30 Dicembre 2022

Il Covid torna a far paura, si guarda al rischio di nuove varianti

La forte recrudescenza in Cina mette in allarme diversi Paesi oltre all'Italia. Ulteriore circolare del ministero della Salute: "Se la situazione peggiora, mascherine al chiuso e lavoro da casa"

Di U.S.V.
Il Covid torna a far paura, si guarda al rischio di nuove varianti

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ci ha provato a rassicurare tutti sostenendo che dalla Cina finora sono arrivati soltanto soggetti positivi a varianti Covid già presenti in Italia. Fatto sta che lo stesso Schillaci non ha potuto non ammettere che l’alta circolazione del virus rischia di favorire l’insorgenza di mutazioni. E l’ultima circolare del dicastero per la gestione invernale della pandemia (il documento è in calce all’articolo) chiede infatti di “rafforzare i sistemi di sorveglianza e aumentare i sequenziamenti genomici per rilevare nuove varianti del virus SarsCoV2”, per cui “è fortemente raccomandato, per lo meno in ospedali e pronto soccorso” avere “campioni raccoglitori da sottoporre a test molecolare, per garantire in ogni Regione un numero minimo di campioni da genotipizzare”. Inoltre, il documento ministeriale evoca il ritorno delle mascherine al chiuso se il quadro dovesse peggiorare e “il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni degli eventi che prevedono assembramenti”.
 
Certo, sul fronte cinese non ci sono evidenze univoche, perché le rilevazioni e i dati scientifici provenienti da Pechino non sono trasparenti ed esaustivi. Tuttavia, a fronte di una precisa richiesta da parte dell’Oms, il Dragone si è impegnato a comunicare tempestivamente eventuali mutazioni nella patogenicità, infettività e virulenza della malattia. Il governo del colosso orientale bolla come discriminatori i tamponi anti-Covid per i suoi viaggiatori, ma va detto che oltre all’Italia sono già diversi i Paesi che hanno alzato la guardia, Spagna e Usa in testa. Tra l’altro fa paura un dato che rimbalza nel Regno Unito e che il Guardian rivela: in Cina è probabile che stiano morendo circa 9mila persone al giorno per Covid, secondo la stima della società di ricerca britannica Airfinity.

Nel mirino è finita comunque la variante Gryphon derivata da Omicron 2, per la precisione sotto-variante XBB.1.5 del virus Sars-CoV-2, che potrebbe essere la causa della grave recrudescenza del Covid in Cina, con l’aumento esponenziale di contagi, ricoveri e decessi. In circolazione da ottobre, Gryphon sarebbe stata naturalmente favorita dall’allentamento delle restrizioni. Ma peserebbe anche la scarsa qualità dei vaccini di Pechino. Le altre sotto-varianti più diffuse, per il resto, derivano da Omicron 5: c’è la cosiddetta Cerberus (BQ.1) e poi Centaurus (BA.2.75), oltre alla BF.7. In tutti i casi, sotto questo aspetto, la situazione cinese non è dissimile da quella delle altre aree del pianeta. E non c’è ad oggi nulla di concreto che lasci sospettare una deviazione del virus dal percorso naturale per cui diviene via via meno aggressivo e più virulento.  

Malgrado ciò, l’ansia in Italia cresce, perché il Bel Paese ha abbassato la guardia e non sembra pronto a una nuova, eventuale recrudescenza del Covid. Il Green pass sta per decadere anche in relazione all’accesso in ospedali e Rsa, mentre App Immuni è ormai in soffitta. Non ci sono più i test di fine isolamento per i positivi ed è stata ridotta da 10 a cinque giorni pure la cosiddetta auto-sorveglianza per chi è entrato in contatto con un malato e deve indossare la mascherina Ffp2 in caso di assembramenti. Sono poi state sospese fino al 30 giugno 2023 le multe da 100 euro per gli over 50 no-vax, così come è stato anticipato di due mesi il rientro in corsia per il personale sanitario che non si è sottoposto a immunizzazione. Rimangono in vigore a questo punto solo le mascherine negli ambienti sanitari. In più, meno di un italiano su tre tra i fragili e gli over 60 ha fatto il secondo booster vaccinale e pure i minori tra 5 e 11 anni che hanno contratto almeno una dose o sono guariti da meno di 120 giorni rappresentano poco più del 40%.

Paradossalmente, persino gli hub vaccinali sono in via di smantellamento proprio nel momento in cui torna a crescere la preoccupazione per la pandemia. A Prato sta per chiudere l’ultimo centro, il Pegaso 2. Stessa scena a Palermo, città in cui viene però prorogato il personale per le vaccinazioni. Domani scattano i lucchetti anche per l’hub della Fiera di Cagliari. E gli esempi potrebbero continuare. Ovviamente le campagne di immunizzazione proseguono nelle strutture sanitarie o attraverso i medici di famiglia, ma una nuova inversione di tendenza è comunque possibile.

Non a caso, la stessa circolare del ministero della Salute raccomanda: “Si ritiene indispensabile che i servizi sanitari regionali verifichino, e, se necessario, rafforzino il proprio stato di preparazione al fine di fronteggiare un eventuale aumento della domanda di assistenza per i casi di infezione da SARS-CoV-2”. Il testo prescrive di verificare la dotazione di posti letto sia ordinari che in regime di intensiva e sub-intensiva dedicati ai pazienti Covid, chiede poi l’applicazione di protocolli ospedalieri corretti e un giusto “approvvigionamento di materiali di consumo, strumentazione, dispositivi, diagnostici, farmaci, vaccini, ecc.”, oltre alla “disponibilità di personale sanitario formato e continuamente aggiornato, che possa supportare i reparti ospedalieri e i servizi territoriali nel caso di un aumento del numero di casi tale da superare l’attuale capacità dei sistemi assistenziali e/o dei Dipartimenti di Prevenzione”.



LA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SALUTE

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