08 Febbraio 2023

Autonomia, "Senza potere d'intervento dello Stato è una secessione di fatto"

Parla a Nursind Sanità l'ex ministra della Salute Giulia Grillo: "La riforma del Titolo V ha alimentato le disuguaglianze in sanità e ora con l'attuale progetto sono solo destinate ad aumentare"

Di Giovanni Cedrone
Autonomia, "Senza potere d'intervento dello Stato è una secessione di fatto"

"Senza strumenti da parte dello Stato per mantenere la coesione nazionale si va verso una secessione di fatto. E le differenze in sanità non possono che peggiorare". L'ex ministro della Salute Giulia Grillo, del Movimento cinque stelle, M5s, boccia il progetto di autonomia differenziata targato Calderoli.
Il problema, però, per Grillo non nasce oggi, ma dalla riforma del Titolo V varata dal centrosinistra nel 2001 che ha alimentato le differenze tra regioni, soprattutto sul tema sensibile dell’accesso alle cure. L’ex ministra non contesta l’autonomia organizzativa delle Regioni, ma invoca un potere di intervento dello Stato che, come ha potuto constatare nella sua esperienza a Lungotevere Ripa, al momento non è supportato da strumenti adeguati.

Cosa non va nel progetto di autonomia differenziata del governo Meloni? 
L’autonomia, che già c’è, è all’origine delle diseguaglianze di oggi. Non è sbagliato il concetto di delegare il potere organizzativo, ma è un errore rinunciare all’uguaglianza di diritto sul territorio nazionale. In sanità significa che un cittadino di Bari deve avere le stesse possibilità di cura di un cittadino di Lodi. Ecco perche ritengo che, fermo restando l’autonomia organizzativa delle regioni, lo Stato dovrebbe adoperarsi per raggiungere questo obiettivo.

E invece?     
La disuguaglianza in sanità è diventata la regola. Ormai è accettata e tollerata. Ma ciò significa una cosa soltanto e cioè che non siamo un Paese. La nazione, di cui parla tanto Giorgia Meloni, presuppone unità e soprattutto che tutti abbiano le stesse possibilità.       

Il meccanismo dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, non è sufficiente?        
La politica ha drenato risorse ingenti sempre verso le medesime Regioni. Lo Stato, laddove si è sostituito al potere regionale con i commissariamenti, ha fallito. Basta guardare la Calabria per rendersene conto. C’è un solo modo per uscire da questo circolo vizioso.

 

Quale?
Occorre che lo Stato intervenga per garantire i diritti lì dove non sono garantiti. Ci vuole, insomma, uno Stato forte. Invece, questa specie di autonomia è solo un modo per tenersi più risorse da parte di alcune Regioni. I fautori dell’attuale riforma si sono fossilizzati sullo schema di ragionamento del finanziamento pro capite con i vecchi parametri, ma ormai è evidente che non funziona.

Anche il Pd si oppone all’attuale riforma dell’autonomia. Sarete alleati in questa battaglia?
In realtà non è proprio così. Basti pensare al governatore Stefano Bonaccini: ora sta cercando di correggere il tiro, ma è sempre stato favorevole all’autonomia differenziata e in Conferenza Stato-Regioni un alleato di Veneto e Lombardia. La verità è che i partiti nazionali sono al traino di molti esponenti politici che hanno favorito nei fatti sempre e solo il Nord.

 

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