"Numero chiuso in Medicina? Un falso problema"
La ricerca Anaao Assomed mostra che ci saranno 32mila camici bianchi laureati in più dei prepensionamenti al 2030. Il sindacato: "La carenza è di specialisti. Vanno rafforzati gli organici"

Il numero chiuso in Medicina è “un falso problema”: a sostenerlo è il nuovo studio Anaao Assomed, secondo cui ci saranno 32mila medici laureati in più dei prepensionamenti al 2030. “Emergono periodicamente all’interno dei partiti politici, senza distinzione di fede, idee stravaganti relative alla questione del numero chiuso a Medicina, come se i grossolani errori di programmazione nel settore della formazione post-lauream in epoca spending review e le limitazioni all’assunzione del personale sanitario decise prima dal 2004 in poi fossero superabili allargando a dismisura le maglie del numero programmato per l’accesso al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia, giunto nel 2022 a 14.740 accessi”.
L’Associazione medici dirigenti poi rincara: “Senza contare la porta di servizio costituita dalle iscrizioni all’estero. Peccato che ogni modifica al tempo zero in merito alla formazione medica, avrà le sue ricadute solo dopo i sei anni del corso di laurea e i 3/5 anni di formazione post-lauream. In pratica, i primi effetti di una modifica effettuata nel 2024 si vedrebbero solo tra il 2033 e il 2035, peraltro in un contesto del mercato del lavoro in sanità totalmente modificato”. Poi l'appunto a Bernini: “La ministra dell'Università e Ricerca ha dichiarato che per far fronte alla strutturale carenza di medici nel Ssn sarà previsto un ampliamento dei posti disponibili per la laurea in Medicina tra il 20% e il 30% rispetto allo scorso anno. A nostro parere non si risolve la carenza attuale di personale medico specialistico negli Ospedali né si rallenta la fuga dei neolaureati verso l’estero e degli specialisti verso il settore privato mediante l’incremento delle iscrizioni al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia”.
Secondo Anaao, in Italia c’è un tasso di medici attivi del 4% rispetto agli abitanti, perfettamente sovrapponibile alla media EU27, “a dimostrazione del fatto che in Italia non vi è carenza di medici, intesi come laureati in Medicina e Chirurgia, ma piuttosto di medici specialisti”. In linea con questi dati, “una recente pubblicazione del ministero della Salute indica il numero dei medici attivi in Italia al 31/12/2020 intorno a 241mila con l’età media, però, più alta tra tutti i Paesi Ocse: ben il 56% ha più di 55 anni”. Pertanto, si può stimare, secondo il sindacato, “che dal 2021 al 2030, secondo Conto Annuale dello Stato, Onaosi, Enpam, circa 113mila medici saranno collocati in pensione o di pensionamenti al 2026/2027 e un successivo calo progressivo. Se consideriamo i medici dipendenti del Ssn, i pensionamenti scenderanno progressivamente dal 2027 fino a raggiungere un nadir di circa 2mila nel 2037, a fronte dei 5mila professionisti ogni anno della fase attuale”.
Al tempo stesso, secondo lo studio, “nel periodo 2021/2030 i nuovi iscritti a Medicina, a invarianza di programmazione, saranno circa 145mila (media degli accessi programmati per il 2021/2022/2023 proiettata a 10 anni), dei quali solo il 94% completerà con successo il percorso: circa 136mila. Essi troveranno un numero di contratti per la formazione specialistica di circa 125mila (in realtà il titolo di specialista sarà effettivamente conseguito da circa 103mila medici, se permane la percentuale di non assegnazione dei contratti del 18%), cui aggiungere circa 21mila borse per la formazione in Medicina Generale (media delle borse finanziate negli anni dal 2018 al 2021 proiettate a 10 anni). In sintesi, già ora si prospetta un differenziale di circa 32mila posti tra stima delle uscite per quiescenza (113.000) dei medici attivi nel 2020 e posti di iscrizione al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia (145.000). Ben oltre quelli necessari a colmare la attuale carenza di circa 20/25 mila medici, tra specialisti e MMG”.
Per Anaao, allora, “un apprezzabile incremento degli ingressi al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia potrebbe essere giustificato solo al fine di avviare un rafforzamento degli organici per far fronte ad eventuali nuove gravi emergenze sanitarie” oppure “alle esigenze derivanti dalla realizzazione del Pnrr” o ancora “all’incremento delle richieste di prestazioni sanitarie legate alla pressione epidemiologica indotta dall'invecchiamento progressivo della popolazione”. “In ogni caso, un aumento, come annunciato, del 20-30% delle iscrizioni a Medicina (da 2900 a 4800 nuove iscrizioni ogni anno), senza un intervento costoso sui corsi di formazione post-lauream, rischia di creare, tra 6 o 7 anni, un nuovo ‘imbuto formativo’ e successivamente, persistendo le attuali limitazioni alle assunzioni del personale sanitario, un ‘imbuto lavorativo’, con circa 19mila ogni anno laureati a fronte di una offerta di formazione post-lauream ferma a 16.600 – di cui 14.500 contratti di formazione specialistica e 2.100 borse per la formazione in Medicina generale. E questo non farà altro che incentivare ulteriormente i medici a emigrare verso paesi europei o extraeuropei”.
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