La croce verde piace sempre più agli italiani: 8 su 10 si fidano dei farmacisti
Indagine Ipsos presentata durante un evento Fofi: il 93% dei cittadini ha una farmacia di riferimento, che è sempre più considerata un presidio sanitario territoriale. Ma pesa l'eccesso di burocrazia

Sempre meno un semplice “negozio dei farmaci” e sempre più un presidio sanitario territoriale. La farmacia cambia pelle, evolve l’opinione dei cittadini sulla figura del farmacista e muta anche l’auto-percezione che i professionisti hanno del proprio ruolo. La pandemia ha accelerato alcune dinamiche che ora vengono fotografate da una ricerca dell’istituto demoscopico Ipsos, presentata durante un evento della Fofi, la Federazione degli ordini dei farmacisti.
Lo studio, dedicato a farmacie e parafarmacie, testimonia che ben otto italiani su 10 (il 77%) ha fiducia nei camici bianchi dietro il bancone e per quasi il 50% del campione l’opinione è migliorata rispetto a tre anni fa. Il 93% dei cittadini ha una farmacia di riferimento e il Covid non ne ha ridotto la frequentazione: anzi, il 20% la bazzica più di prima e il 73% esattamente come prima dell’avvento del virus. Nella scelta conta la vicinanza della farmacia a casa o al luogo di lavoro, ma una parte considerevole degli intervistati tiene in conto anche la conoscenza e la fiducia nella figura del farmacista.
Per l’86% dei farmacisti il loro ruolo è cambiato nell’ultimo triennio. Ma anche per buona parte della popolazione (il 45% ne è molto convinto) la farmacia ha assunto un ruolo di pubblica utilità. Il nuovo ruolo da protagonisti è una rosa che ha però delle spine, a partire dall’aumento della burocrazia e degli adempimenti amministrativi. Qualche problema in più nasce anche nel rapporto con il cliente, che al giorno d’oggi spesso entra in farmacia per interloquire su temi legati alla salute rispetto ai quali è convinto di avere già delle conoscenze, per lo più acquisite grazie al web e ai social. Nozioni che risultano di frequente sommarie e confuse, ma che a volte contribuiscono a precostituire opinioni e giudizi difficili da abbandonare.
Il farmacista, comunque, si percepisce sempre più come una figura che detiene un ruolo di pubblica utilità, che non vende solo farmaci, ma elargisce consigli in area salute e a volte sostituisce i medici di base per piccoli problemi. Tra i servizi offerti attualmente dalle farmacie, secondo Ipsos, spiccano la misurazione della pressione, della glicemia, del colesterolo e dei trigliceridi. Ma i cittadini sono particolarmente interessati, nell’ambito delle prestazioni, alla spirometria, all’eventuale futura assistenza infermieristica domiciliare e ai servizi infermieristici nella stessa farmacia.
Dunque, l’evoluzione è in corso, ma serviranno ancora ulteriori passaggi per andare verso la farmacia dei servizi, che non potrà non aver bisogno di sostegno istituzionale. Andrea Mandelli, presidente della Fofi, ha spiegato: “La pandemia ha rafforzato la percezione e il nostro ruolo sul territorio: siamo riusciti ad essere il perno del Ssn somministrando tamponi e vaccini, trasformando messaggi di posta elettronica e sms in ricette digitali e dispensando terapie complesse. Se tutto questo è stato possibile, lo si deve alla professionalità dei farmacisti, alla volontà di arricchire le proprie competenze al servizio della collettività”. E tuttavia, ha aggiunto Mandelli, “il nemico di questa evoluzione del rapporto tra farmacista e cittadino è senza dubbio la burocrazia. Per questo, la Federazione è impegnata su due fronti principali: un’ulteriore digitalizzazione, che consenta di automatizzare una parte degli adempimenti amministrativi; e poi il costante confronto con le istituzioni, per sburocratizzare per quanto possibile la nostra quotidiana attività”.
Dal canto suo, il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, presente all’evento, ha concesso: “I tempi sono maturi per rivedere il sistema di remunerazione delle farmacie e dell'intera filiera che da anni deve essere aggiornato”. Prima di ricordare l’adozione del decreto ministeriale, attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regioni, “relativo al rimborso della remunerazione aggiuntiva riconosciuta alle farmacie nei limiti di 150 milioni di euro annui per il rimborso dei farmaci erogati nel Ssn e che è previsto nella legge di Bilancio approvata lo scorso dicembre". In ogni caso, secondo il ministro, “il farmacista, negli ultimi tre anni, è diventato sempre più percepito come una figura di riferimento soprattutto per la popolazione più adulta. La pandemia ha sollecitato la necessità di un cambio di passo del nostro Servizio sanitario e ha innescato nelle farmacie un cambiamento già in atto in risposta ai mutamenti epidemiologici avvenuti".
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