Decreto Pa-bis: Camera al lavoro su lotta al cancro e incentivi al personale
In discussione le modifiche parlamentari al testo. Le opposizioni puntano a dare valore ai professionisti che operano nelle aree disagiate. La Lega tenta il blitz sul limite d'età per i direttori generali

Rafforzare il Piano oncologico nazionale, aumentare i fondi decentrati del ministero della Salute, puntellare Aifa e allargare le maglie della dirigenza sanitaria. Ma soprattutto incentivare e premiare il personale sanitario che sceglie di operare in sedi disagiate. È il menu degli emendamenti in tema salute messi a punto dai deputati in sede di conversione del decreto Pa-bis (detto anche Assunzioni-bis) che veleggia nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro di Montecitorio. In origine, il provvedimento varato dal Cdm a metà giugno prevedeva già, tra le altre cose, la parità tra i dirigenti sanitari dell’Agenzia del farmaco e quelli del dicastero di Lungotevere Ripa, varie norme per il Piano oncologico e l’attuazione del Registro dei tumori, ma pure misure relative alla Croce rossa italiana.
Ora l’esame dovrebbe riprendere il 20 luglio, mentre il provvedimento è atteso in aula giorno 26. Alcuni emendamenti in discussione proposti dalle opposizioni mirano appunto a premiare i professionisti sanitari che scelgono di lavorare in aree disagiate del Paese. Il Pd immagina un anno di anzianità aggiuntivo per ogni anno di servizio svolto, su un totale di almeno cinque, in territori montani, isole minori o aree interne. Il M5s, invece, pensa a un’indennità specifica, riconosciuta nella contrattazione, che costerebbe 15 milioni di euro sul triennio 2023-2025 e 25 milioni a regime dal 2026.
Forza Italia chiede che il personale medico e veterinario assunto presso le aziende ospedaliero-universitarie possa accedere alla qualifica di dirigente, come gli altri medici, e possa così entrare nella stessa area contrattuale del Ssn. Mentre sia Pd che Alleanza verdi-sinistra prevedono più fondi per la funzionalità dell’Aifa, con un particolare riconoscimento ai dirigenti dell’Agenzia con professionalità sanitaria. Italia Viva invece contempla in una modifica un deciso innalzamento delle risorse decentrate del ministero della Salute: dai circa 3 milioni di euro già inseriti nel decreto a 12 milioni l’anno a decorrere dal 2024.
I dem rimangono molto attenti ai temi della salute mentale e con un emendamento chiedono un’ulteriore indennità, correlata alle particolari condizioni di lavoro, per medici e sanitari che forniscono servizio psichiatrico di diagnosi, cura, riabilitazione o prevenzione presso gli istituti penitenziari per adulti, nelle strutture minorili e nelle Rems.
Vari emendamenti, come accennato, cercano poi di migliorare il funzionamento delle cure e delle reti contro i tumori. Una norma bipartisan tenta di alzare da 10 a 30 milioni di euro per ciascuno degli anni tra il 2023 e il 2027 il fondo del ministero della Salute per l’implementazione del Piano nazionale che riguarda le strategie e le azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l'assistenza al malato oncologico. Mentre un’altra modifica contempla l’esenzione di imposta, con un costo di 2 milioni di euro, per gli acquisti di beni “ceduti a titolo di erogazione liberale in natura ai reparti oncologici degli Enti ospedalieri, effettuati dagli Enti del terzo settore attivi in ambito sanitario”.
Il M5s, con due emendamenti, punta quindi alla rapida istituzione della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e anche alla nascita del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione, entrambi previsti già da una legge del 2019. Infine, da segnalare una modifica parlamentare che consente l’accesso ai concorsi per la dirigenza in deroga al requisito della specializzazione medica “nei servizi delle aziende sanitarie che esercitino funzioni di organizzazione, programmazione, acquisto e controllo di prestazioni sanitarie o socio-sanitarie” e il tentativo della Lega di alzare a 68 anni il limite di età entro cui si può accedere agli elenchi, nazionale e regionali, dai quali si attinge per le nomine di direttore generale delle aziende sanitarie.
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