Inquinamento, la Corte europea dei diritti dell'uomo condanna l'Italia
Consulcesi: "Sentenza storica, un nuovo passo per il riconoscimento definitivo del diritto a nascere e a vivere in un ambiente salubre anche senza danni concreti alla salute. Avanti con la nostra azione collettiva Aria pulita"

"Una sentenza storica, un nuovo e fondamentale passo per il riconoscimento definitivo del diritto a nascere e a vivere in un ambiente salubre". Commenta così il presidente Consulcesi Massimo Tortorella il ricorso presentato innanzi alla Corte di Strasburgo da alcuni cittadini italiani che si è concluso proprio in questi giorni con la condanna dell’Italia. "Con questa pronuncia - prosegue Tortorella -, la Corte europea ci sta dicendo qualcosa di innovativo e molto importante: non dobbiamo aspettare di ammalarci o addirittura di morire di tumore o di altre malattie correlate all’inquinamento, ma abbiamo il diritto di vivere in un ambiente sano ora; e se questo non accade, la responsabilità è principalmente delle Istituzioni".
La pronuncia (Corte EDU, Sez. I, 19 ottobre 2023 n. 35648/10) si riferisce al ricorso presentato dai residenti di alcune città campane interessate a partire dal 1994 da una grave emergenza rifiuti che si era protratta nel tempo, causando gravi disagi a tutta la popolazione delle zone interessate. "Dall'Europa continuano ad arrivare messaggi concreti, forti e chiari alle Istituzioni nazionali, chiamate ad assumersi la responsabilità di garantire a ogni cittadino il diritto fondamentale di vivere in un ambiente sano – prosegue il presidente - Non è stato necessario, per condannare l’Italia, dimostrare la sussistenza di danni nel caso concreto, ma sono stati portati a supporto della tesi dei ricorrenti numerosi ed autorevoli studi scientifici che hanno evidenziato tutti i potenziali pericoli che un’esposizione prolungata a fattori inquinanti può causare".
Questa sentenza segna un momento fondamentale di attribuzione delle responsabilità delle Istituzioni, anche qualora non siano riscontrabili danni concreti alla salute. Queste ultime sono, infatti, obbligate a garantire e tutelare la qualità della vita di tutti i cittadini.
"Dall’ Europa arriva un messaggio positivo anche per i nostri 600mila richiedenti all'azione collettiva Aria Pulita. Non si tratta più solo di ottenere un risarcimento per il tempo in cui si è stati esposti ad aria inquinata, ma anche di indurre le istituzioni a mettere in atto politiche mirate a rendere più sano l'ambiente in cui viviamo", conclude Tortorella.
Per aderire all’azione collettiva, basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto dal 2008-2018 in uno o più dei 3.384 comuni e città italiane candidabili all’azione collettiva Aria Pulita e gli stessi per i quali la Corte di giustizia europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 40 milioni le persone che possono richiedere, tramite l’iniziativa legale di Consulcesi, un risarcimento per aver respirato aria insalubre (per maggiroi dettagli: www.aria-pulita.it).
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