06 Settembre 2023

Covid: si teme la variante Pirola, ma Eris potrebbe aggredire i polmoni

In Italia i numeri del virus (ancora) non preoccupano, però l'Oms monitora le nuove mutazioni. Cresce l'allerta in Usa e Francia. Parigi: "Non andate al lavoro se contagiati"

Di U.S.V.
Covid: si teme la variante Pirola, ma Eris potrebbe aggredire i polmoni

Nulla, almeno al momento, che possa far pensare a un serio peggioramento del quadro attuale. Eppure dopo il gran caldo estivo in molti, anche solo camminando per strada, hanno notato un incremento delle persone che indossano nuovamente le mascherine nei luoghi pubblici e affollati. Il Covid, tuttavia, ad oggi non fa paura e in ottobre partirà una campagna di vaccinazione con preparati aggiornati (circolare ministeriale), abbinata a quella anti influenzale, che non prevedrà obblighi e dovrebbe svolgersi senza ansie e drammi. I prodotti da inoculare a mRna e proteici, aggiornati alla variante XBB 1.5 (Kraken), sono naturalmente consigliati per anziani, fragili e operatori sanitari. Ma non si va oltre la raccomandazione di una dose di richiamo a valenza 12 mesi. L’ultimo bollettino settimanale, peraltro, fa sì segnare un aumento deciso dei casi e dei decessi in Italia, ma i numeri rimangono sotto controllo e, almeno ad oggi, l’impatto sulle strutture sanitarie non suscita (ancora) allarme.

Nel frattempo, a livello internazionale, l’Organizzazione mondiale della sanità sta monitorando con attenzione la nuova variante Pirola (BA.2.86) che continua a espandersi in vari Paesi, mentre un’altra mutazione, la FL.15.1, sta spuntando e guadagnando terreno. La prima impensierisce per via dell’alto numero di variazioni di cui è portatrice, in particolare sulla proteina Spike (quella che aggancia le cellule umane). Il timore è che possa sfuggire agli anticorpi indotti dai nuovi vaccini. Tuttavia, i test condotti nel laboratorio cinese di Yunlong Cao, struttura rimasta in trincea durante la pandemia proprio nella valutazione delle nuove varianti, lasciano pensare che Pirola possa in effetti “sfuggire in modo significativo agli anticorpi indotti dall'infezione/vaccinazione con XBB", la famiglia di varianti più diffusa fra quelle attualmente circolanti, ma la sua infettività “può essere molto inferiore a quella di XBB.1.5” ed EG.5, cioè Eris. Insomma, secondo gli esperti, “BA.2.86 potrebbe non prevalere molto rapidamente a causa della sua minore infettività”. A proposito di Eris, invece, uno studio dell’università di Tokyo sembra testimoniare che questa mutazione avrebbe una maggiore capacità di infettare i polmoni, aggravando il contagio almeno per una fetta di pazienti. Al momento comunque si tratta di ipotesi che necessitano di conferme.

Intanto in Usa ha fatto scalpore il ritorno sulla scena di Anthony Fauci, figura chiave nella lotta al Covid-19. Pur in pensione dal dicembre scorso, lo scienziato ha lanciato un appello agli americani sull’uso delle mascherine quando il virus inizia a diffondersi con velocità e ha manifestato “preoccupazione” circa la scarsa consapevolezza delle persone alla vigilia dell’autunno-inverno. “Non parlo di nuovi obblighi – ha detto l’immunologo – ma dell'opportunità a fronte di un aumento dei casi di nuovi contagi di tornare ad indossare le mascherine, in quanto i più vulnerabili restano a rischio di forme della malattia più gravi”. In riferimento alle autorità governative Fauci ha quindi aggiunto: “Spero che se si arriverà a un certo volume di nuove infezioni, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie diramino nuove indicazioni, sia pure non obbligatorie, sull’utilizzo di mascherine”. In effetti la variante Pirola sta generando qualche allarme in contesti come New York: contagi e i ricoveri nella Grande Mela sono aumentati di più del 200%. E in altri Stati degli Usa è scattata l’allerta sanitaria. Il caso della first lady Jill Biden, risultata positiva, ha poi contribuito ad alzare il livello d’attenzione (il presidente consorte è invece negativo).

Toni di preoccupazione, molto lontani dal clima italiano, sembrano tornare anche in Francia. Il ministro della Salute, Aurélien Rousseau, è andato addirittura in televisione a spiegare che è meglio “non andare al lavoro” quando si è contagiati. Una cosa che, per la verità, accade normalmente anche quando si prende l’influenza. Rousseau si è richiamato alla “responsabilità di tutti” e ha evocato le nuove varianti apparse quest’estate. Anche se poi ha smussato: “L’Oms non dirama alcuna allerta”. In ogni caso, in Francia la nuova campagna di vaccinazione anti-Covid prenderà il via il 17 ottobre e potrebbe essere anticipata qualora l’epidemia dovesse accelerare. Dalle nostre parti, invece, l’approccio è grossomodo quello liquidatorio espresso dal presidente Aifa Giorgio Palù, che ha suscitato diverse polemiche: “Finiamola di mettere paura alla gente”, visto che i casi Covid “aumentano e forse aumenteranno ancora, sono comunque forme lievi, ma non crescono i ricoveri in ospedale”. Con l’arrivo dell’autunno una recrudescenza dei casi è comunque scontata: ora si attende la nuova circolare della direzione Prevenzione del ministero della Salute che regolerà l’utilizzo dei tamponi all’arrivo in ospedale e in pronto soccorso.


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