Assistenti alla maternità: dubbi su una una figura ancora poco chiara
Il commento a Nursind Sanità della presidente Fnopo, Vaccari: "Grave che nessuno ci abbia consultato. Il Ssn ha già professionisti formati e competenti come le ostetriche". Il rischio di una sovrapposizione di ruoli è dietro l'angolo

Si chiamano assistenti alla maternità e sono la nuova figura pensata dal governo Meloni per andare incontro alle neomamme, e alle famiglie, nei primi mesi di vita dei bambini. Una misura già presente in Francia e in alcuni Paesi nordeuropei ma che, nella versione italiana, è ancora poco chiara. Voluta dalla ministra per la Famiglia e la natalità Eugenia Roccella, l’istituzione delle assistenti alla maternità, in presenza o in videochiamata, dovrebbero rispondere a tutte le esigenze che insorgono nei primi 6 mesi dalla nascita: come fare il bagnetto, come trattare coliche o capire il motivo di un pianto insistente nel neonato. Insomma, tutto quello che in un mondo ideale farebbero mamme o zie se fosse possibile averle vicine.
Sparita dalla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef) appena approvata, la misura dovrebbe essere inserita nella prossima legge di Bilancio e destinare tra i 100 e i 150 milioni di euro alla formazione e all’impiego di assistenti alla maternità per un ruolo che, però, viene già svolto dalle ostetriche altamente professionalizzate, come ricorda Silvia Vaccari, presidente della Federazione nazionale degli Ordini della professione ostetrica (Fnopo): "Parliamo di un documento che nessuno che svolga la nostra professione ha avuto la possibilità di leggere. Non è stato mai sottoposto né alle federazioni né ad altri organi politici del Governo attuale. Nessuno ci ha consultato o chiesto un parere ed è davvero grave. Quello che sappiamo dalle indiscrezioni di stampa - aggiunge a Nursind Sanità – è che hanno delineato un profilo non chiaro che, oltretutto, avrebbe la responsabilità di segnalare quelle ‘non conformità’ legate alla maternità, alla salute della mamma, del bambino. Tutte questioni che dovrebbero essere, invece, compito esclusivo di figure competenti. Il Ssn questi professionisti li ha già. A cominciare dalle ostetriche, laureate e con master, che seguono le neomamme da prima del parto fino a quando non tornano a casa e anche oltre. Come si può pensare che con un corso di pochi mesi si possa avere le competenze e le responsabilità di professionisti altamente formati?”.
Stiamo ragionando nell’ambito delle ipotesi. Quello che si sa al momento è che le e gli assistenti alla maternità non saranno professionisti sanitari, ma seguiranno un percorso di formazione di 6 mesi. La misura prevederebbe almeno 3 assistenti ogni 20mila abitanti, saranno poi le Regioni e i Comuni ad attrezzarsi valutando, di volta in volta, l’effettiva necessità sui territori. Stupisce, tuttavia, che non si faccia alcun riferimento al reddito poiché a beneficiarne sarebbero tutte le mamme, come ha sottolineato la ministra Roccella, sia quelle che si trovano in condizioni economiche precarie sia quelle più abbienti che potrebbero fare più facilmente ricorso a strumenti alternativi privati.
Investire sulle reti familiari e di prossimità resta certamente un tema centrale e il Pnrr avrebbe consentito di potenziare e innovare tutti quegli strumenti pensati per la natalità e la famiglia. Invece, a causa dei tagli, delle oltre 1.350 Case di comunità probabilmente ne vedranno la luce solo poco più di 900. I consultori rimangono a tutt’oggi le case della salute a cui tutti poi fanno riferimento. "I consultori – sottolinea Vaccari - hanno diverse professionalità: dalle ostetriche agli psicologi, ai neuropsichiatri infantili. Tanti professionisti per rispondere alle tante patologie per le diverse tappe della vita. E le donne, le mamme in particolare, vivono più a lungo ma si ammalano di più. Vorrei anche sottolineare che le ostetriche, quando si laureano, hanno una specializzazione, oltre che in ostetricia, anche in ginecologia e neonatologia. Non seguono solo i parti, ma fanno anche screening e seguono patologie connesse alla mammella, compresi i tumori. Per questo – aggiunge – bisogna cominciare con l’educazione sanitaria fin da piccole. Tagliare ancora sulla sanità significa non capire quanto fondamentale sia una sanità efficiente e universale, la migliore che ci sia al mondo”.
Rispetto all’assistente di maternità, comunque, una cosa è certa ed il rischio di una sovrapposizione di ruoli con l’ostetrica, la cui professionalità fondamentale per la salute della donna potrebbe essere messa in ombra. Non sappiamo se queste nuove figure ci saranno davvero il prossimo anno. Al momento, però, l’effetto annuncio ha provocato non pochi malumori di cui il Governo non potrà non tenere conto.
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