2024. Pure la sanità privata sarà chiamata a rinnovare il proprio contratto di lavoro e il nostro obiettivo rimane quello di costruire una rappresentanza che ci permetta, anche a quel tavolo, di partecipare alla stipula dell’intesa. Da questo punto di vista non abbiamo mai cessato di proporre modifiche legislative e intraprendere iniziative legali.
I prossimi appuntamenti ci vedono altresì impegnati nel rinnovo del contratto nazionale sezione del personale del ruolo della ricerca e nella stipula dell’accordo quadro sulla rappresentatività, sui distacchi e permessi.
Il nuovo direttivo che si andrà ad eleggere dovrà pure prendere in considerazione alcuni aspetti di organizzazione interna a cominciare dal regolamento di funzionamento dei coordinamenti regionali. Ma c’è nondimeno da intervenire sulla distribuzione di distacchi e permessi, sull’allungamento del mandato degli organi statutari a 4 anni anziché gli attuali 3, sulla mancata crescita di alcune segreterie territoriali.
Ci tengo a sottolineare che questo congresso non è solo l’adempimento del rinnovo delle cariche statutarie, ma è anche l’occasione per riflettere su temi a noi cari. C’è tanta strada da fare per realizzare l’obiettivo di una professione infermieristica pienamente valorizzata. Noi abbiamo dalla nostra parte la forza delle nostre idee e della nostra storia: una storia piena di futuro”.  



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