Sanità, luci e ombre di pubblico e privato
Il rapporto Agenas-Aiop: eccellenze nel 27% delle cliniche ma nel 32% scarsa qualità. Negli ospedali le due percentuali raggiungono il 9% e il 19%. Pesano le differenze territoriali. I dettagli

Dal "Rapporto sulla qualità degli outcome clinici negli ospedali italiani" elaborato da Agenas e Aiop e presentato oggi a Roma, in cui sono stati esaminati i livelli qualitativi e quantitativi offerti dalle strutture pubbliche e private accreditate, emerge un quadro della sanità italiana per certi versi noto e che desta anche qualche preoccupazione. Tra le strutture di diritto privato, il 27% in alcune aree specifiche studiate (sistema respiratorio, cardiocircolatorio e nervoso) ha una qualità alta o molto alta contro solo il 9% delle strutture pubbliche. Mentre il 32% dei privati risulta con tutte le aree di qualità bassa o medio bassa, contro il 19% del pubblico. Dati che disegnano una sanità a due velocità anche se, sottolinea il Rapporto, le strutture di eccellenza spesso riguardano una, o al massimo due specialità. La differenza, suggerisce lo studio, può essere efficacemente ricercata nel percorso diagnostico e di trattamento del singolo paziente affetto da una specifica patologia con riferimento all’effettiva aderenza agli standard clinici dell’area clinica esaminata.
Per quanto riguarda le patologie dell’apparato cardiocircolatorio si ha, anche qui, una diversa distribuzione dell’eccellenza e di aderenza agli standard sul territorio nazionale. Al Nord e sulle isole sono le strutture private a primeggiare nella cura e trattamento, al Centro la situazione è ribaltata: gli ospedali pubblici hanno un livello alto e molto alto, mentre quelli privati hanno standard bassi o molto bassi. Una divaricazione importante che troviamo, ad esempio, anche nell’area del sistema nervoso, dove le strutture private hanno risultati di eccellenza soprattutto al Sud e sulle Isole, mentre quelle pubbliche hanno livelli più bassi. Un’altra importante divaricazione viene registrata dal Rapporto nell'area gravidanza e parto nel confronto pubblico-privato: al Nord il 56% delle strutture di diritto privato ha livelli qualità alta o molto alta contro il 15% del Sud e isole, dove quelle con le peggiori performance raggiunge il 75%.
Una fotografia che ci restituisce una qualità della sanità italiana a macchia di leopardo, spesso anche causa della cosiddetta migrazione sanitaria e che richiama tutti gli attori in campo a una riduzione delle disparità tra le Regioni, come sottolineato anche dalla presidente nazionale di Aiop. "È prioritario - spiega Barbara Cittadini - riflettere sull'estrema variabilità della qualità all'interno delle due componenti, in ogni Regione e tra Regioni, facendo emergere quelle contraddizioni che devono essere migliorate in un percorso di efficientamento complessivo che tuteli i valori di universalità, solidarietà ed equità ai quali si ispira il nostro Servizio sanitario nazionale".
Una ristrutturazione del sistema sanitario necessaria pure per Agenas se si vuole preservare il concetto di equità. "Il nostro Servizio sanitario nazionale – ha detto il presidente Enrico Coscioni - è composto da due gambe, una pubblica e una privata, che devono camminare insieme. L’obiettivo è la salute dei cittadini. Il sistema – ha proseguito - dobbiamo smontarlo e ricostruirlo: non funziona più la medicina primaria, se non se non ci sarà una riforma rapidamente della medicina di continuità e dell'assistenza specialistica ambulatoriale, il modello di medicina del territorio previsto non avrà effetti concreti"
Il Covid è stato lo spartiacque per le strutture del Ssn, siano esse pubbliche o private. C’è un prima e un dopo e quello che ereditiamo oggi è un quadro complesso e in alcuni casi critico, primo fra tutti per la mancanza di personale medico e infermieristico. "Ad oggi – ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Guido Bertolaso – abbiamo circa il 25% di personale infermieristico in meno rispetto al pre-Covid. Da quel momento in poi c’è stata una emorragia di personale medico e infermieristico assolutamente impressionante. Il vero problema che abbiamo oggi – ha sottolineato - riguarda proprio la mancanza di risorse umane che, unito a quello del turn over, crea una situazione davvero difficilissima. Sono i numeri a dirlo. Dobbiamo aumentare gli stipendi altrimenti i nostri medici e i nostri infermieri lasceranno le strutture per andare altrove. Il resto sono chiacchiere".
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