Autonomia, Gimbe: "E' colpo di grazia al Servizio sanitario nazionale"
Il presidente Cartabellotta: "Aumenterà le diseguaglianze e legittimerà normativamente il divario Nord-Sud". Dalla Fondazione l'invito al Governo è a "togliere la tutela della salute" dalla riforma

Il regionalismo differenziato in sanità "darà il colpo di grazia al Servizio sanitario mazionale (Ssn), aumenterà le diseguaglianze regionali e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Peraltro in un momento storico in cui il Paese ha sottoscritto con l'Europa il Pnrr, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali". Lo dichiara il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commentando l'arrivo oggi in Consiglio dei ministri della nuova bozza del ddl Calderoli per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.
"Tenendo conto della grave crisi di sostenibilità del Ssn e delle imponenti diseguaglianze regionali, la Fondazione Gimbe invita il Governo a mettere da parte posizioni sbrigative e propone in prima istanza di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie", prosegue il presidente del Gimbe, aggiungendo "in subordine, chiede che l'eventuale attuazione del regionalismo differenziato in sanità venga gestita con estremo equilibrio, colmando innanzitutto il gap strutturale tra Nord e Sud del Paese, modificando i criteri di riparto del Fabbisogno Sanitario Nazionale e aumentando le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni".
"È indispensabile salvaguardare la capacità di redistribuzione del reddito senza compromettere l'esercizio dei diritti costituzionali fondamentali, in particolare il diritto alla tutela della salute - ha concluso - altrimenti, la sanità rischia di essere un bene pubblico per i residenti nelle Regioni più ricche e un bene di consumo per quelle più povere".
L'organizzazione indipendente di Bologna spiega di aver ha elaborato uno studio dal titolo "Il regionalismo differenziato in Sanità". "Il report analizza esclusivamente le maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di tutela della salute - precisa Cartabellotta - anche se, secondo il principio 'Health in all policies' e il recente approccio 'One Health', numerosi ambiti di maggiori autonomie hanno un potenziale impatto sulla salute pubblica".
Il Gimbe sottolinea che dall'analisi delle richieste di maggiore autonomia avanzate da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto nell'ambito della tutela della salute "emergono alcune considerazioni generali, suffragate da quasi duemila stakeholder della sanità in occasione della survey promossa dalla Fondazione: l'abolizione dei tetti di spesa per il personale sanitario e l'istituzione di contratti di formazione-lavoro per anticipare l'ingresso nel mondo del lavoro di specialisti e medici di famiglia rappresentano oggi strumenti fondamentali per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario che andrebbero estesi a tutte le Regioni". "Alcune forme di autonomia rischiano di sovvertire gli strumenti di governance del Ssn aumentando le diseguaglianze nell'offerta dei servizi: sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione, sistema di governance delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale, determinazione del numero di borse di studio per specialisti e medici di famiglia" continua la Fondazione, aggiungendo che "altre istanze risultano francamente 'eversive'. Una maggiore autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi darebbe il via a sistemi assicurativo-mutualistici regionali sganciati dalla, seppur frammentata, normativa nazionale", spiega ancora la Fondazione, evidenziando che "inoltre, la richiesta del Veneto di contrattazione integrativa regionale per i dipendenti del Ssn, oltre all'autonomia in materia di gestione del personale e di regolamentazione dell'attività libero-professionale, rischia di concretizzare una concorrenza tra Regioni con "migrazione" di personale dal Sud al Nord, ponendo una pietra tombale sulla contrattazione collettiva nazionale e sul ruolo dei sindacati".
"La richiesta di maggiori autonomie viene proprio dalle Regioni che fanno registrare le migliori performance nazionali in sanità" prosegue Cartabellotta, e infatti, dalla fotografia sugli adempimenti al mantenimento dei Lea relative al decennio 2010-2019 emerge che le tre Regioni che hanno richiesto maggiori autonomie si collocano nei primi 5 posti della classifica, rispettivamente Emilia Romagna (1a), Veneto (3a) e Lombardia (5a), mentre nelle prime 10 posizioni non c'è nessuna Regione del Sud e solo due del Centro (Umbria e Marche). Inoltre, l'analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, visto che nel decennio 2010-2019, tredici Regioni, quasi tutte del Centro Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a 14 miliardi di euro. E tra i primi quattro posti per saldo positivo si trovano sempre le tre Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie: Lombardia (+6,18 mld), Emilia-Romagna (+3,35 mld), Toscana (+1,34 mld), Veneto (+1,14 mld). Al contrario, le cinque Regioni con saldi negativi superiori a un miliardo sono tutte al Centro-Sud: Campania (-2,94 mld), Calabria (-2,71 mld), Lazio (-2,19 mld), Sicilia (-2 mld) e Puglia (-1,84 mld).
"Questi dati confermano che nonostante la definizione dei Lea dal 2001, il loro monitoraggio annuale e l'utilizzo da parte dello Stato di strumenti quali Piani di rientro e commissariamenti, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, in particolare un gap strutturale Nord-Sud che compromette l'equità di accesso ai servizi e alimenta un'imponente mobilità sanitaria in direzione Sud-Nord", evidenzia il presidente del Gimbe, chiosando che "di conseguenza, l'attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le inaccettabili diseguaglianze registrate con la semplice competenza regionale concorrente in tema di tutela della salute".
Sempre più vicini ai nostri lettori.
Segui Nursind Sanità anche su Telegram