Autonomia, "Un provvedimento irresponsabile, cosìè incostituzionale"
Parla a Nursind Sanità l'ex ministra della Salute Mariapia Garavaglia: "Già oggi troppe differenze tra regioni, l'accesso alle cure deve essere uguale da Nord a Sud"

"L’autonomia differenziata è una bandiera che viene sventolata in maniera irrazionale e irresponsabile. Così come è stata pensata potrebbe anche essere dichiarata incostituzionale". L’ex ministra della Salute Mariapia Garavaglia, oggi membro del Comitato nazionale di Bioetica e presidente della Fondazione Roche, non usa mezzi termini per bocciare il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri per conferire maggiori poteri alle Regioni. Nel ragionamento della storica esponente prima della Democrazia cristiana e poi del Partito democratico la preoccupazione per una sanità già caratterizzata da forti diseguaglianze regionali che l’autonomia differenziata rischia di cristallizzare. "L’articolo 32 della Costituzione – spiega Garavaglia a Nursind Sanità – sottolinea che la tutela della salute è un diritto fondamentale. E lo Stato lo deve garantire, indipendentemente dalla sua struttura organizzativa".
Quali conseguenze può avere l’autonomia differenziata sulla sanità?
Le Regioni stanno già esercitando l’autonomia in sanità e questo sta creando le più gravi diseguaglianze mai registrate nel Paese. Il meccanismo dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, lo abbiamo visto all’opera con i Lea, i Livelli essenziali d’assistenza, che già adesso non sono ugualmente applicati ed esercitati a favore dei cittadini in tutte le regioni. Persino tra le aziende sanitarie di una stessa regione ci sono differenze.
Lei pensa, al contrario, che servirebbe un più forte coordinamento da parte del ministero della Salute?
Certamente. Penso al problema della carenza di personale: abbiamo bisogno di specialisti che non abbiamo a sufficienza e di specialità che l’università non ha ancora messo a regime. Il ministro della Salute e il ministro dell’Università devono analizzare i dati statistici e concertare la programmazione del personale. Persino il Pnrr è caratterizzato più da proposte centralistiche che regionali. Questa autonomia mi sembra una bandiera che stanno sventolando in maniera irrazionale e irresponsabile.
I leghisti la giustificano sottolineando che così ogni Regione sarà responsabile delle sue scelte e i cittadini potranno giudicare.
I cittadini lombardi, i veneti o gli emiliani non pensino che staranno meglio. Non ci dimentichiamo che si guarderà alla spesa storica e le regioni del nord già oggi spendono molto per la sanità. Non è detto che in questi territori l’Irpef non venga aumentata per mantenere la sanità.
Dunque, la giustificazione del ‘principio di responsabilità’ non è sufficiente?
Ma questo va esercitato sempre, quando si spendono soldi pubblici. A Roma, a Verona o a Catanzaro. Il problema del nostro Paese è che mancano controlli e valutazioni. Manca Hta, Health technology assessment, manca la severità nel controllare la congruità e l’appropriatezza non delle cure ma delle spese.
Ci sono forze politiche, al contrario, che sostengono l’idea di escludere la sanità non solo dall’autonomia differenziata ma anche dall’articolo 117 della Costituzione.
Non ha senso. Faccio un esempio: la regione Sardegna per ambiente, cultura e alimentazione ha una prevalenza di patologie che non ha l’Emilia Romagna. Avrà dunque esigenze sanitarie diverse.
La digitalizzazione del Sistema avrebbe aiutato a valutare le performance delle regioni in Sanità?
Se il ministro Calderoli avesse prima effettivamente attivato un sistema informativo sanitario omogeneo in tutto il Paese, avremmo avuto elementi forse anche per fare una riforma autonomista. Si gestisce e si governa con i dati, non con ideologie precostituite. Questo dell’autonomia è un grande sogno che la nostra Costituzione ha di fatto realizzato quando ha stabilito quali sono le competenze degli enti locali. La responsabilità è lì, nel rispettare la Costituzione.
Per chiudere, lei intravede rischi di incostituzionalità in questa riforma?
L’articolo 32 della Costituzione introduce un concetto che non c’è in nessun altro articolo e cioè che la tutela della salute è un diritto fondamentale. Lo Stato deve garantirlo, indipendentemente dalla sua struttura. L’accesso alle cure deve essere uguale da Udine a Lampedusa. Se mettiamo sopra l’attuale struttura la sovrastruttura dell’autonomia differenziata quell’articolo 32 viene stracciato e questo provvedimento così è anticostituzionale.