Sanità: un 2023 denso di sfide e la grande incognita del Covid
La carenza di personale e le liste d'attesa. I fondi per la nuova contrattazione e il corposo capitolo delle scadenze Pnrr. Sarà un anno intenso per il sistema salute, con la pandemia che torna a far paura

Tante sfide e un’incognita che fa paura, quella della pandemia. Il 2023 sarà un anno da far tremare i polsi per il sistema sanitario italiano. Innanzitutto c’è il Covid che non può dirsi sconfitto e, anzi, alla luce delle notizie che arrivano dalla Cina, rischia di vedere una grave recrudescenza. Anche perché la campagna per le quarte dosi arranca e si sa che il Governo Meloni è tiepido sul tema vaccinazioni, malgrado le rassicurazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Il “new normal” imposto dal virus ha poi accentuato i cronici problemi del Ssn, a partire dalla carenza di personale. Il reclutamento va a singhiozzo, l’offerta formativa per le professioni sanitarie nelle università è carente e il comparto è poco attrattivo per gli stipendi bassi, le scarse prospettive di carriera e le difficili condizioni di lavoro. Una dinamica, questa, che incrocia la piaga delle liste d’attesa: in manovra non si è dato seguito agli impegni ad hoc del Governo Draghi, quindi adesso si tratterà di misurare la distanza tra le promesse di Schillaci e gli atti concreti dell’esecutivo. Certo, un piccolo segnale è arrivato con i 200 milioni in più di indennità per il Pronto soccorso, ma i fondi giungeranno soltanto a partire dal 2024 ed è fallito il tentativo di anticiparli a partire dall’anno in corso.
La vera soluzione alle carenze di organico non può che arrivare dai contratti. In prima battuta va chiuso quello della dirigenza medica e sanitaria per il triennio 2019-2021, che ha già provocato maretta in seno alla categoria. Tuttavia, l’attenzione si sposta adesso sulla tornata 2022-2024 che dovrà farsi carico di recuperare il pesante impatto dell’inflazione di questo periodo. Per ora non è stato messo nemmeno un po’ di fieno in cascina, se si esclude l’emolumento accessorio una tantum, per il solo 2023, pari all’1,5% dello stipendio da corrispondere per tredici mensilità, misura contemplata dalla legge di Bilancio. Altro nodo scottante è quello del payback sui dispositivi medici: Palazzo Chigi per ora ha fatto orecchie da mercante, ma le aziende sanitarie sono in subbuglio e la gragnuola di ricorsi potrebbe determinare un cambio di atteggiamento.
Poi c’è il capitolo Pnrr, con un anno particolarmente denso di scadenze sul fronte dei target e delle milestone da conseguire per avere i soldi dalla Ue. Gli obiettivi di fondo chiamano in causa il riassetto dell’assistenza territoriale e domiciliare nonché la digitalizzazione delle cure e la riqualificazione delle strutture. Entro marzo bisognerà ad esempio approvare i progetti idonei per l’indizione della gara per la realizzazione delle discusse Case della comunità, su cui il Governo Meloni è apparso quantomeno tiepido, per non dire contrario all’impostazione del Dm 77. Una questione, questa, che si lega anche al possibile riassetto della medicina generale e alla piaga della grave carenza di nuovi medici di famiglia. Ancora, entro il primo trimestre il Pnrr prescrive di avvicinarsi all’obiettivo dei pazienti raggiunti dall’assistenza domiciliare (il 10% degli over 65 ovvero almeno 800mila persone), di mettere a punto il provvedimento di convenzione per la realizzazione delle Centrali operative territoriali e per l’interconnessione aziendale, ma anche di perfezionare il provvedimento di convenzione per il progetto pilota che fornisca strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell'assistenza primaria. Sempre entro marzo vanno lanciati almeno 400 progetti idonei per indire le gare che porteranno alla realizzazione degli Ospedali di comunità e dovranno partire gli appalti per i 109 adeguamenti antisismici dei nosocomi.
Successivamente, entro giugno, si prevede l’assegnazione dei codici Cig o le convenzioni per la realizzazione delle Case della comunità (almeno un Cig per ogni Cup). E la stipula del contratto per gli strumenti di intelligenza artificiale a supporto dell'assistenza primaria, oltre che per l’interconnessione aziendale delle Centrali operative. Poi, ancora a metà anno c’è la scadenza dell’assegnazione di almeno 400 codici Cig o il provvedimento di convenzione per la realizzazione degli Ospedali di comunità, la reingegnerizzazione del Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis) a livello locale, il via libera ad almeno 1.800 borse di studio per la formazione specifica in medicina generale e il completamento della procedura di iscrizione ai corsi di formazione manageriale.
Infine, entro dicembre deve arrivare la fatidica sottoscrizione dei contratti per la realizzazione delle Case della comunità, bisogna far partire quantomeno un progetto per Regione sulla telemedicina, serve la stipula di almeno 400 obbligazioni giuridicamente vincolanti per la realizzazione degli Ospedali di comunità e un minimo di 50 progetti di ricerca su tumori e malattie rare dovranno aver ricevuto una prima tranche di finanziamento. Oltre alla pubblicazione del decreto annuale del Governo che assegna alle Regioni le risorse economiche per finanziare le borse di studio per i medici di base (triennio 2023-26).
Per chiudere, il capitolo nomine. Silvio Brusaferro, a metà anno, punterà alla conferma alla presidenza dell’Iss e Domenico Mantoan sembra saldo sulla poltrona di direttore generale Agenas. Per quanto riguarda Aifa, invece, un decreto ministeriale dovrà dar corpo all’attuazione della riforma appena varata.
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