"Più ostetriche, più a lungo, per tutte"
In occasione della Giornata internazionale, la presidente Fnopo Vaccari parla a Nursind Sanità: "E' una professione accattivante, ma pesano stipendi bassi, organico ridotto e difficoltà nel fare carriera"

L’ostetricia non è solo sala parto. Riguarda la donna dallo sviluppo fino alla maturità. Ma, soprattutto, è una professione "che coinvolge e commuove in un modo incredibile". A dirlo è Silvia Vaccari, presidente Fnopo (Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica), che in occasione della Giornata internazionale dell’ostetrica che si celebra oggi, 5 maggio, ripercorre con Nursind Sanità lo stato di salute della professione. A partire dall'organico ridotto. "Le ostetriche registrate all’albo sono attualmente 20.880, un numero estremamente esiguo - spiega la presidente -. Oltre 200 uomini sono laureati in ostetricia e sono dei grandi professionisti. Quasi l’80 per cento lavora nel sistema sanitario nazionale. Il restante 20 per cento è rappresentato da persone in pensione o che lavorano all’estero o che svolgono altre professioni".
A fronte di questi numeri della professione, spiega Vaccari, "la popolazione femminile è in netto aumento, mentre noi siamo poche, quindi non abbiamo l'opportunità di essere al servizio delle donne in maniera totale. Abbiamo un turn over elevato, dopo due anni di lockdown molte hanno riflettuto sul rapporto tra qualità di vita e vita lavorativa. Gli stipendi sono ridicoli, inoltre purtroppo nei contenziosi medico-legali noi rispondiamo per due persone, mamma e bambino. Ho parlato con il ministro della Salute Orazio Schillaci di questo - prosegue la presidente -, non abbiamo problematiche di ingresso ai corsi universitari, da noi si presentano in molti, i corsi di laurea riescono a garantire dei tirocini professionalizzanti estremamente importanti però poi, nel momento in cui una persona entra nel mondo del lavoro, un incidente di percorso porta le persone a cambiare orizzonte".
Tra i temi al centro dell'agenda professionale, anche le sue trasformazioni future in un'ottica di evoluzione. "Di recente abbiamo avuto un incontro molto importante anche con la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. Proprio la natalità e il suo accompagnamento sono tra gli argomenti sui quali metteremo più energie, rimarcando il ruolo forte delle ostetriche nella formazione e nell’accompagnamento di tutte le coppie che hanno scelto di intraprendere un percorso di gravidanza, per non farle sentire sole". "Tutto questo va abbinato alla parte del Pnrr e del d.m. 77 relativa alle ostetriche di comunità e di famiglia, ciò che va potenziato maggiormente nel sistema salute infatti è la cura del territorio".
Nella Giornata internazionale dedicata alla professione, le ostetriche invitano a riflettere su quanto si debba ancora fare per garantire un servizio realmente accessibile in tutto il Paese. "Abbiamo fatto una mappatura del sistema sanitario legato al percorso nascita e salute delle donne in tutta Italia - spiega - ed è emerso come tutto il territorio nazionale, non solo il Sud, sia completamente privo della figura dell'ostetrica, che non riguarda solo il parto o la gravidanza, ma la salute della donna dai dieci anni fino all’età più matura. Molte zone d’Italia non hanno più riaperto alcune realtà chiuse col Covid, ad esempio nella regione Lombardia dove hanno chiuso alcuni consultori. Quindi uno degli impegni maggiori è sostenere tutta la salute delle donne, non solo negli ospedalieri ma con la prevenzione, la procreazione assistita, l'insegnamento nelle scuole e la formazione sanitaria su come mantenersi in salute sia un veicolo per far capire quanto uno stile di vita sano faccia vivere meglio e renda le donne più pronte ad affrontare la gravidanza".
Non solo età riproduttiva. Le ostetriche sono di supporto in altre situazioni del tutto differenti. "Un ulteriore impegno non trascurabile è quello per gli anziani, affinché anche coloro che sono ospiti in strutture protette siano visitati da ostetriche o ginecologi. Infine, un nodo importante è quello dell'utilizzo della nostra professione all’interno dei carceri. In molte regioni non ci sono ostetriche, ma solo alcuni ginecologi e infermieri, mentre invece il nostro ruolo è utile, ad esempio, per un discorso legato alle malattie sessualmente trasmissibili e alla contraccezione".
"Un'altra problematica legata alla professione è la carriera, proprio perché siamo poche facciamo fatica a fare carriera”, spiega ancora Vaccari, riferendosi alla mancanza di ruoli dirigenziali specifici per questa professione. "Tuttavia - è la riflessione finale della presidente - è ancora una professione accattivante. La nascita è un evento positivo e la soddisfazione che hai quando guardi gli occhi di una donna che ti dice grazie è indescrivibile. Noi crediamo molto nella nostra professione".
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