07 Dicembre 2023

Diabete di tipo 1, un farmaco per l'artrite reumatoide ne rallenta la progressione

A scoprirlo i ricercatori del St.Vincent's Institute of Medical Research di Melbourne. Secondo Helen Thomas, responsabile preclinico dello studio, sarebbe "fondamentale nella capacità di controllare la malattia"

Di NS
Diabete di tipo 1, un farmaco per l'artrite reumatoide ne rallenta la progressione

Un farmaco comunemente prescritto per l’artrite reumatoide può arrestare la progressione del diabete di tipo I. È quanto hanno scoperto i ricercatori del St.Vincent’s Institute of Medical Research di Melbourne. 
La prima sperimentazione mondiale sull’uomo, pubblicata sul New England Journal of Medicine e guidata dal professor Thomas Kay della SVI, ha dimostrato che appunto un farmaco, chiamato ‘baricitinib’, può preservare in modo sicuro ed efficace la produzione di insulina da parte dell’organismo e sopprimere la progressione del diabete di tipo I nelle persone che hanno iniziato il trattamento entro cento giorni dalla diagnosi.


"Quando il diabete di tipo I viene diagnosticato per la prima volta, è ancora presente un numero sostanziale di cellule produttrici di insulina - ha spiegato Kay -. Volevamo verificare se fosse possibile proteggere l’ulteriore distruzione di queste cellule da parte del sistema immunitario. Abbiamo dimostrato che ‘baricitinib’ è sicuro ed efficace nel rallentare la progressione del diabete di tipo I nelle persone a cui è stato diagnosticato di recente".


Si tratta di una ricerca innovativa in quanto offre la promessa del primo trattamento modificante per il diabete di tipo I somministrato sotto forma di compresse. "È estremamente emozionante per noi essere il primo gruppo al mondo a testare l’efficacia del ‘baricitinib’ come potenziale trattamento del diabete di tipo I - ha affermato Kay -. Finora le persone con diabete di tipo I si sono affidate all’insulina somministrata tramite iniezione o pompa di infusione. Il nostro studio ha dimostrato che, se iniziato abbastanza precocemente dopo la diagnosi e se i partecipanti rimangono in trattamento con il farmaco, la loro produzione di insulina viene mantenuta. Le persone con diabete di tipo I che hanno partecipato allo studio e a cui è stato somministrato il farmaco hanno richiesto una quantità di insulina significativamente inferiore per il trattamento".

 

La gestione di questa malattia autoimmune che dura per tutta la vita è incredibilmente onerosa per le persone a cui è stata diagnosticata e per le loro famiglie, in quanto richiede un monitoraggio meticoloso del glucosio e la somministrazione di insulina giorno e notte per rimanere in vita. Fino alla scoperta dell’insulina, avvenuta più di 100 anni fa, il diabete di tipo I era una condizione fatale. Nonostante il ruolo salvavita dell’insulina, la terapia stessa è potenzialmente pericolosa se ne viene somministrata troppa o troppo poca, e la condizione comporta ancora complicazioni a lungo termine, tra cui infarto e ictus, disturbi della vista, malattie renali e danni ai nervi. "Siamo molto ottimisti sulla possibilità che questo trattamento diventi clinicamente disponibile - ha sostenuto Helen Thomas, responsabile preclinico dello studio -. Si tratterebbe di un enorme cambiamento nelle modalità di gestione del diabete di tipo I e riteniamo che sia promettente come miglioramento fondamentale nella capacità di controllare la malattia".

 

 

 

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