Terapie intensive: in Italia mancano quelle pediatriche
I neonatologi lanciano l'allarme: "Ogni anno vengono ricoverati in Tip oltre 8.500 bambini, ma è un dato sottostimato che rappresenta solo il 50% dei bimbi critici, l'altra metà è ancora assistita in strutture pe adulti". La proposta della Sin

I neonatologi tornano a lanciare l’allarme sulla mancanza di posti letto di Terapia intensiva pediatrica (Tip) in Italia, dopo che la lettera pubblicata su Lancet da alcuni soci della Società di anestesia e rianimazione neonatale e pediatria italiana ha riacceso i riflettori sul tema. Ma quali sono i numeri? Le Tip, informa la Sin-Società italiana di neonatologia, "sono solo 273 per una popolazione di 9.788.622 bambini di età 1-18 anni, con un rapporto di 1 letto ogni 35.856 pazienti, ben lontano dagli standard raccomandati dall’Ue di 1 letto ogni 20.000-30.000 bambini. La carenza di posti letto di Tip è massima al sud e isole, rispetto al nord e al centro, creando disparità di assistenza tra regioni e difficoltà di trasferimento dei bambini critici. C’è poi il caso emblematico della Sardegna che, pur essendo un’isola, non è dotata di alcun posto letto di
Tip".
Contemporaneamente alla carenza di posti letto di Tip, c’è il dato dell’incremento del numero di lattanti/ bambini che necessitano di cure intensive. "Si tratta di bambini medicalmente complessi, con patologie croniche ad elevate intensità di cure, che oggi rappresentano il 50% dei ricoveri nelle Terapie intensive pediatriche – spiega la Sin - . Dai dati dell’ultimo rapporto TipNet disponibile, risulta, infatti, che l’età media di ricovero in Tip è di 19,7 mesi, che molte problematiche insorgono già in epoca neonatale e che vi è un’affinità per età e patologia con le problematiche gestite in Tin dai neonatologi".
A questo si aggiunge l’unanime riconoscimento della inopportunità di ricoverare i bambini critici in reparti di rianimazione dell’adulto. Solo che, come spiegano i neonatologi, "ancora oggi sono rari gli ospedali in Italia in cui è possibile accogliere adeguatamente un bambino critico e vi è una distribuzione disomogenea dei reparti di Terapia intensiva pediatrica lungo la Penisola". I dati parlano chiaro: su 26 Terapie intensive pediatriche, infatti, 13 sono al Nord, 9 al Centro, 4 al Sud. "Non sono aumentati negli anni i posti letto dedicati alle cure intensive del bambino, in controtendenza con quanto è, invece, accaduto in altri paesi europei e del Nord America”. Di contro, "ogni anno in Italia vengono ricoverati in Terapia intensiva pediatrica oltre 8.500 bambini per cure intensive mediche, post-chirurgiche e traumi. Questo dato è sottostimato e rappresenta solo il 50% dei bambini critici realmente ricoverati, poiché l’altro 50% è ancora assistito in strutture dell’adulto e per la difficoltà di individuare il numero di posti letto di TIP, in quanto manca il codice disciplina che lo identifichi”.
Di qui la proposta che lancia la Società italiana di neonatologia: "Per arginare il problema della carenza di posti letto di Tip in Italia, è necessario aumentare il numero di posti letto nelle Unità di Terapia intensiva pediatrica (Picu), migliorandone la distribuzione geografica nel
Paese e creando una rete che coordini, con criteri centralizzati, il trattamento e il trasferimento dei pazienti pediatrici in condizioni critiche, su modello “Hub & Spoke”, come proposto dallo studio pubblicato su The Lancet.
Ma secondo la Sin bisogna anche potenziare ciò che i neonatologi, ormai da alcuni anni, hanno di fatto messo in atto, attraverso la realizzazione di Tin allargate alla gestione del lattante/bambino critico, individuate per caratteristiche logistiche ed organizzative e per macroaree territoriali e/o di bacino di popolazione di competenza, particolarmente in zone dove vi è carenza di TIP. Ciò è reso possibile anche grazie alla distribuzione delle Tin e delle Tip sul territorio Nazionale, con 124 Tin e 26 Tip".
Questo modello di cure miste, in cui a reparti esclusivi di Tip e di Tin, si affiancano reparti misti di Tin allargate, è già presente in Paesi come la Germania, la Francia e la Spagna, che hanno una territorialità e una popolazione simile a quella del nostro Paese.
Con quali vantaggi? Innanzitutto, "i lattanti sarebbero gestiti in continuità da neonatologi che ben conoscono la patologia da cui sono affetti. Si potrebbe mantenere quel tasso di occupazione dell’85% dei posti letto di Tip cui fanno riferimento gli autori della lettera pubblicata su The Lancet. Quest’ultimo aspetto potrebbe risultare particolarmente utile in quei casi in cui si rendesse indispensabile ampliare improvvisamente il numero di posti letto di terapia intensiva pediatrica, come ad esempio in caso di nuove ondate pandemiche, come quella recente da Covid-19, o in corso di epidemie da virus respiratori, come il virus respiratorio sinciziale. E, infine, “si eviterebbe di rifare lo stesso errore fatto in passato e cioè ricoverare i bambini presso reparti concepiti per gli adulti o, peggio ancora, demandarne la gestione ad un personale non dedicato".
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