Più risorse in sanità alle aree svantaggiate, la mozione 'anti-autonomia' M5s
La richiesta è del 10% di risorse in più dal Fondo sanitario. Nel testo depositato dalla deputata Gilda Sportiello, capogruppo pentastellata in commissione Affari sociali, anche la deroga al tetto di spesa per il personale

Mentre si scalda il dibattito tra le forze politiche sull'autonomia differenziata, il Movimento cinque stelle va all'attacco sul tema della sanità e alla Camera presenta una mozione a prima firma Gilda Sportiello, capogruppo M5s in commissione Affari sociali, di segno diametralmente opposto rispetto alla riforma nelle mani del ministro Roberto Calderoli.
Nella mozione, già calendarizzata per il primo giovedì utile che dovrebbe essere il prossimo 16 febbraio (dopo le elezioni regionali), non mancano spunti di novità. A cominciare dalla richiesta di tenere conto dell'indice di deprivazione dell'Istat nell'erogazione delle risorse per superare la sperequazione esistente sul territorio nazionale: in sostanza il 10 per cento di risorse in piú dal Fondo sanitario alle aree svantaggiate per carenze strutturali che incidono sui costi delle prestazioni sanitarie.
La mozione Sportiello rilancia poi l'idea, già annunciata in campagna elettorale, di attribuire allo Stato, in via esclusiva, la competenza in materia di tutela della salute, come già indicava un progetto di legge depositato dalla senatrice M5s Elisa Pirro.
Sul fronte delle risorse, si chiede che l'incidenza della spesa sanitaria sul Pil non possa essere inferiore all’8 per cento e, conseguentemente, che il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato sia incrementato annualmente almeno di una percentuale pari al doppio dell'inflazione.
E poi ancora la richiesta di rivisitare e aggiornare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), ampliando le patologie riconosciute, a disincentivare ogni forma di sanità integrativa che non sia finalizzata all’esclusiva copertura di prestazioni non essenziali e non incluse nei Lea.
Sul fronte degli organici, i pentastellati chiedono che alle Regioni sia consentito di derogare al tetto di spesa per il personale sanitario, per un importo pari almeno al 15% (attualmente è al 10%) dell'incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente.
Oltre all'idea di ridefinire i Drg, Diagnosis related groups, intervenendo sulla classificazione dei ricoveri ospedalieri e delle prestazioni ambulatoriali e territoriali nell’ambito del Servizio sanitario nazionale (Ssn), i Cinque Stelle tornano su un tema a loro caro, quello della trasparenza e della lotta alla corruzione, che nella scorsa legislatura si era concretizzato nella legge sulla sanità trasparente.
L'ultima stoccata è sulle nomine in sanità. Su questo il messaggio è netto: la politica deve starne fuori. Nella mozione si chiede di ampliare i requisiti di accesso per la nomina dei direttori generali, al fine di consentire di partecipare alle selezioni per far parte dell’elenco nazionale dei direttori generali anche a coloro che hanno compiuto almeno sette anni di servizio nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, attribuendo un punteggio minore alla comprovata esperienza dirigenziale.
Infine sull'aborto la richiesta è di assicurare la completa esigibilità della legge 194 sul territorio, cosa che non sempre é possibile a causa dell'elevata percentuale di obiettori di coscienza in alcune aree del Paese.
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