"La fibromialgia sia riconosciuta malattia invalidante"
In Italia ne soffrono 2 milioni di persone. In Senato il ddl a prima firma Marco Silvestroni (FdI). Il senatore: "Puntiamo alle esenzioni per le prestazioni sanitarie di questi pazienti". Ecco il provvedimento

Sono circa 2 milioni in Italia i soggetti colpiti da fibromialgia o sindrome fibromialgica e, quindi, da dolori muscolari-scheletrici diffusi. Si tratta di una patologia già riconosciuta dall’Oms nel 1992. Anche il Parlamento europeo si è mosso e ha invitato Commissione e Consiglio nel 2008 a mettere in campo una strategia comunitaria in grado di incoraggiare gli Stati membri a migliorare l’accesso alla diagnosi e alle cure. Risponde a queste raccomandazioni il ddl a prima firma Marco Silvestroni (FdI), presentato oggi al Senato.
Un testo snello, tre articoli in tutto, che punta innanzitutto a riconoscere la fibromialgia come malattia invalidante. L’obiettivo è l’inserimento tra le patologie che "danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie", riporta l'articolato. Secondo la legge, poi, tocca al ministero della Salute individuare le forme patologiche cui spetta l’esenzione, entro tre mesi dall’entrata in vigore del provvedimento. Sul fronte della diagnosi e della cura invece è compito del Ministero individuare i presidi sanitari pubblici "tra i reparti di reumatologia o immunologia" ed è "facoltà delle regioni individuare idonee strutture diagnostiche e riabilitative per i pazienti".
Il Ministero dovrà infine fissare per decreto le linee guida con cui le regioni dovranno rilevare statisticamente i soggetti affetti dalla patologia "al fine di stabilire mirati e specifici protocolli terapeutici".
"Il nostro obiettivo – ha spiegato Silvestroni – è doppio. Il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante, ma anche le esenzioni per le prestazioni. Puntiamo a far partire subito l’iter del provvedimento, ma siamo pronti ad accogliere tutti i suggerimenti delle associazioni che verranno audite in Commissione". Sostegno al provvedimento "da parte di tutto il gruppo" è stato espresso dal presidente dei senatori FdI, Lucio Malan.
Ma che cosa sappiamo di questa patologia? A tracciarne un quadro è stato Lorenzo Altomonte, primario reumatologo ospedaliero: "Inannzitutto va detto che non siamo di fronte a una malattia rara. In Italia coinvolge infatti 2 milioni di pazienti". La maggior parte sono donne, visto che "i maschi affetti sono circa 300mila". La principale difficoltà è legata al fatto che si tratta di una "sindrome funzionale: ci troviamo di fronte - ha detto l'esperto - a un insieme di sintomi soggettivi che non hanno nella pratica clinica un test univoco in grado di identificare un dato paziente quale malato di questa patologia".
Inoltre, se la causa è sconosciuta, ciò che accomuna i pazienti è il dolore "cronico e diffuso", un dolore che può essere articolare e muscolare. "Accanto al dolore - ha aggiunto - poi può subentrare l'astenia, fino alla stanchezza cronica". Oltre ad alterazioni della qualità del sonno.
Tornando alla legge, il nodo però riguarda la copertura finanziaria. Il ddl prevede un impegno di spesa pari a 45 miliardi per il triennio 2024-2026. Altomonte non ne fa un problema di costi: "Centri e reparti esistono già, non si tratta di crearli da zero – ha sottolineato - Occorre, questo sì, identificare in tali centri dei precorsi privilegiati per le cure. Oltre che lavorare sul riconoscimento di una invalidità per i pazienti e sui Lea".
Sulle risorse si è soffermato anche il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ricordando i 2miliardi 150 milioni in più di quest’anno per il Fondo sanitario nazionale, i 2,3 mld per il prossimo e i 2,6 per il 2025: "Ciò significa che esiste un’attenzione da parte del Governo per la sanità pubblica e una maggiore sensibilità rispetto a patologie come la fibromialgia. Spero che la legge veda presto la luce - ha concluso -. Ci darà uno strumento per affrontare il problema. A questo dovrà seguire l’impegno governativo e quindi l’individuazione sia di modelli e percorsi organizzativi e sia di una dotazione organica. Che non escludo si possa trovare in legge di Bilancio, vista la sensibilità che sul tema anche in passato hanno mostrato diverse forze politiche".
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