20 Aprile 2023

Sanità, Corte conti: "Spesa giù. Sul personale decreto Bollette non risolutivo"

I magistrati contabili in audizione sul Def: "Continua la flessione rispetto al Pil". Faro sulle carenze in emergenza-urgenza: "I laureati preferiscono specializzazioni più spendibili nel privato"

Di U.S.V.
Sanità, Corte conti: "Spesa giù. Sul personale decreto Bollette non risolutivo"

La spesa sanitaria decresce in rapporto al Pil, le misure dell’ultimo decreto Bollette non sono sufficienti a contrastare l’emorragia di personale e sugli obiettivi di recupero delle liste d’attesa e di applicazione dei Lea siamo ancora molto indietro, per quanto la situazione sia in leggero miglioramento a macchia di leopardo. Il quadro a tinte fosche circa il settore salute tratteggiato dalla Corte dei conti in Parlamento, durante l’audizione sul Def, parte da un numero chiave: nel 2023 la spesa sanitaria arriverà a 136 miliardi, calando di un decimo di punto rispetto al Pil. In pratica, i magistrati contabili certificano che “continua la graduale flessione dell’incidenza in termini di prodotto rispetto ai livelli raggiunti durante la pandemia”. Su questo i numeri del Documento di economia e finanza sono chiari e il livello di esborso scenderà fino al 6,2% del Prodotto interno lordo nel 2025. Come se il Covid non fosse mai esistito.

Sul fronte della carenza di personale, si è tentato di far leva sul virus per ovviare e una parte del personale assunto a termine durante l’emergenza è stato stabilizzato. Ecco i numeri: a metà 2022 erano ancora in attività oltre 65mila unità di personale, tra cui 12.700 medici (erano 18.765 a fine 2021) e 28mila infermieri (29.151 a fine 2021). Il restante personale (25mila unità) era costituito da operatori sociosanitari ed altre professionalità (tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, assistenti sanitari, biologi, etc.). Di questi, prima delle stabilizzazioni previste dalla legge di bilancio per il 2022, risultavano assunti a tempo indeterminato 1.610 medici e 10.393 infermieri (oltre a 6.600 personale delle altre professionalità). Va considerato inoltre che sempre a metà anno erano ancora operative anche 1001 Usca, con oltre 7.300 addetti di cui 5.463 medici e 1.733 infermieri.

In ogni caso nel 2022 l’emorragia è proseguita e le carenze di organico si sono rese sempre più evidenti. “In particolare, sono venute ad aggravarsi criticità nel funzionamento dei servizi di emergenza e urgenza”, dice la Corte. Le stime complessive su questo tema arrivano da più fonti e sono note (almeno 20mila medici e 60-70mila infermieri mancano all’appello). Secondo i magistrati contabili, in particolare sull’emergenza-urgenza, siamo di fronte a una “una carenza cui però non sembra si riesca a sopperire neanche aumentando i posti a concorso per la specializzazione specifica: alla carenza strutturale va associata, infatti la riduzione di interesse dei neolaureati per questa disciplina”. Infatti “dal confronto tra i posti messi a bando e quelli assegnati nel concorso di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di Area sanitaria, per l’a.a. 2021/2022, è risultato che il 50% di quelli relativi alla Medicina di emergenza-urgenza (pronto soccorso) non sono stati assegnati; degli 866 contratti di formazione posti a concorso, ne sono stati attribuiti soltanto 441”.

Il motivo è che “i laureati ambiscono a specializzazioni più spendibili sul mercato privato (cardiologia, dermatologia, oculistica, chirurgia plastica, ecc…, per le quali, invece, tutti i posti sono stati assegnati), allontanandosi da quelle considerate più gravose e rischiose”, dicono le sezioni riunite della Corte. E aggiungono: “Una conferma delle difficoltà del sistema pubblico si trae dall’osservazione dei dati regionali: nel 2022 i servizi di soccorso non seguiti da ricovero eseguiti presso strutture private hanno comportato una spesa di oltre 174 milioni contro i 50 milioni in media nel triennio 2019-21”. Per i magistrati contabili, comunque, le misure del decreto Bollette non sono assolutamente risolutive.

In tema di tariffe aggiuntive per incentivare il personale del Ssn, la Corte spiega che il decreto incentiva le prestazioni in più con un emolumento orario che può essere aumentato fino a 100 euro lordi per i medici e 50 euro per gli infermieri, al netto degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione. “A tal fine vengono destinate alle regioni 50 milioni per il personale medico e 20 milioni per il personale infermieristico per l’anno 2023. L’indennità di pronto soccorso che la legge di bilancio per il 2023 ha introdotto dal 2024 – spiega il testo dell’audizione – viene prevista dal giugno 2023 destinando a tal fine 30 milioni per la dirigenza medica e 70 milioni per il personale del comparto”.

Inoltre, si ricorda, fino a 31dicembre 2025, in via sperimentale, i medici in formazione specialistica possono assumere, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri per un massimo di otto ore settimanali con un compenso orario di 40 euro lordi, che integra la remunerazione prevista per la formazione specialistica. Ma la Corte ribadisce l’alert anche in relazione ai nascenti presidi della medicina di territorio legati al Pnrr: “Con l’entrata in operatività di alcune delle strutture dell’assistenza territoriale sono, poi, previsti i primi oneri relativi al personale da impiegare. Nelle stime essi sono calcolati a partire dal 2022 e il 2023 rispettivamente in 823 e 1.002 milioni. Nel primo esercizio a regime (il 2027) la stima cresce a 2 miliardi per i quali dovranno essere trovate risorse a copertura per oltre 1.300 milioni”. Cifre non da poco.

Sulla spesa, poi, i magistrati contabili calcolano che l’aumento sia soprattutto legato agli andamenti dei redditi (rinnovi contrattuali) e ai consumi intermedi. Quest’ultimi fanno segnare nel 2022 un esborso in aumento del 3,7% sul 2021. Invece sulla riduzione delle liste d’attesa dai “dati relativi ai primi tre trimestri del 2022” si evidenzia “un’ampia variabilità nei livelli di performance raggiunti dalle varie regioni e spesso anche nella stessa regione tra le diverse linee di intervento”. Mentre sull’applicazione dei Lea, il testo dell’audizione chiarisce che “i primi dati relativi al monitoraggio del 2021, se fanno emergere un miglioramento delle performance regionali rispetto al 2020 quando più forte era stato l’impatto dell’emergenza sanitaria, indicano anche che le regioni che raggiungono un punteggio di sufficienza in tutte e tre le macroaree di assistenza sono ancora solo 13 (rispetto alle 11 del 2020) e criticità in più di una macro area in 3 Regioni”. La Corte dei conti infine stigmatizza “differenze territoriali sempre meno accettabili” sui “saldi negativi di mobilità sanitaria per ben 12 regioni, in prevalenza nel Mezzogiorno”.

 

La relazione della Corte dei conti

 

 

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