Sanità, 6mila medici in fuga dalle scuole di specializzazione
Medicina d'urgenza, Anestesia, Patologia e biochimica clinica le specialità in caduta libera. La mappa Anaao

Sono quasi 6mila i medici in fuga dalle scuole di specializzazione. E’ quanto emerge dalla rilevazione Anaao-Assomed e settore Anaao Giovani che ha analizzato l’effettiva fruizione da parte dei giovani camici bianchi dei 30.452 contratti statali banditi negli ultimi due concorsi di specializzazione (2021 e 2022). Ovviamente vincono le scuole di specialità in cui l’attività privata e ambulatoriale rientra tra gli sbocchi lavorativi, mentre vengono abbandonate o neppure prese in considerazione quelle prettamente 'ospedaliere e pubbliche' che sono state protagoniste nella lotta pandemica, prima tra tutte la Medicina d’emergenza urgenza con il 61% dei contratti statali non assegnati e abbandonati, ma anche Anestesia (22%) e Patologia e Biochimica clinica (70%).
Secondo il report, inoltre, le maggiori criticità si riscontrano in Lombardia, Veneto e Lazio con rispettivamente il 18%, 23% e 14% dei contratti totali non assegnati e abbandonati, dove per i primi, spiega il sindacato, "si si intende un contratto che in sede concorsuale non è stato assegnato a nessun medico perché nessuno l’ha scelto". Per i secondi, invece, "un contratto che è stato assegnato ma il medico assegnatario ha riprovato il concorso l`anno successivo e ha cambiato specializzazione tramite una nuova assegnazione".
Secondo l'indagine, comunque, non vi è una sostanziale differenza percentuale tra le varie regioni italiane, con una percentuale globale intra-regionale. Nel constatare che 1 specializzando su 5 (19% dei contratti) non viene assegnato o viene perso durante il percorso di specializzazione, i dati attestano la sostanziale e ormai cronica programmazione alterata e dicotomica che si ripercuote sull’attuale erogazione non ottimale dei servizi sanitari.
Secondo il segretario nazionale Anaao-Assomed Pierino Di Silverio, "il segnale giunge chiaro e forte, corroborato dai numeri: la medicina sta diventando un affare selettivo, in cui le specialità più colpite e sotto pressione durante la pandemia da Covid-19, le specialità gravate da maggiori oneri e minori onori sono in caduta libera, non hanno più appeal. Non è un problema di medici, ma di medici specialisti ed è un problema che avrà ripercussioni inevitabili sul futuro di un sistema di cure sempre più in crisi".
Per Di Silverio, "l'assenza di programmazione e l`assenza di investimenti sul professionista produce effetti devastanti rischiando di desertificate alcune branche ed essere in deficit in altre. Un risultato che dovrebbe far comprendere quanto sia urgente investire sui professionisti e per rendere appetibile una professione che oggi non affascina più. Il medico ha perso la sua identità sociale ancor prima che professionale relegato a mero prestatore di opera alla stregua di un venditore di prodotto, il Paziente si è trasformato in un cliente".
"Occorre - ribadisce - un cambio immediato di passo e di paradigma con investimenti extracontrattuali e legislativi che riconsegnino la sanità ai professionisti. Retribuzioni adeguate, depenalizzazione dell`atto medico, aumento delle assunzioni ed eliminazione del tetto di spesa al personale che agisce ancora oggi come una tagliola su regioni e aziende foraggiando il lavoro a cottimo. Occorre integrare e dare ruolo agli specializzandi, vera forza propulsiva di un sistema vecchio e stanco. Accoglierli negli ospedali con un vero contratto, con diritti e doveri precisi e chiari, al fine di permettere loro una formazione adeguata e prospettive professionali reali, è l`unica strada, la strada maestra. Continueremo a batterci perchè questo avvenga, con tutte le forze in tutti i modi".
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