19 Dicembre 2022

Cancro, aumentano i casi ma si sopravvive anche di più. I dati Aiom

Luci e ombre nel Rapporto: gli screening tornano ai livelli pre pandemia, Sud e Isole in forte ritardo. Il presidente Cinieri: "Va finanziato il Piano oncologico". L'impegno di Schillaci ad approvarlo in tempi rapidi

Di Giovanni Cedrone
Cancro, aumentano i casi ma si sopravvive anche di più. I dati Aiom

È un bilancio fatto di luci e ombre quello sui numeri del cancro relativi all’anno 2022, presentato come ogni anno da Aiom, l’Associazione italiana di Oncologia Medica al ministero della Salute.
Da un lato preoccupa l’aumento delle nuove diagnosi, salite a oltre 390mila nel 2022, un incremento di circa il 2% rispetto al biennio 2020-2021 dovuto all’invecchiamento della popolazione e a stili di vita poco salutari. Si tratta di un trend però comune a gran parte dei Paesi occidentali. Dall’altro riprendono a correre gli screening, che sono tornati nel 2021 a livelli pre-pandemici, ma con forti differenze tra Nord, Centro e Sud della Penisola, differenze che fanno tornare alla ribalta l’ormai consueta Italia a macchia di leopardo sul diritto alle cure.

Il tumore più frequentemente diagnosticato si conferma il carcinoma della mammella (oltre 55mila casi), seguito dal colon-retto (oltre 48mila casi), poi polmone (43.900 casi), prostata (40.100 casi) e vescica (più di 29mila).

“Ho dedicato molti anni della mia vita allo studio dei tumori – ha ricordato il ministro della Salute Orazio Schillaci che tra l’altro è un medico nucleare -. I numeri elaborati da Aiom sono uno strumento prezioso per monitorare la malattia oncologica. Purtroppo, le mancate diagnosi nel 2020 dovute allo stop agli screening hanno portato a un aumento dell’incidenza delle malattie oncologiche. Oggi dobbiamo recuperare i ritardi diagnostici ed è positivo che sullo screening siamo tornati a livelli prepandemici”.

Schillaci ha poi ribadito l’impegno per l’adozione in tempi brevi del Piano oncologico e per importanti investimenti nella ricerca in oncologia. Ma preoccupano le cattive abitudini degli italiani: “I dati raccolti durante il biennio 2020-2021 – ha aggiunto il titolare della Salute - segnano un momento di accelerazione per lo più in senso peggiorativo per quanto riguarda i fattori di rischio comportamentali per i tumori: si tratta di un dato che non può non destare preoccupazione se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili, soprattutto sugli stili di vita”.

Ed è sul piano oncologico e sulle risorse necessarie per farlo funzionare che si è espresso il presidente Aiom Saverio Cinieri (a sinistra nella foto, ndr): “Va reso attuabile e finanziato il Piano oncologico nazionale. Il Piano, che abbiamo scritto anche come Aiom, Associazione italiana di Oncologia Medica, è privo di risorse e un Piano senza risorse economiche non può funzionare”.

Stili di vita, occorre cambio di passo
Sotto accusa soprattutto gli stili di vita: secondo il report Aiom il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021.
“I dati di ‘Passi sugli stili di vita’ – ha sottolineato Maria Masocco, responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi d'Argento, coordinati dall'Istituto superiore di sanità - confermano la non ottimale aderenza dei cittadini ad uno stile di vita sano. Dall'analisi delle serie storiche dei fattori di rischio comportamentali, emerge che non ci sono stati grandi miglioramenti negli ultimi 15 anni, ad eccezione dell'abitudine al fumo di sigaretta che continua la sua lenta riduzione da oltre un trentennio. Ma il consumo di alcol, la sedentarietà e l'eccesso ponderale, complessivamente, peggiorano o restano stabili. Non solo. In piena pandemia, durante il biennio 2020-2021, questi trend hanno subito modifiche per lo più in senso peggiorativo”.
E sicuramente c’è il fumo tra i responsabili dell’aumento dei casi di tumori al polmone nelle donne, cresciuti del 3,6%, un aumento molto più marcato rispetto alle altre patologie oncologiche.

Sopravvivenza in costante e continuo aumento
Le cure per il cancro, grazie anche ai passi avanti fatti dalla ricerca, risultano sempre più efficaci, come dimostrano i dati su prevalenza e guarigione: a fronte dei 2 milioni e mezzo di cittadini italiani viventi nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati oggi a circa 3,6 milioni nel 2020, pari al 5,7% della popolazione italiana. L'aumento è stato particolarmente marcato per coloro che vivono da oltre 10 o 15 anni dalla diagnosi: nel 2020, circa 2,4 milioni di persone (65% del totale) hanno ricevuto la diagnosi da più di cinque anni, mentre 1,4 milioni (39% del totale) da oltre un decennio. La sopravvivenza media a cinque anni è del 59% negli uomini e del 65% nelle donne.

Tutto ciò nonostante la pandemia da Covid 19 abbia causato un aumento della mortalità nei pazienti oncologici con tumore diagnosticato da meno di due anni e nei tumori ematologici. Fondamentale il ruolo del vaccino anti Covid: il rischio di morte è doppio per i pazienti oncologici non vaccinati, triplo nei pazienti oncologici tra 70 e 79 anni.

Screening, il grande ritardo di Sud e Isole
A far sorridere sono i dati sugli screening: il valore medio italiano della proporzione di donne che hanno eseguito la mammografia rispetto agli aventi diritto, che nel 2020 si era attestata intorno al 30%, nel 2021 è tornata in linea (con il 46,3%) a quella del periodo 2018 – 2019. Stessa dinamica per lo screening colon rettale e quello cervicale. Restano però i dati nettamente sotto la media del Sud e nelle isole che raggiungono appena il 23,2% per le mammografie, il 10,4% per lo screening colon rettale e il 22% per quello cervicale.

“Ci sono almeno tre problemi al Sud e nelle Isole – ha spiegato a Nursind Sanità Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio nazionale screening -. Nel Sud si contano maggiormente regioni in piano di rientro che non riescono ad allocare risorse a questo scopo”.
“Va poi sottolineato – ha aggiunto Mantellini – che servono anche una capacità manageriale che non sempre è presente, in grado di garantire i percorsi. E poi, evidentemente, la popolazione risponde di meno in queste regioni. Per questo servono campagne informative più capillari”.

Secondo Mantellini, infine, ulteriori ambiti oncologi su cui bisognerà concentrarsi per gli screening sono il polmone e la prostata: “Stanno per essere ratificate le raccomandazioni del Consiglio europeo. Lì si parla di affrontare tutta una serie di altre patologie, in particolare quelle che colpiscono polmone e prostata. Ma il grosso problema degli screening – ha concluso - è la sostenibilità. Oltre alla presenza di personale dedicato”.

 

I numeri del cancro 2022 - Rapporto Aiom

 

 

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