L'Autonomia passa in Cdm. Ancora polemiche sulla sanità
Il Ddl Calderoli non smette di far discutere malgrado le modifiche in corsa e i paletti sui Lep. Fnomceo: "Testo da rivedere. Prima vanno colmate le disuguaglianze"

Un pannicello caldo: le modifiche apportate dal pre-consiglio dei ministri non sono bastate a calmare le acque attorno al disegno di legge sull’autonomia differenziata promosso dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. L’atto di indirizzo parlamentare che coinvolge le Aule, l’abolizione del riferimento alla spesa storica, il ritorno in pista della Conferenza unificata, la fissazione dei costi standard, le precauzioni sui Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, concetto più ampio rispetto ai Lea, Livelli essenziali di assistenza, modificati dalla riforma costituzionale del 2001) che però avranno bisogno di cospicui fondi (finora inesistenti): un ventaglio di interventi in corsa che però non ha placato lo scontro. Il Cdm ha dato il via libera alla bozza, tuttavia il percorso istituzionale è ancora lungo e in seno alla maggioranza di governo rimane la maretta, mentre le opposizioni si scatenano.
Sul fronte sanitario (la sanità rientra tra le materie oggetto di possibile devoluzione), preoccupa soprattutto il meccanismo istituzionale secondo cui spetterebbe all’esecutivo, con uno o più semplici Dpcm, fissare gli stessi Lep. Il tema è centrale in relazione alla nostra Carta costituzionale e dunque in molti chiedono che sia un atto del Parlamento, una legge primaria, a disciplinare i livelli essenziali. Certo, rappresenta un miglioramento il vincolo per cui la loro determinazione è conditio sine qua non per l’attribuzione delle funzioni ai territori, mentre in precedenza la devoluzione poteva comunque scattare decorsi i 12 mesi di tempo massimo per l’individuazione dei Lep.
Ma il fronte dei contrari resta sulle barricate, chiedendo che gli stessi Lep vengano debitamente finanziati. Il Gimbe ha prodotto un dossier e ha denunciato il “colpo di grazia al Ssn”, perché il Ddl Calderoli “non prevede risorse per finanziarie i Lep e consente il trasferimento delle autonomie alle Regioni senza recuperare i divari tra le varie aree del Paese”. Anche Fnomceo, l’Ordine nazionale dei medici, con il presidente Filippo Anelli, ha lanciato un appello accorato: “Chiediamo alla politica di rivedere il testo, prima di partire con l’autonomia vanno colmate le disuguaglianze di salute”.
Infine, va detto che le Regioni potranno trasferire le funzioni ai livelli di governo inferiori, in conformità con l’articolo 118 della Costituzione. L’intesa tra Stato e Regione stessa avrà la durata massima di 10 anni, ma potrà essere sciolta con un anno di anticipo tramite legge votata a maggioranza assoluta dalle Camere. Alla scadenza del termine di durata, l’intesa si intende rinnovata per un altro decennio, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione interessata.